“Ehi El!” sentii in lontananza la voce di mio padre chiamarmi dall’alto della collina.
“Dobbiamo rientrare!” canzonò per esortarmi a tornare verso la macchina, con le braccia tese per richiamare la nostra attenzione.
“Dai El, facciamo una gara!” percepii la voce squillante di mio fratello provenire dalle mie spalle.
Con innocenza mi voltai, guardai i suoi occhi blu ricolmi di entusiasmo e iniziai a correre con le mie gambe da bambina.
Sentivo il vestito di cotone svolazzare intorno a me con i nastri che si infilavano e schiaffeggiavano dolcemente la pelle delle mie piccole gambe, mentre con tutte le forze cercavo di stare dietro al ragazzino che mi sorrideva tendendomi la mano.
“Non vale Aroon!” urlai con il fiato che mi rimaneva, guardando i fili d’erba che si staccavano sotto i miei sandali di cuoio e il passo veloce di mio fratello che mi lasciava indietro.
Il sole era rosso all’orizzonte e il cielo aveva ormai preso le tonalità del viola e del rosa.
Continuai a guardare Aroon che con la forza della sua irruenza si allontanava sempre più da me.
Mi sentii sconfitta e abbandonata, mentre rallentai il passo in mezzo al campo di violette e quando mi accasciai fra l’erba sentii i miei occhi riempirsi di lacrime.
Iniziai a piangere. Aroon vinceva sempre.
Guardai il sole scendere all’orizzonte, mentre la vista si offuscava sempre di più a causa delle lacrime.
“Elenoire non piangere! Vieni, andiamo a casa!” al suono di quelle parole, le mie labbra si tesero mostrando un tiepido sorriso.
Guardai il ragazzino di fronte a me. Mio fratello Alan era sempre lì, pronto ad aiutarmi e a confortarmi.
Nonostante fossero gemelli, i miei fratelli non si assomigliavano per niente caratterialmente.
Il cuore di Alan era grande, sempre disposto ad aprirsi verso il prossimo.
Aroon invece era arrogante e presuntuoso.
Quando guardai gli occhi di Alan, presi il palmo della sua mano con le mie piccole ed esili dita e mi buttai nel suo caldo abbraccio.
Cercai a pieni polmoni di odorare la sua fragranza e quando non la riconobbi alzai di scatto gli occhi.
Lo scenario intorno a me cambiò velocemente, come nel cambio scena di un’opera teatrale.
Il prato di fiori, l’aria frizzante, mio padre in lontananza, Aroon che correva lungo la collina … scomparvero lasciando spazio ad una radura grigia e desolata, mentre un greve odore di legno bruciato impregnava l’aria.
Sentii l’agitazione correre lungo il mio piccolo corpicino da bambina.
Capii improvvisamente che quello che sembrava un ricordo invece era un sogno.
Un sogno vivido, quasi palpabile ai miei sensi.
Mi guardai in giro, vidi pire roventi di legno che continuavano ad ardere lasciando nell’aria le ceneri vermiglie, che fluttuavano in piccoli vortici.
Continuai a girare su me stessa per cercare i miei fratelli, mio padre.
Disseminata intorno a me non vi era nient’altro che una distesa grigia.
Sospirai sempre più vittima della mia ansia. Non ero sola.
Un bambino, intorno ai dieci anni, giaceva adesso di fronte a me.
Bellissimo, adorabile, coi capelli color del grano che ne incorniciavano il volto, continuava a stare immobile di fronte a me.
Guardai il suo viso, le guance tonde e le labbra piene.
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Moonset
VampireUn altro giorno...un'altra notte. Cosa si può desiderare quando si è a cavallo del tramonto della luna. Godere del giorno o continuare a vivere nell'ombra....?