Arrivata sotto casa di Evan e parcheggiai la moto affianco alla sua auto.
Fissai per un momento le mie mani. Tremavano ancora per l’agitazione.
Sospirai profondamente per cercare di tranquillizzarmi ma potevo sentire l’additivo che circolava ancora nel mio corpo.
Fissai lo sguardo al cielo, cercando fra le nuvole il varco che lasciava spazio alla luna. Restai alcuni minuti imbambolata sotto i suoi raggi tenui, dopodiché presi coraggio e andai verso il palazzo.
"Rikoski, Rikoski,Rikoski..." cercai ad alta voce il campanello da suonare.
‘Eccolo’ pensai.
Suonai una volta, in attesa che Evan mi rispondesse. Niente.
Suonai ancora una volta. Anche questa volta non ebbi risposta.
Mi girai velocemente per circoscrivere il palazzo cercando le finestre del suo appartamento.
Erano al terzo piano e vidi la finestra di camera sua aperta. Mi accucciai concentrata e trattenni il respiro.
Con uno scatto secco feci un salto e iniziai a scivolare lungo il muro, agganciandomi ad ogni sporgenza che mi si parava davanti lungo l’ascesa. La mia dinamicità era pari a quella di un felino, anche se molti miei simili erano capaci di maggiori prodezze.
Arrivata al secondo piano mi fermai un attimo, appesa al cornicione di un balcone.
Mi girava la testa.
‘Fanculo tu e le tue droghe del cazzo’ pensai ‘Ancora poco e ce l’hai fatta’.
Con un piccolo sforzo allungai il braccio mi aggrappai ad una sporgenza e tirai con forza il mio corpo, facendomi saltare fino al mio obiettivo.
La stanza era buia. Nascosta nell’oscurità mi infilai nella camera silenziosamente, cercando di captare i segnali provenienti dal cuore di Evan.
Mi concentrai un secondo dopodiché sentii il suo battito lieve provenire dalla cucina.
Uscii dalla camera imboccando la sala da pranzo e infine la cucina.
Trovai Evan addormentato sulla poltrona, con una bottiglia sul tavolino affianco.
‘Vodka...al ragazzo piace la vodka’ pensai avvicinandomi a lui.
Guardai il suo volto, non potevo fare a meno di adorare il suo viso.
Con un gesto delicato mi accucciai di fronte a lui, avvicinando la mia esile mano alla sua guancia. Non appena sfiorai la sua pelle, Evan reagì di scatto, spalancando gli occhi.
In un attimo mi ritrovai con la pistola puntata alla testa, immobile, incapace di reagire.
"Evan..." sussurrai.
"Cosa ci fai qui?" mi chiese alzandosi con il braccio teso contro la mia fronte.
Calò il silenzio. I miei occhi cercavano i suoi, ma potevo solo notare come lui cercava di evitarli.
Esitai. Esitai per un minuto.
Quando capii che non avrebbe mai spostato la canna della pistola dalla mia fronte, con velocità gli diedi un colpo al braccio, scivolai dietro la sua schiena, afferrai la pistola e lo immobilizzai con vigore.
Ora ero io a tenere sotto controllo la situazione.
Avvicinai il mio corpo al suo, iniziando ad ansimare sul suo collo. Evan non cercò di liberarsi. Non sentii neanche una debole reazione.
"Evan" iniziai "possiamo parlare?". Lo lasciai libero e buttai a terra la pistola.
Si girò di scatto e mi si parò davanti.
STAI LEGGENDO
Moonset
VampireUn altro giorno...un'altra notte. Cosa si può desiderare quando si è a cavallo del tramonto della luna. Godere del giorno o continuare a vivere nell'ombra....?