52: Torna da me

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25 Gennaio 2004

Hermione's p.o.v.

Cado.

Cado in un vuoto infinito, punteggiato di stelle lontane e fredde.

Cado, e cado, e cado. Per ore, giorni. Mesi, lustri, decenni. Per i secoli e i millenni che compongono la vita della Terra, per i miliardi di anni che uno dietro l'altro rappresentano l'esistenza dell'Universo... del tempo stesso.

Cado, e un lupo dalle fauci infuocate mi dilania il ventre, affondando i suoi denti nella mia carne ancora e ancora, pugnali costituiti di gelo così profondo da bruciare.

Grido, ma la mia voce si perde nel buio niente che mi circonda.

Un suono può esistere se non c'è nessuno che lo ascolti?

Un suono... un sussurro. Qui, vicino al mio orecchio. Il mio nome e quella voce che fa più male del lupo, quella voce che sussurrando parole dolci e impossibili mi squarcia in due.

"Torna da me" dice. "Ti amo" dice, ma io lo so, lo so che sono irreali, un parto della mia mente deformata dal dolore.

Eppure quel sussurro mi accompagna per ore, anni, eoni, crudele come la belva che mi tormenta le carni.

E poi, finalmente, l'oblio.

«Si è mossa.»

Quel bisbiglio alieno eppure familiare accarezza le mie orecchie dopo secoli di silenzio. Impiego diversi istanti per rendermi conto che appartiene a qualcuno che conosco e quel qualcuno si chiama Neville.

Mi rigiro le tre sillabe nella mente, e mi rendo conto di avercela, una mente. E un corpo. Un corpo che all'improvviso mi assale con una quantità di dolore così grande da togliermi il fiato.

Sono in fiamme, e un debole lamento mi sorge spontaneo alle labbra.

«Hermione?» La voce di Luna, sommessa e incerta, mi sveglia del tutto e apro le palpebre. Le richiudo subito, accecata, infine socchiudo gli occhi. Due sagome incombono su di me e, quando riesco a metterle a fuoco, riconosco le fattezze dei miei amici, piegate in espressioni apprensive.

In sottofondo, qualcuno sta parlando in tono concitato.

«Madam Pomfrey, per favore, venga. Hermione si è svegliata.» Riconosco la voce di Hestia Jones.

«Co...cos'è successo?» gracchio. «Sto così male...»

Luna mi carezza i capelli.

«Non preoccuparti, ora arriva Poppy.»

La medi-maga mi tasta la fronte, osserva i miei occhi e la mia lingua, poi manda tutti fuori per sollevare la coperta e la camicia da notte che ho addosso, scoprendomi il ventre.

«Bene, le bende sono ancora pulite. L'emorragia si è fermata.»

«Poppy» cerco di fermarla, ma la mia voce è flebile e non riesco a sollevare la mano per afferrarle il braccio «cosa mi è successo?»

«Questo, cara, me lo dovrai dire tu. Io so solo che ti hanno trovata fuori dal cancello con la pancia squarciata.»

Mi hanno trovata... Nella mente mi balena l'immagine di Draco che corre nella neve, la sensazione delle sue braccia che mi sostengono. Cerco di ricordare altro, ma è tutto troppo confuso, faticoso. Scuoto la testa, ma anche quello è un movimento debole.

«Non ricordi nulla?»

«Non... ancora. Come... sto?»

«Ora meglio, ma dovrai stare qui ancora per un po' e soprattutto dovrai stare tranquilla e a riposo. Cara, ora ti somministro un paio di pozioni per attenuare il dolore, ricostituire il sangue e rimarginare la ferita, poi lascio rientrare i tuoi amici. Magari parlare con loro ti aiuterà a ricordare qualcosa.»

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