• Capitolo LXIV •

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Salve lettori! Questo è un capitolo multimediale, per cui vi consiglio di avviare il video qui sopra giunti al QUARTO spaccato. Buona lettura!

Erano appena passate le cinque del mattino quando Zorah fece delicatamente ingresso nella camera di Skyler. Richiuse silenziosamente la porta alle sue spalle ma, ruotando il busto, si rese conto che la giovane era già sveglia e sedeva accovacciata sulla poltrona accanto la finestra, osservando col viso pallidissimo il chiarore dell'alba.
"Dio mio, hai un aspetto orribile." le disse, dirigendosi verso lei, "Sembra che tu non abbia chiuso occhio..."
"Non mi sento molto bene, Zorah." sibilò, con le labbra screpolate, "Ho bisogno di farmaci..."
La donna le posò una mano sulla fronte, "Scotti. Hai la febbre..." guardò l'orologio, "Faccio venire il medico."
"No!" esclamò, facendo presa sui braccioli e tirando in avanti la schiena, "Ho solo bisogno di un antidolorifico..."
Zorah corrugò la fronte, "Dove ti fa male?"
"Le... le gambe. Ho come dei crampi."
"Ti ha picchiata ancora, vero?"
La donna si impose davanti a lei, aspettando che Skyler sputasse il rospo.
"...Cosa? No, ti sbagli di grosso. Lui non c'entra nulla."
"E allora spiegami perché ieri sera sei sparita per tutto quel tempo. O devo ricordarti come mi sia dovuta fare in quattro per dare una sistemata a quei disastrosi capelli?"
"Ti ho già detto che volevo solo fare una passeggiata in giardino ma poi sono caduta a terra a causa dei tacchi."
Si alzò e lasciò che Zorah la facesse accomodare davanti al consueto specchio, iniziando a pettinarle i capelli.
"Se per qualche maledetto motivo... che sia per paura o estrema bontà, tu stia cercando di coprirlo... beh, sappi che non verrà di certo a ringraziarti. Blake non conosce affatto la riconoscenza."
La fissò dal riflesso, "È un egoista. E probabilmente teme che tu gli stia rubando la scena." tornò a spazzolarla e accennò un sorriso, "Dicono che la gente non veda l'ora di vederti."
Un forte senso di nausea invase la gola di Skyler, "Voglio solo che tutto finisca il prima possibile. Credo che sia arrivato il momento di ricominciare... molte cose mi sono chiare, adesso."
Zorah tirò in sù il naso, non molto convinta.
"Che intendi dire?"
"Solo che adesso so dov'è il mio posto..." ripensò al Sottosuolo, ai membri della Resistenza, a Peter "Ed è tempo di tornare a casa."

Per un istante i suoi iridi brillarono di un guizzo di tristezza, mista a una profonda delusione.
Era come se sentisse di aver vissuto dentro un'enorme menzogna. Aveva lasciato che Blake la travolgesse, che la guidasse in ogni sua scelta, fino a diventare addirittura il volto della Causa. Lei, che aveva fatto di tutto per sottrarsi a quel sistema. Lei, che aveva rinunciato a vivere pur di rimanergli a fianco. E se fosse stato tutto un abbaglio? In fondo lei aveva sempre messo al primo posto il balancer, anche a costo di tradire i suoi ideali, la sua stessa libertà. Ma lui? Lui a cosa aveva davvero rinunciato? Mr. Peace avrebbe sempre avuto la priorità su ogni cosa, persino su di lei. Era innegabile, per Blake non esisteva nulla al mondo che potesse essere considerato più importante. Avrebbe sempre scelto Mr. Peace, sempre e comunque. Oramai Skyler ne era certa. E se anche così non fosse stato, sarebbe comunque riuscita a guardarlo negli occhi? Si era fidata per mesi di un uomo che, in fondo, forse conosceva meno di quanto immaginasse. Lui non era umano, questo doveva sempre tenerlo ben a mente. Aveva mentito riguardo ai suoi sentimenti per così tanto tempo? Stava solo simulando atteggiamenti che non gli appartenevano? La scienza avrebbe risposto affermativamente, questo lei lo sapeva. Non c'era alcuna prova razionale che potesse provare la sincerità di Blake. Eppure lei era andata contro pure all'evidenza dei fatti per amore del balancer. Aveva deciso di ascoltare il suo cuore, sempre e solo quello. Ma quanto ancora sarebbe potuta durare? Forse, alla fine, l'avrebbe uccisa, proprio come aveva fatto con Beth. Forse aveva solo firmato la sua condanna a morte.

"Ecco qui..."
Zorah posò sul tavolino la spazzola e qualche forcina.
Persa tra i pensieri e le preoccupazioni, Skyler non aveva minimamente percepito che il tempo fosse volato e che la donna aveva già terminato l'acconciatura.
"Adesso sistemiamo questa faccia."
Si mise, così, subito all'opera, con una professionalità talmente rigorosa da stonare incredibilmente col suo aspetto così leggero e frivolo.
Dopo circa mezz'ora valutò il lavoro finalmente concluso allo specchio e sorrise velatamente, orgogliosa delle sue stesse capacità.
"Ti adoreranno." sentenziò sinteticamente.
Ripose tutto nel grande borsone in pelle che aveva trascinato fino alla stanza, titubando leggermente sui soliti vertiginosi tacchi a spillo e si recò verso la porta.
"Adesso ti lascio un pò tranquilla, tornerò fra circa un'ora con l'abito. Mi raccomando, fai colazione e non sgualcire i capelli, se ci riesci. Ti farò recapitare al più presto i farmaci che hai richiesto."
Aprì la porta e notò il viso teso e sciupato di Skyler, "Hey..." le disse, teneramente "Andrà bene."

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