7: Colazione speziata

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1Settembre 2003

Draco'sp.o.v.

La guardo sparire oltre la porta del suo ufficio, poi mi giro e riprendo la mia passeggiata da dove era stata interrotta, solo con un piglio più deciso: se già in precedenza non c'era modo che io prendessi sonno, dopo la scenetta che abbiamo appena recitato la situazione è ancora peggiore.

Cosa diamine mi è venuto in mente di provocarla così?

Risento il tocco delle sue mani sul torace, così caldo da bruciare quasi. Risento le sue spalle sottili sotto le dita, il profumo dei suoi capelli, la risposta immediata del mio basso ventre alla sua vicinanza. Il vuoto nel mio petto scaldarsi al riflesso del suo calore.

È sempre stata bella, Granger, anche da ragazzina, forse anche per questo la odiavo: non aveva il diritto di esserlo. Non aveva il diritto di essere così intelligente, così sveglia, così strega. Non lei, che è Nata Babbana. Quante sere ho passato, steso nel mio letto, a fumare di rabbia nei suoi confronti, oltre a quelli di Potter e Weasley? Il trio più scalcagnato sulla faccia della terra eppure... eppure tutti li amavano. I professori, Silente, gli altri ragazzi a esclusione dei Serpeverde. Alla fine si è saputo che perfino Piton li ha segretamente difesi.

E ora, ora lei è diventata una donna ed è ancora più bella.

Forse non dovrei turbarla. Forse...

O forse, un suo bacio potrebbe rappresentare il mio riscatto.

2 Settembre 2003

Hermione's p.o.v.

Nonostante la nottata non proprio tranquilla, mi sono alzata prestissimo per salutare Harry e Ginny. Li ho trovati nella Sala Grande che facevano colazione.

Non si sono accorti subito del mio arrivo, quindi mi sono soffermata qualche secondo a osservarli.

Non dovrei farmi del male così, ho passato tutta l'estate a evitarli appositamente, ma stavolta non sono riuscita a impedirmelo.

Guardo i sorrisi che si scambiano, i piccoli gesti di affetto, quelli che vanno un po' persi quando si sta in mezzo alle altre persone, l'amore nei loro occhi e non riesco a non chiedermi se anche Ron e io eravamo così, all'inizio. Se anche noi ci guardavamo con la stessa convinzione di essere dentro a una bolla in cui il mondo non poteva penetrare, una bolla dove l'unica cosa che importava era quello che provavamo l'uno per l'altra. Quando abbiamo smesso di sentirci così e perché?

Non ho una risposta, se non il freddo che sento, che è reale, concreto. Non si torna indietro, l'abbiamo capito entrambi in mezzo ai graffi che ci siamo inferti, alle piccole cattiverie e ai grandi menefreghismi. Non si torna indietro, ma non credo di avere neanche grandi possibilità di andare avanti, non qui.

Mi lampeggia davanti agli occhi l'immagine di Malfoy, ieri sera, il suo volto a pochi centimetri dal mio. Sbuffo. È evidente che gli effetti del whisky incendiario sono più duraturi del previsto, oppure la paura della solitudine è tale da farmi pensare idiozie complete. In ogni caso, non esiste proprio che io pensi a lui in relazione al mio futuro.

«Buongiorno, ragazzi» saluto, dipingendomi in faccia un sorriso. Quello che importa, ora, è solo sfruttare al massimo i pochi minuti che mi rimangono coi miei migliori amici. Per tutto il resto, ci sarà tempo quando loro saranno partiti.

Quando, finita la colazione, si alzano e mi abbracciano, pronti a uscire dal castello e smaterializzarsi, il groppo in gola è così ingombrante che fatico a salutare.

«Starai bene, Herm, ne sono sicuro» mi sussurra Harry all'orecchio mentre mi stringe. «Sei la più forte di tutti.»

Li seguo con lo sguardo mentre raggiungono l'ingresso e scompaiono nell'atrio. Poi tiro fuori un libro e mi metto a leggere, mangiucchiando distrattamente: è inutile affrettarsi, le lezioni inizieranno tra più di un'ora e solo adesso i primi studenti si stanno accomodando ai tavoli.

«Entro Natale, ricordalo, Granger.»

Ero così assorta nella lettura che non mi sono nemmeno accorta che qualcuno si fosse avvicinato al tavolo. Che qualcuno si fosse avvicinato a me, chinandosi per parlarmi all'orecchio. Sussulto, poi arrossisco furiosamente.

«Va' a quel paese, Malfoy. E poi non ho accettato la scommessa» sibilo.

Lui sghignazza, allontanandosi di un passo.

«Non è importante, sai? Comunque prima di Natale lo farai.»

Ignoro il battito irregolare del mio cuore.

«Ah sì, Malfoy? Inizio ad avere l'impressione che sia tu, quello che ha voglia che succeda.»

Si abbassa ancora verso di me, piantandomi in faccia due occhi chiari, intensi.

«Non hai idea di quali siano le mie voglie, Granger.» La sua voce è roca mentre fa scorrere lo sguardo lungo la mia mascella e la gola, giù fin dove la pelle si nasconde oltre lo scollo della camicetta. Sento la il collo e il seno avvampare e bruciare, il rossore che risale verso il viso. «Non ne hai proprio la minima idea.»

Senza aggiungere altro, mi volta le spalle e va a sedersi all'altro capo del tavolo. Mi impongo di staccare gli occhi dalla sua treccia chiara che oscilla ipnotica sulla sua schiena, dalla sua figura slanciata, avvolta in un paio di jeans lisi e una maglia scura a maniche lunghe, aderente. Niente di ciò che indossa cela il fatto che, in questi anni, è diventato un fascio di muscoli.

Arrossendo di nuovo, torno a tuffare lo sguardo nel libro.

Mi rifiuto di trovare uno come lui attraente.

After Dark - A Dramione Story #Wattys 2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora