39: Un istante perfetto

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24 Dicembre 2003

Draco's p.o.v.

Ho fatto solo un passo quando una mano sottile si stringe intorno al mio polso.

«Draco. Resta.»

Un sussurro, solo un sussurro, ma è più potente di un incanto Imperio.

Mi risiedo e riprendo in mano la tazza, il suo calore bruciante incapace di combattere il mio gelo.

«Aspetta, vado un attimo di là a prendere una cosa.»

La vedo sparire in camera sua e tornare dopo pochi istanti con un sacchettino in mano.

Si risiede, lo stringe tra le dita, è titubante e la cosa mi suscita una tenerezza che non dovrei provare.

«Io... beh, ti ho preso una cosa. Per Natale. Volevo dartela prima di andare dai miei.»

Tira fuori dal sacchetto un microscopico pacchetto avvolto in carta da regalo argentata e me lo porge.

Interdetto, lo prendo e me lo rigiro tra le dita.

Granger mi ha preso un regalo.

E io, coglione che sono, non ho nemmeno pensato di prenderne uno a lei.

«Perché?» le chiedo.

«Perché è così che si fa, con le persone che ci stanno intorno e alle quali teniamo» risponde lei con semplicità.

Mi sento tremare.

Tolgo il nastro che lo avvolge, strappo la carta e un oggetto di pietra e cuoio mi scivola nel palmo. È un braccialetto con un'acquamarina. Lo fisso, incapace di formulare un pensiero mentre il battito accelera al punto che me lo sento in gola.

«Ho pensato che, ecco, che poteva essere adatto col tuo nuovo, ehm, look» dice lei, e la sento nervosa. «Se non ti piace posso cambiarlo, eh?»

«No!» mi ribello, spaventandola. «No» aggiungo con un tono più morbido «va benissimo, è bellissimo.»

È qualcosa che lei ha scelto apposta per me e, anche se si trattasse del braccialetto più brutto della Storia, lo infilerei comunque al polso e lo indosserei con orgoglio fino alla fine dei miei giorni.

Sollevo lo sguardo a incontrare quello colmo di ansia e aspettativa di Granger e mi rendo conto che la sto vedendo sfocata.

Perché i miei occhi sono pieni di lacrime.

«Draco, ehi... cosa c'è che non va?» mi dice, una mano sul mio polso, il suo calore che mi penetra dentro.

«Niente, non c'è niente che non vada» sussurro, ed è vero. Quest'istante perfetto sarà per sempre inciso nella mia memoria.

«Allora perché sei turbato?»

«Perché l'ultima persona a farmi un regalo disinteressato, anzi, l'unica persona che mi abbia mai fatto un regalo disinteressato, è stata mia madre» dico a voce così bassa che non sono sicuro che lei abbia sentito.

«Oh, Draco...»

Le sue braccia sottili mi avvolgono, la sua mano delicata tira la mia testa verso la sua spalla e lei mi tiene così, cullandomi.

Per un lungo momento lascio che la pace mi avvolga nel bozzolo caldo del suo profumo morbido, nel tepore di un affetto che per un attimo sembra poter essere indirizzato proprio a me, prima di tornare alla realtà.

Ero venuto per conquistare quel bacio che desidero da quando l'ho rivista, quella prima sera nella Sala Grande, eppure sono qui a piangere come un bambino che vuole la mamma. Dovrà pensare che sono un idiota.

Mi tiro su, senza uscire del tutto dal cerchio delle sue braccia.

«Scusami.»

«Non scusarti» mi dice, e i suoi occhi di cioccolato mi entrano dentro. «Tu non hai idea di quanto sia prezioso, per me, che tu ti senta a tuo agio a sufficienza da mostrarti così, vulnerabile. Da farmi entrare dietro la tua armatura. Da rendermi parte della tua vita.»

