21 Novembre 2003
Draco's p.o.v.
L'orologio sulla mensola alla mia destra segna le sei. Il castello è silenzioso, ancora addormentato, così come Hermione Granger, accoccolata contro di me sul divano, la sua testa pesante sulla mia spalla, il braccio su cui c'è quella maledetta cicatrice tra le mie dita.
Uno dei due, in un momento imprecisato della notte, ha messo addosso a entrambi il plaid che gli elfi lasciano sempre ben piegato sul pouf. Non ricordo, così come non ricordo bene perché siamo ancora qui, io e lei.
Abbiamo parlato e parlato e probabilmente alla fine siamo crollati addormentati, senza trovare la forza di alzarci e trascinarci ciascuno nel proprio letto.
È stata proprio Granger a svegliarmi, poco fa, solleticandomi il collo col suo respiro lieve, ma non mi sento di destarla, non ancora.
In quest'angolo di mondo fuori dal tempo, voglio continuare a sentire ancora per un po' il calore del suo piccolo corpo contro il mio, il peso della testa e del braccio su di me. Voglio godermi ancora per qualche istante il modo in cui questa donna che dovrebbe essere mia nemica ha tenuto a bada gli incubi e il gelo con la sua mera presenza.
In questo angolo di mondo fuori dal tempo, voglio illudermi ancora per un po' che c'è in serbo qualcosa di così puro e perfetto come questo istante, nel mio futuro; che verrà il giorno in cui potrò svegliarmi con la mia ragazza addosso ogni mattina, una ragazza che mi sorriderà felice perché anche per lei sarà la cosa più bella del mondo aprire gli occhi e trovarmi lì accanto.
Rimango in questa bolla di irrealtà per più di mezz'ora, poi scuoto Granger con delicatezza: è bene che torni in camera sua prima che altra gente inizi a circolare per i corridoi.
Lei ha un piccolo sussulto, sento le sue palpebre sbattere contro la pelle del collo, poi si tira su, gli occhi pieni di sonno e di stupore, la bocca rosea atteggiata in un piccolo sorriso confuso, i capelli una massa ingestibile intorno alla testa. Di lei si possono dire un sacco di cose, ma non che non sia adorabile, in questo momento.
Si guarda intorno.
«Draco, ma cosa...?» chiede con voce impastata, interrompendosi per uno sbadiglio.
«Ci siamo addormentati davanti al fuoco.»
«Oh. Che ore sono?»
«Le sette meno un quarto.»
«Mmh, sarebbe il caso di alzarsi, vero?» borbotta, tirandosi addosso ancora la coperta. Mi viene da ridere.
«Non mi pare che coprirti di nuovo aiuti, in questo senso.»
«Ancora qualche minuto» la sento mugugnare: si è tirata il plaid perfino sopra la testa. «Ho dormito così bene...»
«Anche io» ammetto «ma ciò non toglie che tra poco le piccole belve si riverseranno nei corridoi e i Serpeverde devono passare per forza da qui per andare a colazione. Non abbiamo niente di cui vergognarci, ma forse è meglio evitare domande.»
Questo probabilmente la sveglia del tutto, perché salta su con improvvisa energia.
«È meglio che vada.»
Si alza dal divano e, anche se sono ancora sotto alla coperta accoccolato in un nido di tepore, provo la sensazione familiare del gelo che torna ad attanagliarmi le ossa.
Granger si stiracchia, stendendo le mani verso al soffitto fino a che il maglione le risale, scoprendo una porzione di pancia lattea e piatta. Prendo fiato per farle una battuta sul denudarsi in mia presenza, ma per qualche motivo stamattina trovo che non ci sia più molto gusto nel farlo. È stupido, ma avere visto la versione candida e delicata di lei addormentata mi condiziona.
«Grazie, Draco.»
«E per cosa?»
«Per ieri sera, per stanotte: per avermi permesso di entrare.»
Scrollo le spalle, come se quello che è successo non volesse dire nulla.
In fondo, non so nemmeno io cosa significhi.
«Ci vediamo tra poco nella Grande Sala» mi dice alla fine, dopo aver scrutato la mia faccia, che ho reso di pietra.
La seguo con gli occhi mentre raggiunge la porta e se ne va. Ora che non è più qui, l'idea che lei, la strega perfetta, la paladina del bene, abbia dormito allacciata a me è surreale.
Molto reale è invece nell'occhio della mia mente – e non solo della mia mente – la sua figura voluttuosa e femminile, il suo peso addosso, quello sprazzo di ventre cremoso e candido, la sensazione esilarante del suo corpo fremente sopra il mio l'altra sera dopo la caduta durante l'allenamento... il fantasma del suo profumo che permea il mio salotto.
Non posso più negarlo a me stesso, nascondere le mie reazioni dietro un velo di pietose scuse: per quanto vada contro ogni logica, la desidero, in un modo carnale, quasi animale; desidero cibarmi della sua innocenza e scoprire la lussuria che sono certo si nasconda sotto l'aria castigata che le piace indossare. Desidero crogiolarmi nel calore bruciante che emana da lei e non provare freddo, mai più.
"Smettila di sognare assurdità, Draco" mi dico, alzandomi a mia volta dal divano. Una bella corsa intorno al castello e una doccia mi toglieranno questi grilli dalla testa.
Quando arrivo nella Sala Grande per la colazione lei è già lì, col naso immerso in un libro. Si è cambiata, sostituendo i morbidi indumenti che indossava stanotte con la sua solita "divisa da insegnante": come me, non sopporta le vesti scure d'ordinanza, ma la sua scelta ricade comunque su abiti severi. Immagino che voglia darsi un tono davanti agli studenti, ma non credo si renda conto che le gonne scure sotto al ginocchio le accarezzano comunque le gambe tornite, che le camicette inamidate, i golfini e i blazer non nascondono affatto le curve opposte della vita e del seno, che la sua figura slanciata non ha bisogno di tacchi alti che l'allunghino ancora.
Ho visto come la guardano alcuni dei ragazzi degli ultimi anni. In fondo, non sono poi tanto più giovani di noi e molti sono già maggiorenni...
Mi riscuoto. "Geloso, Malfoy?" mi derido da solo, accomodandomi nel primo posto libero e afferrando un toast.
Sto ancora spalmando la marmellata quando il frullare di un numero imprecisato di ali riecheggia sul soffitto che imita il cielo costellato di nubi al di sopra di esso: il solito stormo di gufi converge nella sala per consegnare la posta mattutina. Non sollevo nemmeno lo sguardo; mi è impossibile, però, non notare il volatile che mi è praticamente atterrato nel piatto. Lo libero del suo carico, un elegante foglio arrotolato di pergamena tra le dita che riconosco senza nemmeno aprirlo.
Draco, che ne dici di un whisky incendiario stasera da me? Solita ora
Blaise
Da quando ha rilevato i Tre Manici di Scopa, Zabini passa regolarmente da Hogsmeade e ogni volta mi invita a bere qualcosa con lui.
Non siamo mai stati in confidenza: da un lato, io non ho mai permesso a nessuno di avvicinarsi oltre un certo limite, dall'altro lui è sempre stato in un certo senso un outsider, ben attento a non prendere parte ad alcuna fazione ma allo stesso tempo in grado di non inimicarsi nessuno. Non gli avrei mai chiesto di diventare uno dei miei gorilla, come Tiger e Goyle, né lui l'avrebbe accettato, ma ci siamo sempre rispettati a vicenda. Ci conosciamo fin da prima di iniziare la scuola e il suo primo invito, un paio di mesi fa, non è stato una sorpresa. Immagino il suo sia il semplice tentativo di sfuggire alla monotonia di questo posto isolato.
Scribacchio un "ok" sul retro della pergamena e la riattacco alla zampa del gufo, che riprende il volo. Lo seguo con gli occhi finché non scompare alla vista.
Quando riporto lo sguardo sul tavolo, colgo con la coda dell'occhio Granger che si volta bruscamente dall'altra parte. Mi stava osservando... lo fa spesso. Se con curiosità o disgusto, non sono ancora riuscito del tutto a capirlo.
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Ciao a tutti! Spero abbiate passato una buona settimana e, soprattutto, che il nuovo capitolo vi sia piaciuto :)
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After Dark - A Dramione Story #Wattys 2019
FanficSorride e quel sorriso è come un coltello rovente che mi ribalta le viscere. Capisco in questo momento che sono perduto, senza ritorno, senza redenzione. Che tutto il resto della mia esistenza sarà votato a ottenere un altro sorriso come questo, da...