30: Un'altra invitata alla festa

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19Dicembre 2003

Hermione'sp.o.v.


Mi sono svegliata piuttosto nervosa, anzi: incavolata sarebbe il termine più corretto per descrivere il mio stato mentale.

Dopo che, l'altra sera, Draco mi ha praticamente inchiodata sulla poltrona nel suo spartano appartamento e mi ha quasi baciata, le cose tra di noi sembravano essere tornate a... prima di quella sera in cui era uscito vestito di tutto punto edera tornato molto tardi insieme a Luna. Ieri sera, però, lui è sparito di nuovo giù per la strada che portava a Hogsmeade e, un'altra volta, è tornato tardi insieme a Luna.

E io non capisco a che gioco stia giocando.

Non capisco perché un momento prima accorre in mio aiuto come un cavaliere senza macchia e senza paura, e il momento successivo gioca coi miei sentimenti come il gatto col topo.

Qual è il vero Draco?

È una domanda che mi tormenta mentre mi vesto e mi pettino, mentre mi do un velo di trucco e mi incammino lungo i corridoi diretta alla Sala Grande. Mentre mi verso un caffè, anche se non dovrei visto quanto sono nervosa, e mi servo una generosa dose di uova strapazzate. Mentre cerco di non guardarlo di sottecchi che fa colazione a qualche sedia di distanza.

Non dovrei sprecare tutto questo tempo a pensare a lui. Domani i ragazzi partiranno e la scuola diventerà molto più silenziosa, un tranquillo gigante di pietra che riposa in mezzo alla neve e che io ho imparato ad amare quanto la versione ricolma di studenti, risa e caos. Avrò da fare, nei prossimi giorni, e parecchio anche: lezioni da preparare, qualche riparazione da fare all'edificio con l'uso della magia, tutoring per i ragazzi che non tornano a casa per le vacanze di Natale. Ho abbastanza cose per la testa senza aggiungere anche Enigma Malfoy alla lista, eppure non riesco a imbrigliare i pensieri in una direzione diversa.

O meglio, non ci riesco finché non sento un brusio tra gli studenti e alzo lo sguardo dalla pagina che ho riletto già tre volte senza capirla, nemmeno fosse scritta in aramaico antico anziché nell'inglese che uso quotidianamente. A quel punto, tutta la mia attenzione si concentra sul tentativo di sopravvivere all'ettolitro di caffè ustionante che mi è andato di traverso, minacciando di incenerirmi la trachea e di strozzarmi.

Quando mi riprendo – più o meno – il terzetto che ha indirettamente causato la mia quasi-morte è ormai giunto ai piedi del tavolo: Minerva, Poppy e... Pansy Parkinson.

Quest'ultima si guarda intorno con un'aria a metà tra il compiaciuto e il disgustato. Quando posa gli occhi su di me, che ancora sto tossendo e devo avere le guance rosse come il camion dei pompieri, prevale il disgusto. Quando invece il suo sguardo si sposta su Draco... beh, è tutto un altro discorso.

È come se, per lei, Babbo Natale fosse arrivato con una settimana di anticipo.

Minerva sale sulla piattaforma del tavolo dello staff, seguita dalle altre due. Raggiunta la sua postazione centrale, con Poppy e Pansy alle calcagna, batte le mani per richiamare l'attenzione degli studenti. Inutile dire che anche quelli tra gli insegnanti che stanno ancora mangiando si girano verso di lei. Alcuni di noi la guardano come se le fossero sbucate altre due otre teste dal collo.

«Buongiorno a tutti, ragazzi. Vi rubo solo pochi istanti poi potrete tornare alla vostra colazione. Vi annuncio che, col nuovo anno, il nostro staff si arricchirà di un altro membro. Da tempo la nostra Madame Pomfrey cercava un assistente cui trasmettere tutte le sue conoscenze e finalmente abbiamo trovatola persona adatta.»

Minerva fa una pausa e con un cenno invita Pansy a farsi avanti. Io però sto guardando Poppy, che sembra tutto fuorché entusiasta di avere "finalmente" centrato il proprio obbiettivo. Anche Minerva, a dirla tutta, mi sembra piuttosto... rigida. Più del solito, insomma.

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