Sorride e quel sorriso è come un coltello rovente che mi ribalta le viscere. Capisco in questo momento che sono perduto, senza ritorno, senza redenzione. Che tutto il resto della mia esistenza da questo momento in poi sarà votato a ottenere un altro sorriso come questo, da lei.

Un sorriso tutto per me.

Sono così sconvolto dalla tempesta che mi imperversa dentro, da non rendermi nemmeno conto che Hermione ha avvicinato il suo viso al mio, che il suo respiro caldo mi solletica la pelle.

Che la sua bocca sfiora la mia con una dolcezza che fa quasi male. Che ribalta il mio mondo sul suo asse e lo riduce a questa stanza, a questo divano, alla donna che mi sta stringendo tra le braccia.

Le sue labbra sono morbide e sode e esitanti. La cingo a mia volta con un braccio e tuffo l'altra mano in mezzo ai suoi capelli, a reggerle la nuca.

Il suo profumo inebriante mi invade le narici, il suo viso riempie il mio campo visivo fino a che lei non è tutto ciò su cui riesco a concentrarmi. Un esercito potrebbe fare irruzione in questa stanza e non me ne accorgerei. Non dovrei, ma l'unica cosa a cui riesco a pensare è la donna tra le mie braccia.

Quando la punta della sua lingua sfiora la mia bocca, un brivido di elettricità bollente corre lungo la schiena. Mi apro a lei, al suo calore, alla sua deliziosa sensualità: lei, lei, solo lei pervade i miei sensi. Lei, e il mio corpo risponde in maniera così violenta da lasciarmi quasi senza fiato.

La malinconia mi abbandona, sostituita da qualcosa di più atavico, quasi animale.

Voglio di più, voglio che senta quanto la desidero, voglio lasciarle addosso l'impronta di questo bacio in modo che, anche se tra pochi istanti sarà dall'altra parte del Paese, possa portarlo con sé. Voglio che non riesca a pensare ad altro, che non veda l'ora di tornare a Hogwarts solo per potermi avere di nuovo.

Approfondisco il bacio, quasi divorandole la bocca, mordicchiando, suggendo, mentre la stringo più forte, tirandomela in grembo in modo che il suo corpo aderisca il mio. Lei geme tra le mie labbra e io bevo quel suono come fosse acqua nel deserto. In questo momento è mia e non importa dove sarà tra poco, non importa che apparteniamo a due mondi diversi... ciò che conta è che ora è qui, tra le mie braccia, che ora sta baciando me come se fossi ossigeno.

Quando infine l'abbraccio si scioglie, restiamo qualche istante fronte contro fronte a respirarci, tremando. Il suo ansito spezzato mi scava dentro, nel profondo dei muscoli che non vogliono lasciarla andare. È stupido, sono solo poche ore, eppure...

Alla fine è lei a scendere dalle mie gambe, e di nuovo il freddo mi invade. Per tutto il tempo del bacio non ho sentito il gelo, non ho sentito il vuoto, ma ora sono di nuovo solo.

«Io... devo andare» mi dice, con la voce che le trema. «I miei genitori mi aspettano.»

E io annuisco, perché non c'è altro che una persona ragionevole possa fare. Annuisco e mi alzo e sento ancora più freddo, ancora più vuoto.

Mi soffermo sulla porta, girandomi a guardarla.

Perché è così arduo lasciarla andare?

Varcare la soglia è una delle cose più difficili che mi sia mai toccato fare.



** Non sempre l'amore nasce a prima vista, non sempre cresce veloce senza la minima difficoltà. Non sempre il desiderio prevale subito sulla ragione... a volte tutto ciò si costruisce pian piano, giorno dopo giorno, un gesto dopo l'altro, con la  lentezza di un pianeta che orbita intorno al suo sole e prima o poi verrà catturato dalla sua massa.
Insomma... È stata lunga ma ce l'abbiamo fatta :P  
Vi avverto che non è finita qui, però! **


After Dark - A Dramione Story #Wattys 2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora