EVAN

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Passò un giorno intero prima di ritrovare del tutto le mie forze. Come la settimana precedente trovai di fronte la porta di casa la consueta borsa frigo con la dose.

Senza indugiare presi il telefono e chiamai Doc.

"Doc"asserii subito "ti ringrazio per la dose. Ora sto meglio, perciò ci vedremo nei prossimi giorni a lavoro" lasciai detto alla segreteria telefonica.

Strano. Solitamente il Dottore viveva con il cellulare attaccato all’orecchio.

Quella volta invece non mi aveva risposto.

Passarono un paio di ore prima che il sole cali del tutto, mi ritrovai intenta a guardar fuori dalla finestra gli ultimi raggi di sole svanire dietro gli alberi all’ orizzonte.

Respirai profondamente per gustare quell’attimo di pace.

"Andiamo al club" pensai "devo trovare il bastardo".

Non appena pronta, percorsi il vialetto indecisa se prendere l’auto o la moto.

Questa volta optai per la Kawasaki. Con uno scatto netto, accesi il motore, e come un lampo percorsi la strada fino al vialetto, fino ad imboccare lo stradone che portava alla zona est.

I club solitamente erano dei locali interrati nei sottofondi della città, quasi a voler nascondere al mondo intero cosa avveniva al loro interno.

Alcuni erano lerci, altri brulicavano di puttane e drogati, altri ancora erano frequentati sia da vampiri che da umani.

Il club dove andavo di solito era uno dei più rinomati della città, "Fresh View": per entrare bisognava essere soci, altrimenti figli di potenti imprenditori o politici della città. Solitamente era frequentato anche dai vampiri più anziani della città. Era il loro luogo di ritrovo ufficiale.

Io non avevo problemi ad entrare, essendo "figlia" del bastardo, tutti avevano un occhio di riguardo nei miei confronti. Con la mia trasformazione avevo adottato alcune caratteristiche del mio creatore, e anche i suoi atteggiamenti.

Come se di sangue in sangue si ereditasse il patrimonio genetico del vampiro genitore e anche, non sempre cosa gradita, il suo temperamento.

Quando ero umana infatti, i miei capelli non erano biondi né le mie labbra così carnose e sensuali. Le avevo ereditate dal bastardo. Solo i miei occhi facevano eccezione alla regola, di un rosso talmente acceso, tutto temevano il mio sguardo.

 Ma lui no, quell’umano insolente. Aveva il coraggio di fissare i miei occhi e penetrare i suoi smeraldi dentro i miei, quasi a voler sciogliere la durezza del mio sguardo.

Assorta nei miei pensieri mi resi conto di essere arrivata al Fresh.

Parcheggiai la moto di fronte all’ingresso e consegnai le chiavi al buttafuori.

Con un solo sguardo mi aprì la porta e potei infilarmi nella scalinata che portava nei meandri del club.

Quando arrivai allo spogliatoio incrociai le solite facce conosciute. Passai le prime ore a salutare i vampiri più anziani e ad intraprendere i discorsi più disparati.

La musica era assordante, la folla si muoveva a suon di musica senza cedere neanche un attimo alla stanchezza. Questo era il mondo che mi piaceva di più.

Il divertimento, la musica, lo sballo, le persone. La mia solita routine.

Ogni tanto percepivo disgustata il battito di alcuni cuori umani, zampillare nella folla e con l’olfatto potevo sentire chiaramente come il sangue di quei corpi era imbottito di droga. Solitamente gli umani frequentavano i nostri club con lo scopo ben preciso di sballarsi a gratis.

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