• Capitolo LXXXVII •

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Salve lettori! Questo è un capitolo multimediale quindi avviate il video qui sopra giunti al QUARTO spaccato del capitolo. Buona lettura!

Era una mattina fredda in collina e una coltre di nebbia e condensa offuscava timidamente il panorama e le fronde degli alberi di quercia.
Skyler uscì di casa e, frettolosamente, discese gli scalini scricchiolanti del portico. Il balancer, accovacciato su un ceppo, poco più in là, stava intagliando del legno, aiutandosi col suo fidato coltellino.
Non fece nemmeno in tempo ad alzare lo sguardo che la giovane gli lanciò addosso un borsone e l'astuccio dei dardi.
"Muoviti." disse, con fredda autorità, riprendendo a camminare in direzione del bosco.
Il ragazzo rimase dapprima di stucco, "Dove andiamo?!" chiese a gran voce, mentre lei era già riuscita a staccarlo di parecchi metri.
"A caccia. Sbrigati!"
Un lieve sorriso si dipinse sul suo volto: afferrò le borse e incominciò a seguirla.

***

Procedevano già da più di un'ora, tanto che un caldo sole di metà mattina era riuscito a fendere la nebbia e a sciogliere la brina sugli steli dei fiori. Il muschio cresceva sui tronchi secolari, mostrando il nord e permettendo a Skyler di non perdere mai l'orientamento dentro la grande foresta della valle. Blake la guardava fare in silenzio, lasciandola libera di muoversi come meglio credeva. Non era più un comandante, aveva rigettato quella carica e, insieme, quella vita. Pensò a quanto fosse diventata brava mentre la osservava toccare e annusare il terriccio umido, in corrispondenza dell'orma di un cervo. Gli sfuggì qualche sorriso che, tuttavia, riuscì a nasconderle bene e desiderò, per un momento, che quella mattinata potesse durare tutta una vita. Lui, lei, in mezzo alla maestosa bellezza della foresta. E nulla di più.

"Posso farti una domanda?" le chiese, poi, spostando dei rami davanti al viso.
Skyler continuava ad avanzare, provocando un fragoroso rumore di foglie secche ad ogni passo.
"Sì, ma parla piano." rispose, concentrata.
"Perché hai deciso di portarmi con te?"
"Hai detto che ci avresti dato una mano."
Giunsero su uno spiazzo sgombro di pini, da cui era facile individuare potenziali prede.
"Ciò che intendo dire è..." rettificò lui, "Perché non Caleb?"
La giovane si voltò a guardarlo e rimase qualche istante in silenzio, "È più un tipo da pesca."
"Ci avrei scommesso." replicò, con una certa carica di sarcasmo.
La ragazza lo guardò con serietà, rivolgendogli un tono di riprovero "Non sei divertente, Blake."
"Forse." ribatté, "Però sai cosa trovo divertente, invece? Il fatto che tra pochi giorni sposerai un uomo con cui non hai voglia di trascorrere nemmeno mezza mattinata. Questo mi fa ridere."
Skyler sospirò, portando in giù l'arco, come a voler maledire il momento in cui farlo venire laggiù, insieme a lei, era sembrata una buona idea.
"Se hai deciso di seguirmi per ricominciare con uno dei tuoi discorsi, allora è meglio che tu riprenda la strada di casa."
"E per quale altro motivo sarei dovuto venire, Skyler. Per vedere un cervo da vicino?! O per arrampicarmi su quel tronco e farmi un bel pisolino?! Credi... credi che non sappia procurarmi del cibo anche da solo?!" aprì le braccia, esasperato, "Forse l'hai dimenticato, ma la mia intera vita è stata una battuta di caccia. Non mi serve un arco per sapere come stare al mondo, Skyler.
Quindi non chiedermi perché io sia venuto, lo sai benissimo il motivo. O vuoi sentirmelo dire apertamente?"
Lo guardò senza troppe difese, rimanendo immobile mentre gli uccellini intonavano in coro cinguettii lontani.
"...Vuoi davvero che te lo dica?" ripeté lui, guardandola dritto negli occhi.
La giovane schiuse le labbra, tentennando sulle sillabe iniziali di una qualche risposta ma, in un attimo, un rumore tra gli alberi li destò da quella conversazione.
Un grosso cervo percosse a passi lenti la valle, a circa trenta metri dai due ragazzi che, adesso, si appostavano in silenzio dietro al tronco di un pioppo.
Con estrema metodicità, Blake passò una freccia alla ragazza che, con un preciso movimento delle braccia tese l'arco verso l'animale. La corda poggiò sul suo viso e i capelli presero a ondeggiare a ritmo delle leggere correnti del maestrale. A Blake parve più bella che mai. Un angelo triste e indurito dalla vita di cui avrebbe desiderato prendersi cura e proteggere per il resto dei suoi giorni.
Rilasciò l'indice e il dardo attraversò la radura con la velocità di un fulmine e la forza di un carro trainato da dieci levrieri: il cervo crollò sul terreno.

OSMIUM - Il pianeta senza amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora