51: Miss So-Tutto-Io

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25 Gennaio 2004

Pansy's p.o.v.

L'unica cosa che odio davvero del mio lavoro sono le levatacce e i turni notturni. La gente dovrebbe stare male dal lunedì al venerdì, tra le nove del mattino e le sei del pomeriggio, e restare pietrificata e immobile per il resto del tempo.

Magari fosse così... Invece mi tocca alzarmi ogni due cavolo di ore per andare a controllare lo stato di salute di quell'idiota dai capelli che sembrano un cavolo di cespuglio, la quale è riuscita in qualche modo – non si sa come, dato che non ha ancora ripreso conoscenza – a farsi dare una coltellata in piena pancia con un pugnale su cui era stato gettato un incantesimo di non rimarginazione. Io e Poppy siamo diventate matte, ieri pomeriggio, per capire come fare a disattivarlo.

Mi tiro a sedere sul letto e mi stiracchio sbadigliando. È l'una di sabato notte, cavolo, e dovrei essere fuori a ballare e bere... o a letto con qualcuno. Beh, letto, pavimento, tavolo del soggiorno... non mi formalizzo.

Insomma, 'fanculo al giorno in cui ho deciso di diventare una medi-maga anziché godermi in panciolle le ricchezze di famiglia, e 'fanculo doppio a quello in cui ho dato retta a quel rompiscatole di Nott e mi sono lasciata convincere ad accettare un lavoro a Hogwarts, con tutti i posti dove potevo finire.

Brontolando infilo le ciabatte da infermiera e mi avvolgo uno scialle sopra la divisa. In questo stupido castello fa sempre un freddo cane.

A volte mi domando come ci si deve sentire, a essere un'eroina. La stanza della Granger è stata un continuo viavai di gente per tutto il pomeriggio. A un certo punto ho dovuto scacciare Paciock e Looney a pedate nel sedere, solo per ritrovarmeli di nuovo tra le scatole meno di un'ora dopo; quella vecchia gargolla della McGrannitt non ha fatto altro che fare avanti e indietro dal suo ufficio all'infermeria fin quasi a consumare il pavimento, per non parlare di quel bovino di Hagrid e di tutti gli altri professori, ciascuno dei quali è capitato "casualmente" qui ogni mezz'ora.

Non si rendono conto, gli imbecilli, che questa è un'infermeria e che la gente ricoverata ha bisogno di riposare?

E poi, cosa ci sarà di così interessante nel guardare una tizia con la pelle giallastra, svenuta e immobile, rantolare nel letto?

Esco dalla mia stanza, camminando in punta di piedi per non svegliare Poppy – altrimenti come minimo mi farà lustrare a mano tutte le ampolle in dotazione al castello – e percorro i pochi passi che mi separano dall'infermeria propriamente detta.

Mi soffermo sulla soglia, sorpresa: perfino a quest'ora c'è qualcuno, con lei.

Una testa bionda, una treccia che scende lungo la spalla e il petto...

Draco.

Per un istante rivedo con l'occhio della mente la sua espressione quando è comparso sulla soglia dell'infermeria, poco dopo mezzogiorno, ancora sudato da una delle sue stupide corse, con le mani macchiate di sangue e Granger svenuta tra le braccia. Panico e disperazione come non glieli avevo mai visti addosso, nemmeno nel periodo in cui il Signore Oscuro gli aveva ordinato di ammazzare Silente... nemmeno quando mi ha detto che Narcissa era morta.

È stato come vederlo senza la maschera di pietra che indossa ogni giorno.

Quella stessa maschera che non è ancora tornata del tutto al proprio posto, ora.

Ora che sta guardando Granger con un misto di disperazione e speranza così crudo da fare quasi male. Sta sussurrando qualcosa, non capisco cosa da questa distanza, ma la sua mano accarezza il braccio di lei con una dolcezza che non credevo qualcuno che è passato attraverso tutto ciò che ha subito lui fosse ancora in grado di esprimere, e mi sembra che qualcosa mi stringa il petto in una morsa dolorosa e gelida.

After Dark - A Dramione Story #Wattys 2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora