SILENCIO

2.7K 24 0
                                    

Ci misi un attimo a superare lo spogliatoio, entrare all’interno del club e spingere la folla per crearmi un varco.

Freneticamente il mio sguardo correva sui volti delle persone, cambiando direzione ogni qualvolta in cui non trovavo il volto che cercavo.

Un senso di irrequietezza scorreva sempre più lungo la mia schiena, non riuscivo a smettere di spostarmi freneticamente fra la gente.

Più cercavo di trovare quell’uomo, più mi sentivo soffocare fra le persone che tentavo di sorpassare.

Prendendo fiato mi diressi verso il bar.

Avevo bisogno di bere qualcosa per rilassarmi.

Non appena Emanuel incrociò il mio sguardo gli feci un cenno col capo, e dopo pochi istanti mi trovai a sorseggiare il mio solito drink, dal gusto sintetico.

Appoggiata al bancone, mi misi ad osservare la gente intorno a me.

Non intravidi alcun vampiro anziano, né i gorilla che avevo visto fuori dal locale.

‘Dove diavolo sono finiti?’ mi chiesi mentre stringevo con sempre più forza il bicchiere che avevo in mano.

Scolai gli ultimi sorsi, appoggiai con un colpo secco il calice sul bancone e sentii l’adrenalina pulsare nel mio corpo.

L’additivo stava già facendo effetto.

Non appena mi girai per rientrare nella folla, sentii una mano stringermi il polso, bloccando il mio avanzare.

"Che diavolo??!!" urlai girando la testa di scatto.

"Cosa ti è saltato in testa El??" sentii Evan accusarmi con un tono gelido che non avevo mai sentito prima "Non dovresti essere qui, non è il luogo adatto a.." non finì neanche la frase.

"Ti porto a casa, sei strafatta, ti si legge chiaramente in faccia" continuò trascinandomi verso lo spogliatoio.

Non servirono a molto i miei tentativi di far tornare Evan sui suoi passi: il mio corpo ormai era invaso da un senso di disconnessione totale.

Gli additivi che circolavano quella notte erano particolarmente potenti, forse per far si che i vampiri più molesti abbiano le loro teste un pò annebbiate.

La presenza di tutti quei personaggi politici c’entrava sicuramente qualcosa.

"Evan lasciami" gli urlai, cercando di sovrastare la musica assordante che c’era nel club.

"El dobbiamo uscire in fretta, muoviti!!!!" mi rispose continuando a trascinarmi.

Subito dopo andai a sbattere contro la sua schiena, Evan improvvisamente aveva arrestato il suo passo.

Alzai lo sguardo e con sorpresa vidi che davanti ad Evan si era fermato un uomo alto, vestito elegante, con i capelli del color del grano, il viso cosparso dai segni della vecchiaia. I suoi occhi gravi fissavano Evan direttamente in viso.

I suoi occhi. Due smeraldi.

"Figliolo dove stai andando?" l’uomo chiese ad Evan con un tono non molto cordiale.

Evan rimase in silenzio per un breve istante.

Potevo sentire il suo cuore pulsare ad un ritmo leggermente più serrato.

"Sto lasciando il locale, fammi passare.." rispose in maniera secca.

"Ora che sei qui devi partecipare a questo incontro, non puoi andartene" incalzò l’uomo.

Subito dopo ci ritrovammo attorniati da uno stuolo di bodyguards.

Solo allora realizzai chi avevo di fronte. E solo allora capii veramente chi era Evan.

MoonsetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora