Lasciai Beatrice nel seminterrato della clinica e uscendo inserii l’allarme nell’impianto di sicurezza.
Lasciai un biglietto al Doc nel caso fosse andato al lavoro la mattina seguente, spiegando cosa era successo e lasciando istruzioni precise di portare Beatrice in un posto sicuro o in da uno dei suoi parenti fuori città.
A quel punto non potevo andare né a casa mia né nell’appartamento di Evan, per la paura che qualcuno mi venisse a cercare là.
Potevano avermi seguita nelle notti precedenti perciò volevo evitare di coinvolgere anche lui.
Pensai a tutte le possibilità in quella manciata di minuti: Alexandar che si ribella al Consiglio e con l’aiuto del Presidente stermina tutti i membri.
Il successivo rapimento di Elisabeth per scoprire dove potevo essere.
Se Elisabeth avesse parlato di me e di Evan sarebbe stata la fine, avremmo avuto alle calcagna sia il Tribunale vampiro sia il Governo umano.
Evan...dove diavolo era finito???
Senza rendermene conto finii per guidare a vuoto fino al confine della periferia ovest della città. Non sapevo proprio dove andare.
Gli unici posti che frequentavo in quel periodo erano i club, la clinica, e le dimore dei vampiri anziani: nessun posto sicuro insomma.
Un enorme parco separava la zona ovest dalla campagna circostante: imboccai la stradina che portava all’interno del parco e fermai esausta l’auto sotto degli alberi e mi accasciai sullo sterzo.
Potevo sentire la puzza di sangue secco che avevo sui vestiti e sulle braccia entrare dalle narici e ristagnare nella mia testa.
Per cercare Diodine fra i cadaveri mi ero sporcata del sangue di quelle vittime.. dei miei fratelli.
"No,no,no,no..." iniziai a piangere dopo aver spento il motore dell’auto "Perché, perché???" continuai ancora non realizzando quello che era successo.
Rimasi in quella posizione per molto tempo, indugiando incapace di decidere sul da farsi.
Poco dopo crollai per lo stress con le braccia e la testa appoggiate sullo sterzo.
Mi svegliai solo quando il dolore iniziò a penetrarmi fino alle ossa.
Un dolore talmente intenso che sentivo vibrare ogni organo, ogni singola cellula del mio corpo.
Aprii gli occhi di scatto e vidi le mie braccia, fino alle dita delle mani, ustionarsi al contatto della luce del sole.
Con velocità disumana scattai dal sedile del lato guidatore per fiondarmi in quello posteriore e con il copri sedile nascondermi per crearmi un pò di ombra.
Il sole era appena sorto, i raggi di luce penetravano fra le foglie degli alberi arrivando dritti dritti sulla mia auto.
Sentii la puzza di carne bruciata e quando guardai la pelle delle braccia continuare ad ustionarsi, sentii devastarsi ogni piccola cellula dell’epidermide.
Il dolore era talmente intenso da farmi perdere i sensi nuovamente.
Dopo un tempo indecifrabile il cellulare iniziò a suonare.
Mi svegliai subito al suono del telefono che arrivava dal cruscotto e allungai la mano per prenderlo, lasciando scoperta anche una porzione del braccio già ustionato alla luce del sole . Con la speranza che fosse Evan a chiamarmi, resistetti al dolore e presi velocemente il cellulare.
Urlai per la sofferenza. In quel breve contatto con i raggi solari, la mia carne si stava dissolvendo, lasciando intravedere una piccola parte delle esili ossa dell’avambraccio.
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Moonset
VampireUn altro giorno...un'altra notte. Cosa si può desiderare quando si è a cavallo del tramonto della luna. Godere del giorno o continuare a vivere nell'ombra....?