REALITY IS BACK

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Mi guardai in giro, sopraffatta dai rumori e dagli odori frizzanti che provenivano ai miei sensi.

In quel momento non riuscivo proprio a concentrarmi sul discorso che, intrapreso ormai da più di un'ora, ci stava coinvolgendo.

Eravamo in quattro intorno a quel tavolo, seduti immobili e composti come statue di cera di un museo, quasi fossimo ritratti in un dipinto del seicento. Un solo interlocutore, tre ascoltatori.

Alexandar cercava di tirare fuori un piano alternativo a quello progettato da Maya ed Amelia, che spiacevolmente era andato in fumo e che aveva ben poco a che fare con l'idea più subdola e spietata del vampiro anziano che proprio in quel momento mi stava osservando coi suoi occhi brillanti.

"Che ne dici?" sussurrò, allungandomi la mano sopra il tavolo per incrociare le mie dita sottili e bianche come la porcellana appena lavorata.

"Cosa?" strabuzzai gli occhi per un secondo, sconvolta e meravigliata al tempo stesso, perchè scaraventata nuovamente nella progettazione del nostro piano.

"El, non hai ascoltato una parola immagino..." Amelia ridacchiò in maniera frizzante e dolce, strizzandomi uno dei due rubini incastonati nel suo viso perfetto.

Guardai l'espressione accigliata di Alexandar ed iniziai a ridere anch'io, seguendo la risata musicale di Amelia. Solo lei poteva capire in quel momento le sensazioni che provavo, le distrazioni a cui ero sottoposta in ogni istante, in ogni secondo.

"Dai mi dispiace, ma proprio non riesco a non distrarmi!" farneticai agitando le mani, cercando di trattenere quella che mi sembrava il residuo della mia nuova voce.

Certo.

Tutto era cambiato adesso. Tutto era diverso.

"El, per favore, resta con noi!" il tono ironico di Maya cercò di riportarci a quello che doveva essere un piano d'attacco, perciò cercai con tutta me stessa di restare incatenata alla realtà.

Ma proprio mi risultava difficile.

Tutti i miei sensi impazzivano ogni qualvolta ricevevano un nuovo segnale da mandare al cervello e in più quella strana sensazione portatami dall'assenza di sete..

Beh, mi stupiva ed elettrizzava al tempo stesso.

Non essere più schiavi di se stessi, del desiderio del sangue, della notte.

Nel giro di poche ore ero stata costretta a conoscere questa nuova me stessa ed ora dovevo restare incatenata su una sedia di legno scomoda mentre il mio corpo impazziva.

Si. Impazzivo.

Ricevevo continui segnali dalle mie gambe e dalle mie braccia, volevo insistentemente alzarmi, uscire dalla dimora e tuffarmi in una corsa sfrenata, per poi girarmi e tornare indietro correndo e testando la mia nuova forza.

Sentivo dentro al mio petto un cuore muto, incastonato ed immobile, e necessitavo di sentirlo nuovamente vivo in qualche senso, eppure restava lì, un pezzo di ghiaccio dentro un corpo nuovo e tiepido.

Amelia mi osservò a lungo in quel momento e capii che solo lei poteva intuire il mio momentaneo disagio, perciò abbozzò un sorriso flebile non appena smise di ridere.

"Sii indulgente Alex. È tutto nuovo per lei..." la mano gracile di Amelia andò a giocherellare con il tessuto della maglietta intarsiata di perle che indossava, mentre coi suoi occhi rosso cremisi cercava di dissuadere il vampiro anziano dal farmi la consueta ramanzina.

Il gioco di sguardi utilizzato in questi casi da Amelia sembrava per lo più il modo goffo e pensante di una bambina capricciosa, perché roteava gli occhi continuamente, distraendosi più volte.

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