• Capitolo LV •

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Tredici passi e qualche milligrammo di adrenalina la condussero lentamente davanti al portellone. Non un sussulto né un battito provenne dalla parte opposta.
"Chi è." disse lei, esitando ad aprire.
Nessuna risposta.
Non vi era persona al mondo che fosse a conoscenza del suo nuovo indirizzo, eppure il vago timore di essere presa e sbattuta in gattabuia le si iniziò a insediare in petto. Era da qualche notte che faceva sempre lo stesso incubo: un intero squadrone di balancers che irrompeva in casa, puntandole le pistole dritte in testa. Lei urlava e si disperava in un misto di pianto e terrore. Le guardie le legavano le braccia, le tiravano i capelli, le sputavano in faccia, calpestandola, e mentre l'orrore di quegli atti immondi si consumava dentro le mura del nuovo appartamento, un volto, uno fra i tanti, avanzava tra gli uomini. Blake, sì, proprio lui. La ragazza riusciva a ridisegnare la sua figura nonostante la vista appannata dalle botte e proprio quando un sorriso di sangue le solcava il viso, illuminatosi alla vista del suo salvatore, il balancer le puntava dritto in fronte il revolver. BAAM... e poi il buio.
Skyler rinsavì dal ricordo di quel terribile sogno e osservò in fretta la porta in acciaio massiccio. Digitò, allora, il codice che ne permetteva l'apertura e, appena il portellone si schiuse, l'immagine di B-273 si fece reale.

***

L'aria divenne come gelida tutt'attorno e i due ragazzi rimasero in silenzio a fissarsi.
Il balancer fece scivolare lungo il fianco un sacchetto di carta, "Ti ho portato la colazione." disse, senza quasi guardarla negli occhi.
"È un gesto gentile." rispose lei, incredula.
Perseverò nell'osservarlo e le sembrò davvero che fosse passata un'eternità dall'ultima volta che aveva avuto modo di farlo.
"Vuoi... vuoi entrare?"
"Sì, certo." disse, senza esitazione, lasciando che la giovane gli aprisse il passaggio.
Il balancer, allora, avanzò nella sala principale, notandone ogni dettaglio.
"È un bel posto dove stare." commentò, cercando di smorzare la tensione.
"Beh, sì, l'hai scelto tu del resto." commentò lei, mentre la porta si richiudeva alle spalle.
Blake esitò al centro del salotto, accorgendosi di come il silenzio fosse ripiombato tra i due.
La ragazza tirò in giù un lembo del suo maglione, sfregando le caviglie una contro l'altra.
"Fa... fa freddo fuori. Ti preparo un thè?"
"Hai del bourbon?" domandò lui, quasi con estrema esigenza di affogarci i pensieri dentro.
Skyler alzò il mento, "Solo mezza bottiglia di gin."
"Andrà bene." risolse lui, sfilandosi il cappotto e mettendosi a sedere sul nuovo divanetto in pelle.
Skyler si piegò sulle ginocchia e aprì un piccolo armadietto laccato in nero. Tirò fuori la bottiglia e andò a versare tre dita di gin purissimo dentro al bicchierino posto davanti al balancer.
"Non sapevo bevessi." le disse lui.
"Solo ogni tanto, quando mi sveglio per gli incubi." rispose, poggiando la bottiglia sul tavolino e sedendosi su una poltrona.
"Che tipo di incubi?"
"Ci sono tante cose che non sappiamo l'una dell'altro." proseguì lei, ignorando quella scomoda domanda.
Blake bevve un sorso di gin trasparente e reclinò in giù lo sguardo.
"Non mi chiedi perché sono qui?" le disse, posando il bicchiere.
Skyler rimase in silenzio a fissarlo, seria.
Il balancer emise un leggero sospiro e osservò la finestra, "Sai perché ho scelto questo appartamento?"
I raggi del sole penetravano tra le tende candide, tracciando delle linee perfette sul parquet.
"Era l'abitazione più luminosa tra tutte quelle che ho visto. L'intero edificio è esposto a est. La luce del Sole abbandona queste stanze solo al tramonto."
Ruotò la testa verso di lei, "E tu ami il Sole. Lo hai sempre amato."
Skyler strinse i denti, cercando di mantenere il giusto distacco, di combattere contro l'istinto di crollare.
"È un tramezzino." riprese il ragazzo, posando sul tavolino la busta di carta che fino a quel momento aveva stretto in mano.
Lei non sembrò nemmeno considerare quell'incarto e passò oltre, con voce fioca, "Come procede il lavoro..."
"Ottimamente." rispose lui, mettendosi dritto con la schiena, "Ci sono davvero tantissime cose da fare, è una grossa responsabilità. A stento trovo tempo per i pasti."
"Eppure il tempo per venire qui, stamani, te lo sei concesso." replicò di getto lei, quasi lasciando sfuggire a voce alta un pensiero.
"Avevo bisogno di vederti."
"Ah, di già? In fondo sono solo passate tre settimane. Avresti potuto aspettare un mese, già che c'eri."
"Non è stato un periodo semplice, Skyler..."
"NON LO È STATO PER NESSUNO."
Deglutì e si ricompose, "Ma cosa pensi, che basti presentarsi qui con un fottuto panino per sistemare le cose?!"
Si alzò e passò le mani tra i capelli, "Vaffanculo..." sussurrò, chiudendo le palpebre come assalita da un'improvvisa emicrania.
"E così... mi odi adesso?" disse lui, amareggiato.
"Vorrei tanto mi venisse facile, Blake. Vorrei provare disprezzo nei tuoi confronti, vorrei... vorrei ripudiarti. E prego ogni maledetto giorno il cielo affinché io mi svegli una mattina finalmente libera dal pensiero di te e di dove potresti essere o cosa diavolo potresti fare." il tono della sua voce iniziò a tentennare sulle sillabe.
Il balancer, allora, afferrò la bottiglia di vetro e fece scivolare l'alcool dentro al bicchierino, ormai vuoto. Con la punta delle dita spostò il gin servito verso Skyler che osservò quei movimenti un po' titubante. La giovane, allora, portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e si rimise seduta, prendendo in mano il bicchiere e portandolo velocemente alla bocca.
"Io non potrò mai essere l'uomo che tu vorresti al tuo fianco." disse, poi, lui.
"Lo so." serrò lei, "Lo so." ripetè, buttando giù un sorso amaro.
Blake respirava profondamente, lasciando che il petto vigoroso si gonfiasse e appiattisse ad ogni parola scandita dalla ragazza.
"Vuoi sapere adesso perché sono venuto qui?" disse poi, con voce quasi disarmante.
Skyler lo osservava come un animale ferito e terrorizzato che fa fatica ad avvicinarsi ad annusare la mano del padrone.

"Volevo vedere come te la stessi cavando senza di me. Volevo vederti arrancare, in balìa del caos, volevo che appena aperta la porta tu mi saltassi fra le braccia dicendomi di non farcela senza di me. Avevo bisogno di questo, avevo... avevo bisogno di sapere che per te non ero solo necessario ma vitale..."
Si interruppe e guardò le nocche delle sue mani, arrossate a causa delle rigide temperature.
"È un pensiero orribile ed egoista, lo ammetto. Ma non mi sono mai sentito speciale per nessuno, se non per te."
Passò la lingua fra le labbra screpolate, Skyler deglutì e riuscì a trattenere le lacrime.
"Da quando ti ho incontrata, ho capito che il mio destino sarebbe stato quello di salvarti la vita. Non... non so spiegarti perché, ma è una sensazione che cova dentro di me dal principio, alimentandosi giorno dopo giorno e crescendo sempre più. Non mi ero mai preso cura di una persona, non sapevo nemmeno cosa significasse mesi fa. Dare tutto se stesso, mettendo in discussione i propri ideali, rivalutare ogni cosa e scoprire altri modi di vivere questa esistenza, di sentire..."
Si mise in piedi, accostandosi accanto alla luminosa finestra.
"E la scoperta più spaventosa che ho fatto è stata proprio questa. Rendermi conto che mi piaceva. Mi piaceva proteggerti, mi piaceva baciarti le spalle, annusare il profumo dei tuoi capelli quando la mattina muovi la testa sul cuscino, ancora assonnata..."
"Blake..." sibilò Skyler, accorata, quasi a volerlo fermare.
Il balancer poggiò il palmo sul davanzale e la sua espressione mutò in un sentimento di resa e sconforto, "Ma adesso sono venuto qui e ti ho vista..."
La giovane abbandonò la poltrona, attestandosi a qualche metro da lui. Aveva gli occhi arrossati e tanta voglia di piangere, ma riuscì a desistere.
"Sono venuto qui e tu stai andando benissimo..." la voce di Blake non era più quella ferma e sicura di un giovane militare a capo di centinaia di truppe, "Hai da poco riordinato casa. Lo noto dal fatto che in quell'angolo hai raccolto in uno scatolone la roba che non ti serve..." proseguì con gli occhi lucidi, indicando la parete di fronte, "Sei... sei vestita in maniera adeguata e dignitosa e hai ripreso a mangiare perché adesso la tue guance non sono più scarne come fino a un mese fa."
Le labbra della ragazza presero a tremare compulsivamente ma no, doveva resistere e resistergli. Doveva farlo per il suo bene, ma soprattutto per il bene di Blake.
"E... no, non mi sei saltata addosso quando hai aperto la porta. Non lo hai fatto perché tu sai benissimo che senza di me potresti vivere. E potresti addirittura vivere meglio. Ed è giusto che tu lo riconosca perché sei in gamba e meriti di stare su questo pianeta al meglio delle tue possibilità."
"Blake, ti prego..."

Il balancer arricciò leggermente il naso, mentre una lacrima gli solcava la pelle bianchissima, "Sai, ieri ho ordinato l'esecuzione di un intero plotone di ribelli." sputò via, mentre gli iridi tremavano da un senso all'altro verso il pavimento, "Quarantadue uomini, tra cui sedici adolescenti."
La ragazza portò le mani alla bocca, col respiro spezzato e l'orrore che le urlava in petto.
"Alcuni... alcuni avevano la stessa età di Peter." riprese lui, con l'espressione di chi prova tutta la vergogna e il disprezzo del mondo per sé stesso, "E allora ho pensato che io e te siamo davvero diversi, Skyler..." deglutì, mentre una nuova lacrima si fermava sullo zigomo, "Tu li difendi quelli come Peter... mentre io li giustizio con un colpo di M9 in pieno volto."
A quel punto, la giovane crollò e il suo viso mutò in una smorfia contrita di dolore, bagnandosi di pianto.

Il balancer asciugò in fretta le lacrime e drizzò le spalle.
"Sono felice che tu stia bene." le disse, raccogliendo il cappotto, "Tu non meriti tutto questo dolore. Ed io non farei altro che procurartene."
Si diresse velocemente verso l'uscita.
"BLAKE!" urlò lei, sbloccando il suo corpo da quello stato perpetuo di pietra.
"Abbi cura di te, Skyler."
Blake abbandonò la stanza e il portellone si richiuse proprio a un palmo di naso dalla ragazza che, istintivamente, scagliò un pugno disperato contro il pannello di metallo lucido.

OSMIUM - Il pianeta senza amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora