3 Febbraio 2004
Hermione's p.o.v.
Dopo aver pietrificato gli incappucciati di stanza nel dormitorio dei Serpeverde, i sotterranei sono invasi da un silenzio inquietante. Mi avvolgo di nuovo nel mio incantesimo di invisibilità e avanzo con cautela aspettandomi di trovare nemici a ogni angolo.
Esploro tutti i corridoi laterali che incontro, trovandoli vuoti, ma mi sforzo di non abbassare la guardia, di non lasciarmi andare al sollievo.
Anche nella mia aula non c'è nessuno. Controllo sotto a ogni tavolo e perfino negli armadi, e faccio lo stesso con il magazzino. Giusto per stare tranquilla, dopo essere uscita muro la porta come ho fatto ore fa – ore? Mi sembrano giorni! – con l'appartamento di Draco.
Quando entro nel mio ufficio, sento riaffiorare la rabbia, che era ormai scemata: qualcuno è stato qui, qualcuno ha messo le mani nelle mie cose, ha spostato i miei libri, aperto i miei cassetti. Non ho tempo ora di controllare cosa sia stato rubato, ma è con un sorriso feroce che irrompo nel mio appartamento, quasi sperando che l'invasore sia ancora qui.
La delusione sgonfia un po' della mia irruenza quando mi rendo conto che non c'è nessuno.
Sigillo anche la mia porta e tiro un respiro, cercando di snebbiare il velo rosso della rabbia che mi restringe il campo visivo. Mi mancano solo le stanze di Draco, un corridoio laterale e un passaggio segreto.
Non appena metto piede nell'ufficio del professore di Volo, mi rendo conto che la mia fortuna si è esaurita... o forse è tornata a trovarmi.
Stringo più forte la bacchetta e mi avvicino con cautela alla porta che separa questa stanza dal salotto, cercando al contempo di reprimere i ricordi dell'ultima volta che sono arrivata qui, avvolta dallo stesso incantesimo che mi protegge ora e dal mio desiderio per Draco.
Dei bisbigli urgenti raggiungono le mie orecchie, insieme con un delicato suono di suole sulla pietra. Non distinguo le parole e non capisco quante persone siano, ma ho dalla mia l'elemento della sorpresa.
Attraverso il salotto e arrivo nei pressi della soglia della camera da letto. Un passo, due e mi blocco, mentre un macigno mi si deposita sullo stomaco.
"Non è possibile", mi dico, ma sì, i miei occhi mi comunicano senza ombra di dubbio che ciò che sto vedendo è reale.
Pansy... e Draco. Avvolti in mantelli bordati di viola imperiale.
Draco, che si guarda intorno come se stesse cercando qualcosa, che fa un passo verso il letto dalle lenzuola sfatte dove poche ore fa abbiamo fatto l'amore.
L'amore... o un inganno?
Mente cerco di mascherare il rumore del mio cuore che si spezza, lui si abbassa sul cuscino, sfiora lo specchietto che vi ha lasciato lui stesso e si rizza in piedi, spazzando con lo sguardo la stanza con aria perplessa.
Non sto a chiedermi perché. No: grido il controincantesimo che fa svanire la mia copertura e, prima che i due possano reagire, lancio un doppio Expelliarmus.
La bacchetta di Parkinson vola verso l'angolo della camera, quella di Malfoy invece rimane dov'è: è stato più svelto ma, d'altra parte, è sempre stato più svelto e già è stato un miracolo sorprenderlo una volta, questa sera.
Mi fissa con un sorriso di scherno.
«Granger, finalmente ci rivediamo» sibila, e l'intonazione gelida e strafottente con cui pronuncia quelle parole è così diversa da quella del "mio" Draco da lasciarmi quasi impietrita. Merlino, è un attore consumato. Ha saputo fingere con tutti, in ogni occasione e io, io mi sono fatta fregare come una sciocca.
La rabbia ribolle come lava, scaldando ogni molecola del mio essere, incenerendo ogni altro sentimento sul suo cammino.
Questo maledetto è entrato nel mio cuore e nella mia scuola. Questo maledetto minaccia i miei ragazzi. Questo maledetto non merita un solo istante in più della mia comprensione, del mio amore, del...
Lui muove un passo verso di me, sempre sogghignando. Il mantello si apre, rivelando dei vestiti diversi da quelli che indossava prima. Certo, si è anche ritagliato il tempo per cambiarsi, lo stronzo.
Il mio sguardo saetta verso Parkinson, che ora ride apertamente.
«Ah, saputella, anche se tutti ti ritengono un genio, sei sempre stata l'emblema di quegli idioti dei Grifondoro: talmente stupidi da farsi sopraffare dal proprio coraggio. Sei tutta sola, veeero?» cantilena. «Ora ti daremo una lezione che non potrai dimenticare, sporca sanguemarcio. Non è vero, amore?» L'occhiata che lancia a Draco è più che adorante.
Il sorriso di lui si amplia ancora.
«Ma certo, piccola.»
Quel vezzeggiativo è l'ennesima pugnalata al mio cuore.
Non ho tempo per piangere sui frammenti dell'organo, però, perché sull'ultima sillaba Draco fa partire un Imperdonabile diretto alla mia testa. È solo la presenza di riflessi che nemmeno sapevo di avere a permettere al mio corpo di scattare e scansarsi per tempo. Mi getto a terra, rotolo e mi tiro in ginocchio, la bacchetta spianata davanti a me, pronta a difendermi.
Pansy ride, come una pazza, come Bellatrix, come qualcuno che si sta prendendo una rivincita.
Draco invece non perde nemmeno per un istante il sorriso cattivo che ha dipinto in faccia.
Arretro, cercando di ricordarmi l'esatta posizione di tutti i mobili in salotto, di elaborare un piano per difendermi. Non sono in grado di impedire a Pansy di recuperare la bacchetta, ma forse, se riesco a distrarre Draco per qualche istante, potrei pietrificarla.
Lui però avanza verso di me, tre, quattro, cinque passi in rapida successione.
E in quel momento mi è tutto molto, molto più chiaro.
** Perdonate la brevità di questo capitolo: ho bisogno di dare una certa cadenza alle scene ;)
Non preoccupatevi, però: non dovrete aspettare un'intera settimana per il prossimo...L'ho già quasi finito! **
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After Dark - A Dramione Story #Wattys 2019
FanficSorride e quel sorriso è come un coltello rovente che mi ribalta le viscere. Capisco in questo momento che sono perduto, senza ritorno, senza redenzione. Che tutto il resto della mia esistenza sarà votato a ottenere un altro sorriso come questo, da...