29: Nuovi dubbi

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16 Dicembre 2003

Draco's p.o.v.

Non avrei dovuto accorrere di nuovo al salvataggio di Granger, l'altra sera. Ho rischiato grosso, se la McGrannitt venisse a saperlo mi sbatterebbe fuori.

E poi... e poi lei ora è uscita da quel distacco che sembrava aver sviluppato dopo quello che è successo tra di noi giovedì scorso. La colgo che mi guarda, quando pensa che io non la veda, e lo sguardo che leggo nei suoi occhi non mi piace.

No, non è vero: mi piace tantissimo, ed è proprio questo il problema.

Non posso permettere che succeda qualcosa, tra di noi. O meglio, qualcosa di più di un semplice sfogo fisico. Non posso, perché sono marcio, condannato, sono un casino.

Non posso, perché ora lei pensa di poter lasciare indietro il passato, ma è il passato che non vuole essere accantonato e che mi insidia le caviglie, come un cane incazzato.

E ciò che è successo l'altro giorno mi ha dimostrato che la tensione che esiste tra di noi non è semplicemente fisica.

Sì, il corpo di Granger è stupendo, sensuale. Sì, toccarla e sentirla muoversi su di me è stato tremendamente eccitante. Ma non è stato quello, a farmi esplodere.

È stato il legame dei miei occhi coi suoi, il suo nome sulle mie labbra a farmi superare il limite. La sua anima pura e rovente a incatenarmi i sensi.

Posso permettermi di innamorarmi?

No. Soprattutto, non di lei.

Posso permetterle di innamorarsi?

NO!

Eppure poco fa Hermione Granger ha bussato alla mia porta e io l'ho fatta entrare nel mio appartamento.

Sotto la mia pelle, beh, a quanto pare è già entrata da un pezzo.

Per questo mi ritrovo ad armeggiare con la teiera, cercando di rimandare il momento in cui mi girerò e incontrerò il suo sguardo.

«Draco.»

Il mio nome, una domanda.

Mi volto lentamente, una tazza fumante tra le dita. Gliela porgo.

«Volevo... sono venuta per ringraziarti di quello che hai fatto ieri. Non potevi sapere che non stava accadendo nulla di pericoloso, e sei accorso a difendermi anche se sapevi che avresti rischiato di venire punito da Minerva. Non so dirti quanto sia importante per me. Il significato che ha il tuo gesto.»

«Non ha nessun significato» borbotto.

«Ti sbagli: il vecchio Malfoy sarebbe rimasto a guardare, magari divertendosi anche.»

«Il vecchio Malfoy era più intelligente.»

Lei mi guarda dritto negli occhi, e sento il suo sguardo penetrarmi come una lama nel cervello. Nel cuore.

«Il vecchio Malfoy era uno stronzo egoista e lo sappiamo bene entrambi. Spero che questo Malfoy invece, prima o poi, riesca a imparare a spogliarsi dell'armatura che si è costruito intorno.»

«Tu non sai niente di me» sbotto, piccato.

«Non è del tutto vero» risponde lei, sorseggiando il suo tè con una serenità irritante. «"Poco" non è "niente". E a volte la tua lotta interiore ti si legge in faccia.»

Io sbatto la mia tazzina sul piattino, facendo tintinnare la porcellana.

«Tu sai tutto, giusto?»

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