21 Novembre 2003
Hermione's p.o.v.
Mi sono sentita strana per tutto il giorno. Confusa, pensierosa. È stato difficile perfino concentrarmi sulle lezioni.
Svegliarmi su quel divano, praticamente stesa addosso a Draco Malfoy, e trovarmi a mio agio come non ero da tantissimo tempo, provare quel senso di attesa e felicità prima che la realtà tornasse a bussare alla porta della mia mente... ha scosse le basi stesse della mia esistenza.
Cosa sto facendo? Cosa mi dice la testa?
A volte ho l'impressione che non sia esattamente la testa, a comandare.
Forse perché, nonostante quello che ho detto a Malfoy ieri sera, il mio cervello fatica ancora a venire a patti con gli sprazzi che ho visto in fondo ai suoi occhi. Con una realtà che non avevo mai nemmeno contemplato prima. Con l'idea che, a volte, le nostre scelte non sono davvero determinate da noi stessi, non del tutto almeno, ma che l'ambiente che ci circonda spesso, silenzioso, ci indirizza lungo un sentiero che, forse, in altre condizioni, non avremmo mai intrapreso.
Mi rendo conto di quanto sono stata fortunata, nonostante tutto: sono cresciuta in una famiglia che mi ha insegnato a valutare le persone in base a quello che dicono e che fanno anziché in base alla provenienza dei loro cromosomi. Eppure, prima di venire a Hogwarts e ritrovarmi parte di una minoranza a volte malvista, facevo parte della fetta di popolazione privilegiata: caucasica, più che benestante, istruita, nata in una parte del mondo che non vedeva guerre da più di mezzo secolo... una posizione equivalente a quella che Malfoy occupava nel mondo magico.
Immagino che la differenza tra la mia educazione e la sua, e quindi tra il mio modo di pensare e il suo, l'hanno fatta i miei genitori, i miei insegnanti, gli amici di famiglia che giravano per casa.
Sarei stata la stessa persona, se loro si fossero comportati in modo diverso? Se avessi inghiottito razzismo insieme al latte materno?
Forse sì, ma non ci posso mettere la mano sul fuoco.
Magari anche io, come Draco, avrei intrapreso la strada dell'intolleranza e del bullismo, per compiacere i miei... perché quello sarebbe stato l'unico modo di vedere il mondo che avrei imparato da chi mi circondava.
O magari avrei semplicemente fatto finta di niente mentre qualcun altro si comportava così sotto i miei occhi.
Significa che nulla di quello che lui ha fatto è colpa sua? Credo di no. Credo che a un certo punto, crescendo e venendo in contatto con altre persone, altre idee, avrebbe potuto quantomeno cercare di svicolare, se non proprio di osteggiare i suoi genitori. Avrebbe potuto starsene tranquillo, anziché sperticarsi attivamente a farli contenti maltrattando il prossimo. Maltrattando me. Di quello, ha lui la completa responsabilità.
Non avrebbe potuto sfuggire a Voldemort, però. Non avrebbe potuto sottrarsi al suo potere e alle sue richieste. Non a quindici anni, non coi suoi che lo spingevano in quella direzione.
Lo capisco, a un livello razionale lo capisco.
Però... posso perdonarlo?
Posso davvero considerarlo un collega come gli altri, senza la macchia del passato a oscurare ogni interazione?
Posso permettermi di... posso permettermi di desiderare il suo corpo?
Riconoscere i segnali che mi trasmettono le mie terminazioni nervose e ammettere con me stessa di volerlo è come una doccia gelata e un incendio allo stesso tempo. Lungo la schiena corre un brivido, che si condensa in ondate di pura energia elettrica in corrispondenza delle reni. Dal petto, un calore immenso si propaga su, verso il viso, e giù, verso quella parte di me che a volte mi è impossibile domare.
Stavolta ancora più del solito.
«Uhm, Hermione, stai bene? All'improvviso sei impallidita e poi sei avvampata di colpo. Non ti starai mica prendendo un'influenza?»
«Come? Ah, no, scusa, Neville, sto bene. Non preoccuparti» farfuglio, rendendomi conto solo in questo momento di essere ancora nel piccolo salottino riservato ai professori vicino alla Sala Grande, un'innovazione decisa da Minerva l'anno scorso per far sì che i docenti potessero avere uno spazio informale dove riunirsi, socializzare ed eventualmente discutere al di fuori dello spazio più istituzionale rappresentato dalla sala professori. E tenere contemporaneamente un occhio sull'ingresso e quindi sul viavai degli studenti.
Non è per gli studenti che sono qui, stasera, però.
È per aspettare Malfoy, che ho visto uscire subito dopo cena, anche se solo pensare che sto appostata come un'adolescente mi fa arrossire di nuovo.
«Sei sicura? A me sembri sempre più rossa.»
«Sì, non è niente.»
Lui mi guarda incuriosito, poi allunga i piedi in direzione del fuoco e torna a concentrarsi sul libro che stava leggendo.
Ci provo anche io, senza molto successo. Non riesco a non chiedermi dove sarà andato Draco, in questa serata buia e piovosa.
Passa ancora mezz'ora prima che io senta il portone aprirsi e richiudersi. Sollevo lo sguardo dal mio libro e sbircio oltre la porta del salottino: mi sono messa apposta in una posizione che mi permetta di vedere buona parte dell'ingresso.
Una figura alta, intabarrata in un mantello, sta seminando gocce di pioggia sul pavimento. Dopo pochi passi, mentre svolta verso la scala che porta nei sotterranei, tira indietro il cappuccio a scoprire una treccia bionda che ormai mi è familiare e qualcosa, nel mio basso ventre, si contrae.
Guardo l'orologio - le undici e quindici - ma rimango al mio posto, pietrificata dall'indecisione. Cosa fare?
Seguirlo? Bussare "casualmente" alla sua porta?
Cercare di proseguire il discorso di ieri, o cercare di introdurne uno nuovo, decisamente meno verbale?
"Ma sei scema?" mi chiedo.
"Meglio lasciar perdere" mi rispodo
"Oppure no."
"Che c'è di male?"
"C'è tutto, di male!"
"Non è vero."
"Sì, invece. Lui è Malfoy, e forse in fondo ti odia ancora."
Mentre sono lì come un'allocca a litigare con me stessa, odo il portone aprirsi di nuovo. Stavolta a entrare è una figura più bassa, più sottile, con un mantello colorato e una capigliatura ben più disordinata, di un biondo dorato. Luna.
La contrattura sale, dal basso ventre alla bocca dello stomaco.
Che ci facevano là fuori entrambi? È un caso, oppure...
... oppure sono usciti insieme?
Da quando Draco è arrivato, Luna si è mostrata molto aperta e disponibile nei suoi confronti. E se lo fosse più di quanto entrambi non abbiano dato a vedere?
Se la storia della scommessa, del bacio, fosse tutta una messinscena, uno scherzo? Un modo per avermi alla propria mercé per un giorno e umiliarmi come e più di quanto non abbia fatto in tutti gli anni di scuola?
Se Malfoy si stesse semplicemente comportando da dongiovanni, cogliendo tutte le occasioni che gli vengono offerte? In fondo, perché no? È giovane, è bello, se non fa promesse di fedeltà esplicite o implicite, perché non dovrebbe divertirsi?
Divertirsi.
Rabbia, frustrazione, gelosia... Ferma lì, Hermione: che senso ha essere gelosa?
Non sei innamorata di lui.
Se Malfoy gioca con un'altra, se bacia un'altra, non sono affari tuoi.
Non lo sono.
Mentre mi affretto giù per le scale diretta verso i miei appartamenti, me lo ripeto cercando di convincermene.
STAI LEGGENDO
After Dark - A Dramione Story #Wattys 2019
Fiksi PenggemarSorride e quel sorriso è come un coltello rovente che mi ribalta le viscere. Capisco in questo momento che sono perduto, senza ritorno, senza redenzione. Che tutto il resto della mia esistenza sarà votato a ottenere un altro sorriso come questo, da...