62: Imperial Purple

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2/3 Febbraio 2004

Hermione's p.o.v.

Trascinandomi dietro Draco mi avvicino alla persona riversa sul pavimento di pietra, poco lontano dal punto in cui io stessa sono stata seduta poche ore fa, in attesa.

Indossa un mantello scuro, bordato di viola imperiale. È talmente accartocciato su sé stesso che fatico a capire che si tratta di un uomo.

Un uomo sulla quarantina, un uomo che non conosco.

Un uomo che respira a stento, dal battito debole e col viso pieno di escoriazioni.

"Chi sei?" Vorrei chiedergli, ma è svenuto e non mi può rispondere. L'unica cosa certa è che non fa parte dello staff della scuola, né si tratta di un parente in visita. Mentre il disagio che provo alla bocca dello stomaco si solidifica in un nucleo ghiacciato che mi blocca il diaframma, faccio l'unica cosa sensata: lo pietrifico, con un incantesimo che ho ricavato modificando il famoso Petrificus Totalus e che non può essere dissipato con un semplice Finite Incantatem. In questo modo non solo gli impedisco di darsi alla fuga o di infliggere altri danni in caso si riprendesse, ma blocco anche gli effetti di qualsiasi cosa l'abbia colpito in attesa che un Medimago se ne occupi.

Non appena l'ultima sillaba dell'incantesimo lascia le mie labbra, mi volto verso Draco, che oscilla pericolosamente sulle piante dei piedi, incapace di tenere gli occhi aperti. Lo colpisco con un nuovo incantesimo rinvigorente perché non c'è tempo di fare altro, e lo trascino di nuovo con me.

Una volta giunti in cima alle scale che portano verso l'ingresso principale del castello, è il caos.

Incantesimi che volano, frammenti di pietra che schizzano qua e là. Fumo, polvere e lampi. Grida, pianti e schianti.

Un incubo.

Il mio incubo.

Quello che mi precipita indietro di sei anni, a quel benedetto 2 maggio 1998, quando abbiamo sconfitto il male. A quel maledetto 2 maggio 1998, giorno in cui ho perso troppi amici e l'ultimo velo della mia innocenza.

Per un istante mi blocco. Sto sognando. Non può essere vero.

Non può...

Può, invece, e me lo dimostra un frammento di pietra che mi colpisce di striscio il braccio, bruciante scia di un passato che è tornato a prendermi a calci in culo.

E allora la sento che monta: una rabbia antica e potente, la rabbia di chi si ribella a un destino che non può ripetersi. Non permetterò a questi stronzi in viola imperiale di portarmi via altre persone amate, non permetterò loro di distruggere l'adolescenza dei miei studenti come è stata distrutta la mia. Non permetterò loro di ferire di nuovo questo castello, simbolo di concetti ben più importanti di tutti noi: la condivisione della conoscenza, la pacifica convivenza. Il diritto all'uguaglianza di tutti i bambini e i ragazzi.

Grido, ed è forte, è potente, animale. Grido, e il primo stronzo in cappa bordata di viola si volta verso di me. Il suo viso è in ombra sotto il cappuccio, ma il suo ghigno di superiorità, beh, quello è ben visibile e io non vedo l'ora di cancellarglielo dalla faccia.

Quando scaglio il primo incantesimo, il secondo è già pronto sulla punta della lingua e per lui non c'è scampo: abbattuto e pietrificato sul posto.

Accanto a me, anche Draco ha ingaggiato battaglia con un altro degli invasori. Non mi ero nemmeno accorta che mi ha lasciato la mano, ma è chiaro che il suo viso è teso e che la lotta contro questi uomini e donne misteriosi non è l'unica che sta combattendo: il sonno innaturale che l'ha tenuto stregato fino a poco fa, e che ora inizia ad assumere una luce sinistra, continua a perseguitarlo, anche se con intensità minore. Gli getto addosso un ulteriore incantesimo rinvigorente, prima di girarmi ad affrontare una donna che sta cercando di aggredirmi.

La scanso come mi ha insegnato Draco, menandole un calcio violento al ginocchio prima di pietrificare anche lei. È solo quando ormai è immobile, con una smorfia orribile in viso, che la riconosco. È la proprietaria del più costoso atelier di moda di Diagon Alley. Una purosangue che non ha mai fatto mistero di simpatizzare per le idee classiste di Voldemort.

Sollevo lo sguardo, e non c'è più tempo per pensare, posso solo reagire e agire, lasciando che l'istinto muova il mio corpo secondo gli schemi che mi ha insegnato Draco e la mia bacchetta lungo i movimenti che mi sono stati inculcati in sette anni di scuola.

Draco non è mai molto distante, una macchina da guerra letale, che falcia i nemici con precisione millimetrica e uno scopo ben preciso: raggiungere il gruppetto di studenti che, nell'angolo accanto alla porta della Sala Grande, cerca di difendere la sagoma immobile di Argus.

Vicino al portone, Hagrid si batte con la forza bruta, sussultando sotto i colpi di incantesimi che presto finiranno per ferire anche lui. Sulla soglia del salottino degli insegnanti, Luna fa da scudo a chissà quanti ragazzini riuniti lì dentro, di cui vedo solo qualche testa. Spalla a spalla, Septima e Bathsheda bloccano l'accesso alla scala principale. Un paio dei fantasmi del castello volano sopra di noi, cercando di distrarre i nemici.

A quella vista, l'indecisione mi attanaglia i visceri: rimanere a difendere le scale che scendono nei sotterranei, o correre giù a controllare che i nemici non stiano facendo strage di Serpeverde? In fondo, uno di loro era accasciato nel mio corridoio...

Una coppia di incappucciati prende la decisione per me, aggredendomi in contemporanea da due direzioni e di nuovo il pensiero razionale sparisce, per lasciare posto a quell'istinto di sopravvivenza e protezione che mi ha portata sana e salva – beh, più o meno – attraverso l'ultima guerra.

Non so quanto tempo sia passato, ma a un certo punto mi rendo conto che ci sono più invasori a terra, svenuti o pietrificati, rispetto a quanti siano ancora in grado di lottare. Insieme ai miei colleghi e a qualche studente tra i più grandi stringiamo il cerchio intorno a quelli che continuano a combattere, tagliando loro ogni via di fuga.

Quando ne restano in piedi solo cinque o sei, avviso Hagrid e Draco, che mi fiancheggiano, che intendo scendere nei sotterranei a controllare il dormitorio dei Serpeverde e l'aula di Pozioni.

«Vai, ci pensiamo noi qui» risponde Draco, che non manifesta più traccia della sonnolenza precedente. Ha un taglio sulla guancia e la maglietta strappata, ma sembra stare bene.

Approfitto di un momento in cui l'attenzione di tutti gli avversari è rivolta altrove e faccio un passo indietro, lasciando che il cerchio si stringa chiudendo il varco che la mia assenza ha lasciato aperto.

Un passo, un altro e sono giù dalle scale, sperando che i ragazzi Serpeverde stiano tutti bene.

Mentre corro, getto un incantesimo dell'ora. Mezzanotte e dieci. È passata meno di un'ora da quando ho percepito la prima vibrazione, ma mi sembra una vita... e, in quell'ora, ai miei studenti può essere capitato di tutto.

Col cuore colmo di panico, accelero il passo.

** Ciao a tutti! Avete trascorso bene questo periodo di ponti e vacanze?
Cosa ne pensate della piega che stanno prendendo gli avvenimenti? Fatemi sapere nei commenti :) **

After Dark - A Dramione Story #Wattys 2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora