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Ma alla fine niente era davvero perfetto per più di cinque secondi. E i due giorni successivi furono un incubo nel modo più creativo che Gerard avrebbe mai potuto immaginare.

Gerard aveva sofferto tanto nella sua vita, generalmente per cose che lo riguardavano. Anzi, esclusivamente per cose che lo riguardavano. Aveva sofferto per quanto si sentiva solo come aveva sofferto per quanto il suo culo sembrasse enorme in un paio di jeans che gli piaceva. Aveva sofferto perché aveva fatto star male Lynz e aveva fatto star male Frank. Non aveva mai sofferto per gli altri.

Anche quando si dispiaceva per altre persone la cosa finiva lì. C'era sempre quel pizzico di egoismo che lo faceva sentire, in qualche modo, grato che la disgrazia per una volta non fosse capitata a lui o che ci fosse qualcuno che stava peggio di lui. Era sempre stato abbastanza distaccato, quando le cose brutte succedevano agli altri.
Eppure, in quel momento soffriva per Frank.

E Frank soffriva perché i suoi stupidissimi bambini avevano deciso di ignorarlo e non c'era verso di convincerli. Jamia ci aveva provato ore, Frank li aveva supplicati, Jamia li aveva addirittura minacciati di punirli e nulla aveva effetto. Era assurdo come dei bambini che non avevano vissuto nemmeno una decina d'anni fossero stati in grado di escogitare la cosa che a Frank avrebbe fatto male di più.

Gerard non aveva mai nemmeno immaginato di alzare le mani su un bambino, non aveva mai toccato Bandit nemmeno quando gli aveva distrutto completamente mesi di lavoro - insomma, era una bambina e non capiva - ma li avrebbe presi a sberle. Era palese che Frank stesse malissimo, sembrava un fantasma da come si aggirava per casa o si imbambolava davanti alla televisione.

Inizialmente Jamia aveva privato a consolarlo, sedendosi accanto a lui, ma Frank l'aveva respinta e lei era andata via.

Gerard aveva provato a fare lo stesso, Frank lo aveva respinto. E Gerard ci aveva provato una seconda volta e per una seconda volta Frank lo aveva respinto.

Alla ventinovesima, Frank aveva pianto fra le sue braccia ed erano rimasti stretti sul divano del suo soggiorno, con Sweet Pea che dormiva su una coscia di Gerard. Per un attimo gli era sembrato di sentir piangere anche Jamia, ma alla fine aveva deciso che non gli importava un beato accidente di lei e aveva consolato Frank finché lui non si era addormentato, esausto dopo aver espulso tutti i liquidi presenti nel suo corpo con le lacrime.
Gerard avrebbe voluto restare con lui, ma aveva qualcosa da fare.

Coprì Frank con una coperta e gli mise un cuscino sotto la testa, sistemandogli accanto Sweet Pea che sembrò infastidita.

«Vedi di tenerlo d'occhio, cosetta. Io vado a estirpare il problema alla radice.» disse all'animale, che gli leccò una mano.

Fantastico, oltre a un fidanzato che faceva cosplay di una fontana ora si era probabilmente pure preso l'ebola.

Affrontare i problemi era qualcosa che Gerard Way non faceva mai. Insomma, ci aveva messo quasi vent'anni ad affrontare i suoi sentimenti per Frank, figurarsi ad affrontare le cose serie e reali. Aveva sempre fatto in modo di scappare da ogni singolo ostacolo che aveva davanti, sempre con risultati così catastrofici che facevano quasi ridere, eppure mai nella vita si sarebbe mai immaginato di voler affrontare qualcosa di petto.

Era una coincidenza fin troppo ovvia, forse, che come prima cosa avesse scelto di affrontare un problema di Frank.

Era che Frank gli faceva venire voglia di agire. Si era sempre tenuto a distanza da lui principalmente per quello: dopo che aveva scoperto com'era baciarlo - baciarlo davvero, da soli, in un momento solo loro, quando significava qualcosa - sapeva avrebbe smosso mari e montagne per rifarlo, quando lo avrebbe visto di nuovo. E per molto tempo aveva pensato che non poteva permettersi di farlo.

seconds | frerard [✓]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora