• Capitolo XXV •

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"Ed ecco a lei la sua hot west, signore."
Skyler poggiò sul bancone una fiammante bevanda dal colore vivido.
Si allontanò dal tavolo, fiancheggiando Connor.
"Non capisco come certa gente riesca ad ordinare questa roba fin dal mattino." gli sussurrò.
Il vecchio continuò a strofinare i bicchieri, sorridendo "Ne vedrai di robe ben più strane qui... datti solo tempo, ragazza."
"Cosa racconterà ai suoi figli quando farà rientro a casa, completamente sbronzo?" commentò sotto voce, guardando con la coda dell'occhio l'uomo.
Connor le lanciò un veloce sguardo, ritornando serio "Dubito che abbia qualcuno ad aspettarlo."
Skyler guardò il vecchio.
"Ragazza... immagino che questo sia un discorso che vi faranno a conclusione del programma d'inserimento. Con me è andata in questo modo, ma ero fin troppo giovane per rendermi davvero conto di cosa significasse..." disse lui, posando il panno.
"A cosa ti riferisci?!..." scrutò il suo volto, "Connor. C'è qualcosa che dovrei sapere?!"
Il vecchio sospirò e si rivolse all'uomo, "Ehy, tu. Appena finisci, lascia 6 osm sul bancone."
La prese, poi, da un braccio "Andiamo nel retrobottega..."
I due camminarono, a passi lenti, verso uno stanzino malconcio e stracolmo di latta ed altra roba inutile.
"Quindi?" chiese lei, incrociando le braccia.
Il vecchio richiuse la porta, "Cosa sai riguardo le nascite?"
La ragazza corrugò la fronte, "Non saprei... la storiella della cicogna o del più accreditato cavolo?!" rispose, sarcastica.
"Maledizione, Anderson!" sboccò l'uomo, "Dico sul serio. Cosa ti hanno detto delle nascite, qui."
"Un bel niente, Connor... come sempre, del resto."
Il vecchio, a quel punto, si mise seduto su uno sgabello abbastanza traballante, "Penso che ti sia ormai abbastanza chiaro che qui... insomma... tra uomo e donna non siano... non siano ammessi..."
"Rapporti sessuali, Connor. Andiamo..." completò, senza alcun imbarazzo, lei.
"Esatto... esatto. E non ti sei mai chiesta come possa andare avanti un intero pianeta, in questo modo?"
Skyler abbozzò un'espressione quasi poco interessata, "Onestamente ho avuto pensieri più incombenti in questi ultimi mesi..."
Poggiò il gomito su una coscia, "...Ma ti interesserà saperlo prima o poi!"
"È chiaro, Connor. Avrei sperato in una famiglia... un giorno. Ma immagino che non sarà possibile." concluse, portando la schiena contro delle mensole a muro.
"No, ragazza... purtroppo no." rispose, abbassando la testa, "Se ognuno di noi è controllato dalla testa ai piedi... le nascite lo sono ancora di più. Ti sei mai chiesta perché, ad ogni sbarco, ci siano così tanti bambini e neonati?"
I suoi occhi fecero un leggero movimento da destra a sinistra, "...Ne hanno bisogno."
"Proprio così, ragazza. E sai perché sono preziosi più di un'intera montagna di osm...?"
Skyler fece segno di no.
"...Perché, da quando esiste questa società, nessun bambino è mai nato qui. È tutto bloccato, ragazza. Al governo importa davvero poco di noi. Ciò che conta sul serio è prelevare quanti più nascituri possibili dal pianeta Terra."
"È la stessa cosa successa a Blake..." sussurrò lei, sottovoce.
"Già. Hai afferrato."
Skyler, allora, rimase un attimo interdetta e, dopo qualche secondo di silenzio, disse "Tutto ciò però non ha alcun senso..." staccò la schiena dalla parete, "Se nessuno può nascere quaggiù, questa società è destinata a morire! La Terra ha i giorni contati... non potranno portare bambini per sempre."
"Ed è proprio a questo punto che subentra il progetto a cui Mr. Peace lavora da decenni..." intervenne Connor, "Quell'uomo ha una mente acuta, ragazza. E ha promesso che entro la fine dell'anno, il miracolo sarà compiuto."
La ragazza alzò un sopracciglio, "...Quale miracolo?!"
"Portare alla luce nuovi terrestri, tramite incroci dei nostri corredi genetici... Negli ultimi anni la ricerca ha intensificato i ritmi e pare che siano ad un passo dalla formula esatta..."
Skyler deglutì, "Ma è terribile..."
Il vecchio alzò lo sguardo, "Ti capisco, sai?! Non è facile da accettare... e forse non vedremo più donne in gravidanza, è vero... ma Mr. Peace ha spiegato che l'incidenza di malattie ereditarie sarà assolutamente azzerata. I nostri figli cresceranno sani e forti, ragazza."
"I nostri figli!" esclamò lei, "Da quello che ne sapevo, un figlio dovrebbe nascere da un atto d'amore tra persone che si amano... non dalla mescolanza dei gameti di due tizi sorteggiati a caso che, probabilmente, non sapranno mai dell'esistenza dell'altro!"
Il vecchio si mise in piedi e pose il palmo sopra la spalla di Skyler, "È normale che tu reagisca così. Ma, quando avrai modo di rifletterci, a mente lucida, ti renderai conto che non è poi un'idea così folle."
"Come puoi dirlo, Connor?" rispose lei, stringendo i denti.
"È l'unico modo per preservare la razza umana, ragazza. L'unico. E quell'uomo, che ti piaccia o meno, sta lottando da cinquant'anni per evitare la nostra estinzione." concluse, ritornando in sala.

I suoi occhi si fecero lucidi e sentì quasi che le gambe le cedessero. Avanzò verso la sala ed intravide Blake, dietro al bancone, che scambiava qualche parola con Connor. Prese, allora, subito la pistola ed inserì una delle fiale. Senza esitare, iniettò il reset-41 in vena, lasciando che i primi spasmi passassero, per poi cedere il posto ad una immediata sensazione di asettico intorpidimento. Rimase ancora qualche minuto dentro lo stanzino, aspettando che la dose entrasse totalmente in circolo, poi si aggiustò il grembiule ed abbandonò il retrobottega.
La ragazza si avvicinò lentamente.
"Ciao..." esordì lui, con uno strano sguardo.
Skyler fece un leggero cenno di saluto con la testa, "Solito whisky?"
"No, in realtà... non voglio bere." rispose.
"...Vuoi mangiare qualcosa?" lo interrogò, allora.
Blake tentennò, "...No, grazie. Sono apposto così."
"Posso prepararti un ottimo sandwich, se vuoi... me la cavo piuttosto bene a farcire le cose..." gesticolò.
"Smettila di torturare il mio ragazzo, Anderson..." esordì il vecchio, ritornando vicino, "È venuto solo per vedere come stavo. Diglielo, Blake."
B-273 accennò un sorriso, "Come sempre, Connor."
"Sembri di ottimo umore, ragazzo. Come va il lavoro?" il vecchio pose le mani sulla rotonda pancia, in atteggiamento di ascolto.
"Tutto regolare. Non posso lamentarmi." riprese, il giovane.
Connor ci pensò su, "...E con quella whiner che ti stava mandando fuori di senno..." proseguì, a bassa voce "...Tutto risolto?" chiese, fissandolo con serietà.
Skyler alzò il collo, spalancando leggermente la bocca.
Il ragazzo, evidentemente imbarazzato, deglutì e abbassò lo sguardo "Tutto okay, Connor. Non preoccuparti..."
La ragazza slacciò il grembiule, gettandolo sul bancone "Connor, mi sono ricordata di dover sbrigare una faccenda importante..."
"Vai pure, Skyler... hai fatto abbastanza per oggi." la congedò, l'anziano.
Ammiccò un finto sorriso e scivolò via dal tavolo, dirigendosi verso l'appendiabiti.
Blake sospirò, "Grazie per la compagnia, vecchio. Ci vediamo presto!" disse velocemente, alzandosi dallo sgabello.
"Hey! Ma che diavolo sta succedendo?!" Connor spalancò le braccia, rimanendo da solo nel locale.

***

Il ragazzo corse verso Skyler, che era già quasi arrivata al semaforo.
"Adesso sei tu a fuggire!" le disse frenando, una volta arrivato al suo fianco.
"Ho fretta, Blake... davvero." smorzò, continuando a camminare.
"Non penso che tu sia così terribile... ho abusato di certi termini." proseguì, cercando di starle dietro.
Il semaforo era rosso per i pedoni e costrinse la ragazza a fermarsi, ad un passo dalle strisce.
"Vuoi guardarmi?!..." continuò, spalancando le braccia.
La ragazza ruotò gli occhi verso di lui, rimanendo seria in viso.
"Che ti prende..." chiese Blake.
"Perché non mi hai parlato delle nascite... del progetto di Mr. Peace...?!" disse, allora, lei a muso duro.
"Ah, cazzo Connor... quando imparerai a tenere chiusa quella bocca..." sussurrò tra sé e sé.
Tornò a guardare la ragazza, "Lo avrei fatto, okay? Te ne avrei parlato a fine programma. Sono gli ordini dall'alto che mi dicono di seguire questo protocollo."
"Perché ti sta bene, Blake... perché?! Perché accetti tutto quello che ti viene ordinato...?!" esordì Skyler, quasi in procinto di scoppiare, nonostante il farmaco.
Blake esitò, deglutendo "Se per Mr. Peace è giusto, allora lo è anche per me."
La ragazza distolse lo sguardo, sboccando in una smorfia nervosa "...Milioni di bambini nasceranno senza conoscere il viso di loro padre... della loro mamma. E tu non fai altro che andare dietro a quell'uomo."
Semaforo giallo.
"Sono cresciuto anche io senza un volto da ricordare, Skyler! Eppure sono sopravvissuto!" le rispose, a tono alto.
"Il fatto che tu sia sopravvissuto non significa che tu sia migliore, Blake. E mi dispiace dirtelo, ma la tua è solo esistenza... e l'esistenza senza tatto, senza cuore... non vale nulla." stroncò, a denti stretti.
Semaforo verde.
"Pensavo fossi diverso. Non ho bisogno di chi mi ritrovo, oggi, di fronte." concluse, spietata, riprendendo a camminare.
Quelle parole trafissero Blake come mille aghi piantati dritti al petto e lo lasciarono immobile, lì, sul marciapiede, con la netta sensazione di avere il cuore dilaniato.

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