Guardai per l’ennesima volta il display del cellulare che tenevo in mano.
“Possibile che non sia raggiungibile?” continuai a chiedermi infastidita dal fatto che non riuscivo in alcun modo a rintracciare Evan. I miei nervi saltavano ogni qualvolta in cui scattava la sua segreteria telefonica.
La notte precedente, dopo essere scappata dal sotterraneo in cui mi ritrovai prigioniera, mi diressi subito verso casa di Evan, travolta dal bisogno impellente di vederlo…. ma la trovai vuota.
Nessuna traccia della sua presenza, nessun biglietto. Il mio cervello da quel momento era partito a mille con i pensieri più disparati… Evan era sparito nel nulla.
Preoccupazione.
Avevo passato le ultime due ore al telefono col Dol, prima di ritrovarmi seduta sul letto a fissare imbambolata il cellulare che squillava a vuoto. Mi sentivo impotente, incapace di realizzare dove poteva essere andato. Per scoprire qualche indizio che mi riconducesse ad Evan avevo letteralmente interrogato il Doc su ogni minimo dettaglio: quando era stato l’ultima volta in clinica, se aveva notato la BMW di Evan da qualche parte, se aveva qualche messaggio in segreteria, se Evan lo aveva chiamato…
NIENTE.
Neanche il Doc lo aveva sentito negli ultimi due giorni.
Purtroppo anche lui si trovava fuori città per motivi di sicurezza perciò non poteva muoversi liberamente per aiutarmi durante il giorno. Infatti era stato avvisato dai colleghi dell’organizzazione sugli sviluppi recenti pertanto si era eclissato a sua volta portando le figlie con sé fuori città, al sicuro, e fintanto che le acque non si fossero calmate non avrebbe potuto aiutarmi in alcun modo.
In quella lunga ed intensa conversazione col mio amico dottore ormai avevo confessato quello che c’era fra me ed Evan. Quel rapporto vietato dai pregiudizi delle razze.
Ma non mi importava.
Non mi interessavano i giudizi né le eventuali paternali da parte sua, volevo solo scoprire in tutti i modi se Evan era al sicuro.
Avevo sbagliato ad abbandonarlo lì in quel fienile, me ne stavo pentendo amaramente. Se gli fosse successo qualcosa, qualsiasi cosa, non me lo sarei perdonato per il resto della mia eternità.
Fortunatamente Doc aveva già intuito la relazione che io ed Evan cercavamo di tenere nascosta e fui molto grata nel sentire che avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutarmi a trovarlo.
Guardai nuovamente il display che non poteva rispondere alle mie nuove ossessioni.
“Elenoire?” vidi Beatrice sbucare dalla porta della mia ‘nuova’ camera.
Dico nuova perché avevamo deciso di restare, per i giorni seguenti, in una delle proprietà di Alexandar, di cui Diodine non era a conoscenza.
A differenza delle dimore sfarzose di cui gli anziani della mia specie solitamente andavano orgogliosi, la piccola casa fuori città che Alex aveva scelto come nostro rifugio era piuttosto umile ed anonima.
Immersa nel verde, era una piccola bifamiliare composta da due appartamenti di circa sessanta metri quadri ciascuno. Accostata ad altre case, nel centro della periferia nord della città, poteva passare per la classica casetta abitata da operai medi che popolavano il quartiere, vista la vicinanza con la zona industriale.
“Dimmi!” le risposi ancora concentrata sulla tastiera del cellulare, accennando un leggero sorriso sulle labbra.
Dagli ultimi eventi, io e Beatrice avevamo iniziato a conoscerci un po’ meglio tanto da farmi accettare la sua presenza costante fra i piedi.
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Moonset
VampireUn altro giorno...un'altra notte. Cosa si può desiderare quando si è a cavallo del tramonto della luna. Godere del giorno o continuare a vivere nell'ombra....?