• Capitolo XLIV •

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Salve a tutti! Avviate il video qui sopra e... buon capitolo!

Qualche ora prima dell'esplosione...

"Mi dispiace..." sibilò tra sé e sé, mentre un'abbondante lacrima scendeva giù dall'angolo del suo occhio destro, "Mi dispiace tanto..."
Accarezzò delicatamente i sottili capelli color cenere e allontanò, infine, la mano.
Ripensò a tutti i volti spaesati che aveva visto passare davanti gli occhi, al campo EZ1. A tutti quei bambini smarriti, senza le loro madri, a tutti gli anziani avviliti e sciupati, oramai rassegnati a quella lenta morte. Fu come se quelli sguardi che aveva conservato nei cassetti della memoria si fossero messi a fissarla, privi di ogni minimo accenno espressivo. Stavano aspettando da lei una risposta, Skyler riusciva persino a sentire il loro fiato sul collo.
"Mi dispiace..." ribadì, in preda al più totale sconforto, "Mi dispiace... spero che un giorno possiate perdonarmi. Ma io non posso farlo... non ci riesco." emise infine, in un groppo di dolore e commozione.

Si asciugò il viso, cercando di riconquistare un barlume di lucidità, e si alzò da terra, ancora mezza nuda. La soffice moquette attutì i suoi passi e le permise di sgattaiolare via dalla stanza senza rischiare di svegliare Blake. Nel giro di pochi minuti riuscì a vestirsi, avendo cura di riporre cautamente il microchip dentro la tasca posteriore dei jeans. Poi, tirò fuori dalla borsa la calibro 38 che Xenia le aveva consegnato, infilandola dentro i pantaloni, appena dietro la schiena. Così, nascose per bene l'arma, indossando una larga felpa nera che aveva racimolato dall'armadio del balancer. Ma quella non fu l'unica cosa che decise di prendere in prestito da Blake: dentro la cassettiera, infatti, B-273 riponeva sempre il suo tesserino col codice identificativo, che gli permetteva di accedere a parecchie strutture statali. Skyler lo conservò dentro la felpa, con le mani che non smettevano più di tremare, in preda all'impellente urgenza di fare in fretta.
Si accertò, ancora una volta, che Blake stesse dormendo, dopodiché abbandonò velocemente l'abitazione con la precisa idea di dove dirigersi.

Era stata in quel luogo solo una volta, in presenza di B-273, ma era comunque riuscita a memorizzarne le entrate principali. Alla scuola di istruzione per orfani si poteva accedere, infatti, da tre ingressi differenti: due frontali, fin troppo trafficati, e una laterale, alla quale si arrivava dal cortile retrostante la struttura.
Skyler osservò da lontano l'edificio, massiccio e imponente più di quanto una semplice scuola necessitasse realmente, e deglutì, pensando che quella sarebbe stata in assoluto la più grande prova di coraggio della sua intera vita. La possibilità di fallire era altissima, lo sapeva, ma in circolo c'era abbastanza insana adrenalina per poter considerare anche le opzioni di riuscita.
Sospirò profondamente e tirò su il cappuccio nero, dentro al quale nascose bene il viso. Con le mani serrate dentro le tasche, si avviò velocemente verso la scuola, portandosi ai piedi dell'inferriata che separava il cortile dalla strada. La scavalcò senza troppa fatica, dopo anni di danza i suoi movimenti erano sufficientemente agili e leggeri da non lasciarsi certamente intimorire da un cancello.
Due telecamere sorvegliavano il giardino, ma non riuscirono a catturare il volto nascosto della ragazza, che scivolò subito via verso l'ingresso secondario, dove un piccolo apparecchio elettronico permetteva l'apertura delle porte. Skyler, allora, circospetta, vi inserì il tesserino di B-273: il dispositivo emise una luce verde, accompagnata da un acuto bip prolungato che si arrestò quando il portellone si schiuse.

Entrò dentro l'edificio, attraversando un lungo ed ampio corridoio tappezzato di stemmi e arazzi neri, raffiguranti il simbolo del partito di Mr. Peace. Una donna sulla cinquantina, in tailleur scuro e tacchetti, si affacciò sul corridoio, camminando in senso opposto. Skyler sprofondò ancora più insistentemente dentro la felpa e continuò a camminare, passandole accanto. La donna proseguì il cammino ma, dopo qualche metro, corrugò la fronte e si voltò verso Skyler.
"Mi scusi?"
Quelle parole rimbalzarono contro l'alto soffitto in cemento che si stagliava sopra le loro teste, ma la giovane ignorò la voce, aumentando il passo.
Subito, svoltò a destra verso la prima porta che ebbe modo di vedere: quella stanza dava l'idea di essere una piccola biblioteca piena zeppa di testi didattici, risultato di tutte le nozioni che lo Stato decideva di filtrare.
La donna, insospettita, fece allora marcia indietro, immettendosi dentro la sala.
"Avvistato un sospetto al padiglione ovest..." comunicò ad un piccolo microfono, agganciato sulla giacca.
La canna di una pistola, tuttavia, si posò sulla sua tempia.
"NON FIATARE." ammonì Skyler, mantenendo l'arma ben tesa.
La donna strinse i denti, alzando leggermente le mani.
"Adesso rettifica." proseguì lei.
Riattivò la ricetrasmittente, deglutendo, "...Falso allarme. Era solo l'addetto alle pulizie."

Dopo circa quindici minuti, la donna riprese conoscenza spogliata dei propri abiti e avvolta con del nastro isolante che, oltre agli arti, le bloccava anche la bocca e qualsiasi tentativo di dare l'allarme.
Skyler era già giunta in una nuova ala dell'edificio. La gonna cedeva un po' sulla vita, ma fece di tutto per non farlo notare. Nessuno si accorse della sua presenza: indossare la stessa divisa di qualsiasi altro docente, le permetteva di agire e muoversi alla luce del sole.
Iniziò a controllare il nome delle aule, affacciandosi rapidamente sulle vetrate delle porte di ogni classe. Doveva trovarlo alla svelta, il tempo scorreva e non c'era alcuna possibilità di commettere errori.

"Peter McConey... dove posso trovarlo?" disse, con un po' di irruenza, ad un anziano distinto e parecchio ingobbito, che stava attraversando il corridoio.
L'uomo la squadrò, confuso, "I cadetti si trovano sempre in aula 2, a quest'ora..."
Aguzzò la vista, mentre Skyler si rendeva finalmente conto di aver appena fermato il direttore dell'istituto.
"Lei è...?!" le domandò, iniziando a fissarla con sospetto.
Repentina, la ragazza tirò fuori dalla giacca la calibro 38, premendo il metallo contro i reni dell'anziano.
"Le presentazioni rimandiamole ad un momento migliore..."
Si mise attaccata a lui, "Venga con me e andrà tutto bene."

Entrarono in classe, di fronte allo stupore dei ragazzini e al volto contrito dell'insegnante.
"NON PROVI A REAGIRE O IL VOSTRO DIRETTORE MORIRÀ!" urlò, decisa come non mai, al docente, in piedi davanti alla lavagna elettronica.
La pistola puntava senza esitazioni alla testa dell'anziano, mentre con l'altro braccio, la ragazza lo teneva stretto a sé. I suoi occhi, spalancati e vibranti, cercarono subito fra i visi ancora sbarbati di quei ragazzi: ci vollero pochi secondi per riconoscere Peter, uno dei più piccoli e magrolini lì dentro.
Un sorriso, appena accennato ma che tradiva la ritrovata speranza, fiorì sulle loro reciproche facce. Skyler gli fece allora segno di avvicinarsi e gli consegnò tra le mani il microchip esplosivo.
"Sistemalo sotto il banco." gli disse, a bassa voce.
Si rivolse, poi, nuovamente all'insegnante.
"Prenda l'auricolare del direttore e avvisi il quartiere di incominciare a sgomberare l'intero isolato. Noi saremo gli ultimi a uscire. Perché quella è una bomba..."
I ragazzi si guardarono tra loro, sbigottiti.
"E se proverete anche solo ad avvertire le autorità di ciò che sta succedendo, allora state certi che salteremo in aria tutti quanti. Nessuno escluso. SONO STATA CHIARA?!"
Porse, quindi, l'auricolare dell'anziano all'uomo, irrigidito.
"Ah..." disse, infine, un attimo prima di cedergli il dispositivo, "C'è una vostra collega in biblioteca: portate via anche lei quando darò il segnale di abbandonare l'edificio."

***

Ore 10.07

Il boato di una potente esplosione risuonò in un'eco, attraversando l'intera città.

Dalla grande finestra panoramica del 41esimo piano della Red Tower, le fiamme sembrarono salire in aria formando una cupola di fumo e detriti, ma il rumore arrivò fievole, quasi impercettibile, e seguito da una leggera vibrazione che scosse i vetri.

"Cosa è stato?!" chiese Blake, improvvisamente allarmato, rivolgendo l'attenzione non più su Mr. Peace bensì verso l'ampio scorcio della metropoli.
L'anziano lasciò la mano del ragazzo, al quale aveva appena consegnato ufficialmente il titolo di primo ufficiale governativo, ed osservò il punto in cui era appena avvenuta l'esplosione.
Si allontanò da Blake, dandogli le spalle e attestandosi ad un passo dalla vetrata.
Accennò, allora, un sorriso quasi compiaciuto.
"Bella mossa, signorina Anderson." commentò tra sé e sé, senza farsi sentire, giungendo le mani dietro la schiena.

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