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Avevano deciso di affrontare la situazione come i due adulti maturi e responsabili che (non) erano. Ovvero, Gerard aveva invitato Ray a casa sua per mercoledì, il giorno in cui sia Bandit che i bambini di Frank sarebbero stati a casa e quindi avrebbero potuto testimoniare contro Ray se fosse stato preso da un raptus e avesse provato a ucciderli. O magari avrebbe proprio desistito dal tagliare loro la gola vedendo quelle adorabili piccole creature tanto bisognose dei loro genitori.

Proprio mentre Gerard pensava questa cosa gli arrivò una pallonata in fronte.

«LILY RINGRAZIA CHE MI SERVI VIVA!» le urlò rilanciando alla piccola ma decisamente non adorabile creatura il pallone, sperando di prenderla in testa, però la mancò.

«Allora vado a uccidermi, è meglio che aiutare te» rispose la bambina angelicamente, girandosi per tornare in cortile.

Decisamente, il rapporto di Gerard con i figli di Frank stava colando a picco più del Titanic quando era andato in collisione con l'iceberg. La sera prima lo avevano chiuso fuori e gli avevano rubato il cellulare e lui aveva dormito un'ora nella cuccia di Sweet Pea prima che Frank si accorgesse che non era in casa e venisse a salvarlo.

«Lily! Non dire queste cose e tu Gerard, smettila di provocarla ... abbiamo problemi più grandi.»

Frank era sotto stress da cinque giorni. Aveva tirato a lucido tutta la casa -c'erano stati momenti imbarazzanti di lui al telefono con la madre che le chiedeva come si spolverava o faceva la lavatrice credendo di nascondersi da Gerard - e insistito perché avessero praticamente ogni singola cosa che Ray avrebbe potuto volere, da del succo di frutta a un maiale arrosto intero. E sì, avevano davvero un maiale arrosto intero dentro il frigo. Bandit aveva proposto di prendere del bubble tea e Frank aveva quasi svaligiato un negozio perché "non si sa mai, non so che combinazione di gusti sia la preferita di Ray" e Gerard aveva l'impressione che avrebbero bevuto bubble tea per i prossimi tre mesi dato che la parte del frigo non occupata dal maiale intero era occupata dai bubble tea.

«Frankie, siamo sempre in tempo a comprare cinque biglietti per la Jamaica ...» gli propose accarezzandogli un braccio e cercando di sembrare il più convincente possibile.

Frank lo guardò a lungo, uno sguardo prolungato e intenso che voleva dire "ti prego, facciamolo" e Gerard stava giusto cercando di ricordarsi dove aveva lasciato il telefono per comprarci i biglietti quando Frank parlò: «No, non è il caso. Dobbiamo affrontare questa cosa. Qualunque cosa dirà Ray i nostri sentimenti non cambieranno. Al massimo se non approverà peggio per lui. Noi ci amiamo.»

Gerard gli fece un sorriso. Sembrava la scena di qualche telenovela, dove i due fratelli si scoprivano innamorati e dovevano confessarlo alla loro nonna. Se fosse stata una telenovela probabilmente Ray - che nella telenovela immaginaria che si svolgeva nella testa di Gerard era la loro nonna novantenne di nome Raimonda Valeria De La Vega - avrebbe detto loro che non solo non erano fratelli, ma Frank, nella telenovela immaginaria Fernando Gonzalo De La Vega in realtà era stato adottato perché abbandonato di fronte alla porta della loro dimora. E due puntate dopo la famiglia di Fernando sarebbe riapparsa e si sarebbe rivelata non solo di sangue reale e ricchissima ma anche totalmente favorevole a un'unione gay con la famiglia De La Vega, in particolare con il loro primogenito Gerardo Matias - era il nome di Gerard nella telenovela immaginaria, dove era anche magro e affascinante e aveva una voce profonda e seducente e dei bellissimi baffi -.

Ma la vita non era una telenovela e lui e Frank/Fernando non sarebbero andati via galoppando sui loro purosangue verso il tramonto, primo perché Gerard non era sicuro che un cavallo avrebbe potuto reggere il suo peso senza collassare, secondo perché nella realtà non erano nemmeno spagnoli e Ray non era una vecchietta novantenne ma un quarantenne nel pieno della sua forma fisica che avrebbe potuto strangolarli con una mano sola.

seconds | frerard [✓]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora