Ci guardammo negli occhi, cercando un segno di incoraggiamento. Ma l'occhiata fugace che Alexandar mi lanciò e il suo bacio silenzioso sulle labbra, lasciatomi prima di dividerci, avevano un significato molto più profondo di qualsiasi parola.
'Maya ci sarà...' le parole di Rocìo continuavano a rimbombarmi nella testa, mentre le dita di Alexandar erano scivolate via dalla mia mano. Lo avevo guardato dirigersi verso la porta scorrevole, seguito dal ragazzino vampiro che gli stava alle calcagna.
Socchiusi gli occhi lentamente, respirando a fondo e ripensando a questi due attimi veloci.
La luce delle lampade sopra la mia testa era talmente abbagliante da accecarmi, senza darmi via di scampo, costringendomi a tenere gli occhi chiusi. Le cinghie che serravano il mio corpo in una morsa erano talmente spesse da non permettermi di liberarmi da quel lettino da ospedale su cui ero distesa.
Il viso di Alexandar.
La speranza datami da Rocìo.
Due pensieri, due speranze.
Dovevo avere fiducia.
Dovevo essere forte.
Ma più credevo di farcela, più mi sentivo vacillare.
E il panico mi attraversò veloce, quando il freddo metallo della siringa impugnata da Nicodemo punzecchiò la pelle del mio avambraccio.
Fu un attimo.
Veloce.
Semplice.
Sentii un bruciore nascere ed invadermi prepotentemente il braccio, per espandersi in tutto il corpo e ritornare all'origine, in quel punto minuscolo aperto dall'ago della siringa.
Il tutto durò al massimo un secondo.
Poi niente.
Niente bruciore, niente panico, niente dolore.
Il vaccino aveva già fatto effetto?
Aprii gli occhi velocemente, cercando di scappare dal sole abbagliante che era inchiodato al soffitto sterile del laboratorio in cui mi avevano intrappolata e guardai il ghigno stampato sul volto di Nicodemo, in piedi affianco al lettino su cui ero bloccata.
Nella sua mano vi era ancora ben impugnata la siringa contenente il vaccino che mi aveva appena iniettato.
"Ora inizia il bello..." mi sussurrò, avvicinandosi al mio orecchio e ridacchiando malvagio, prima di ritrarsi per osservare la mia trasformazione lenta e piena di agonia.
Non feci in tempo a dare un senso a quella frase.
Non feci in tempo a muovere le labbra ed a schioccare la lingua per rispondergli.
Una sensazione strana ed insolita mi attraversò ancor più velocemente di quell'intenso bruciore che avevo appena provato.
Dovetti chiudere nuovamente gli occhi, per non sentirli bruciare ancora, sconvolti dalla luce delle lampade che avevo proprio sopra la testa.
Un leggero formicolio iniziò a crescere nello stesso punto in cui il fuoco era avvampato sul mio avambraccio.
Cercai di muovere il braccio, ma in tutta risposta il formicolio aumentò all'improvviso, arrivando fino alla spalla e bloccando ogni mio movimento.
E nello stesso momento, dalle mie palpebre non filtrò più la luce, ma solo ombra.
Mi sentii invadere da un esercito di zanzare, che punzecchiavano la mia pelle e ronzavano nelle mie orecchie, oscurando in un turbine tutto ciò che mi sembrava esterno.
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Moonset
VampirUn altro giorno...un'altra notte. Cosa si può desiderare quando si è a cavallo del tramonto della luna. Godere del giorno o continuare a vivere nell'ombra....?