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Gerard cercò di divincolarsi sbuffando e tirando ma Frank era come sempre più forte di lui e lo teneva saldamente.

«Frank se non mi molli giuro che mi metto a urlare.» gli disse risentito, continuando a tirare per liberarsi.

Frank lo guardò come se avesse appena detto che gli piaceva grigliare i cani e mangiarli e di aver appena messo in atto la sua passione con l'esercito di quadrupedi che lui teneva in casa.
«IO mi metto a urlare, cristo santo Gerard, mi hai evitato per cinque anni.» urlò alterato, stringendogli di più il polso, così tanto che Gerard pensò che glielo avrebbe rotto.

«Quattro anni, quaranta settimane e sei giorni.» non poté però fare a meno di correggerlo.

Frank, che già prima aveva un'espressione omicida, in quel momento assunse direttamente quella di qualcuno che era pronto a fare un genocidio, ovviamente iniziando dalla persona a cui stava frantumando lo scafoide.

«Oh Cristo ma tu stai tenendo il conto. Ma lo vedi che sei malato? Santo cielo Gerard.» disse con gli occhi iniettati di sangue.

Razionalmente Gerard sapeva che avrebbe dovuto prostrarsi ai suoi piedi e chiedere perdono in ginocchio. Forse anche svolgere un'altra attività che richiedeva l'inginocchiarglisi di fronte avrebbe giovato nel suo rapporto con Frank, pensò. Forse avrebbe dovuto provarci. Peccato che in realtà il suo cervello non fosse della sua stessa opinione, quindi anziché stare zitto e genuflettersi rispose, pure in modo acido.

«Ti ricordo che mi hai stalkerato fin qui.»
Frank sembrò non sentirsi in colpa né per quello né perché stava artigliando il polso di Gerard, anzi, sembrò sempre più incline a farsi crescere i baffi e a invadere la Polonia.

«Voglio una spiegazione.» gli rispose, con sottinteso "e se non me la dai so già dove nasconderò il tuo cadavere mentre mi preparerò a instaurare il Quarto Reich".

Gerard non aveva minimamente intenzione di dargliela ma, un po' perché comunque stava pensando ad attività creative che potevano svolgersi in ginocchio di fronte a Frank, un po' perché Frank anche quando sembrava più incazzato di Hitler quando gli avevano detto che non era entrato alla scuola d'arte era bellissimo e gli era mancato.

«Era cinque anni fa insomma ormai è passato tanto tempo ...» riuscì appena a mormorare.
Gerard ci stava davvero provando, ma la verità era che per quanto Frank fosse cambiato, per quanto lui fosse cambiato, sapeva benissimo che quello che provava, che provavano entrambi - insomma oltre alla furia omicida che sicuramente Frank stava provando - non era assolutamente cambiato.

E Frank sapeva benissimo che lui lo sapeva. E sapeva ancora meglio cosa provava per lui.
Frank sapeva sempre tutto.

«Quindi non mi ami più, Gerard? Mi hai detto ti amo

Non c'era bisogno glielo ricordasse. Gerard aveva detto "ti amo" solo a una persona nella sua vita è quella persona era di fronte a lui e gli stava slogando un polso. Non era certo facile da dimenticarselo, che glielo aveva detto.

E come al solito a Frank Gerard non riusciva a mentire, non su certe cose. Sapeva il bisogno patologico di Frank di essere apprezzato che arrivava al limite dell'autolesionistico - la prova vivente era il fatto che gli importava ancora di Gerard dopo tutti quegli anni e quel trattamento di merda - e non sarebbe riuscito a dire una bugia guardandolo in faccia. Non quando avrebbe potuto vedere il suo cuore spezzarsi e la sua espressione, in quel momento degna del dittatore supremo di un regime totalitario, trasfigurassi in quella di un uomo col cuore in pezzi.

Per questo non aveva voluto rivedere Frank o parlarci mai più. Sapeva che Frank glielo avrebbe chiesto e che anche se lui che mentiva costantemente a tutti gli altri su tutte le cose, non avrebbe potuto fare altro che dire la verità.
Era l'unica cosa vera della sua vita, l'amore per Frank Iero. Ed era così grande e reale che voleva solo scappare via.

seconds | frerard [✓]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora