• Capitolo VIII •

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"Battiti?"
"Ottanta."
"Okay, aumentate di 10 cc la dose di analgesico."
"Sì, dottore."
Delle luci accecanti si alternavano confusamente davanti gli occhi socchiusi di Blake.
"Bisturi."
Un rumore metallico risuonò nel suo orecchio destro. Cercò di muoversi, ma era come se tutto il corpo fosse inconstistente, fuori da qualsiasi comando.
"Procedo all'incisione."
"No... vi prego..." mormorava, con un filo di voce, lui.
"Signore, perde troppo sangue..." disse una voce femminile.
"Smettetela... vi scongiuro..." continuava, sempre meno cosciente, il ragazzo.
"Battiti?"
"Trentacinque... Venti..."
"Basta... basta..." Blake cercava di stringere i pugni.
"Signore, lo stiamo perdendo... signore!"
Il bip dell'elettrocardiogramma si fece sempre più concitato, per poi emettere un fischio continuo.
"Nooo!!!"

"NO!!!"
Blake si svegliò improvvisamente, scattando col petto in avanti. Si passò una mano sulla fronte, ansimante, accorgendosi di essere completamente sudato. Scese, allora, dal letto e andò a prendere un bicchiere d'acqua fresca. Quelle immagini gli erano sembrate talmente vivide, talmente reali da portarlo addirittura a controllarsi l'addome e il viso.
Quell'appartamento era un vero schifo: quando lo aveva acquistato appariva davvero lussuoso e di classe, le sedute in pelle bianca, i pavimenti lucenti e i grandi lucernari. Ma, nel giro di pochi mesi, Blake era riuscito a renderlo un vero e proprio ripostiglio malandato. Avrebbe dovuto rimettere a posto o, perlomeno, questo era ciò che si riprometteva di fare da quasi due anni, rimandando puntualmente la cosa.
E, quella mattina, inciampando contro delle bottiglie gettate a terra, ancora turbato dal sogno, pensò puntualmente al buon proposito di fare ordine, ma una nuova e valida scusa si materializzò nella sua mente per sfuggire a quell'impegno: aveva bisogno di sciogliere i nervi andando dal vecchio Connor.

***

Il vialetto che costeggiava il bar sembrava essere stato studiato apposta per ospitare la luccicante due ruote di Blake. Parcheggiò, così, la moto ed entrò velocemente nel locale.
Prese posto su uno dei numerosi sgabelli del bancone, aspettando con impazienza che il vecchio si facesse vivo.
"Hey ragazzo, non ti aspettavo a quest'ora del giorno..." Connor avanzò tra gli scaffali di liquori.
"Non era nemmeno tra i miei programmi."
"Cosa ti porto?"
Il ragazzo si passò una mano sulla faccia, "Solo un analcolico, ma che sembri la cosa più alcolica che hai, per favore."
Il vecchio lo scrutò, "Permessi già esauriti?... Sembri parecchio stressato."
"Non lo sembro, Connor. Lo sono."
L'uomo continuò ad osservarlo, con fare perplesso e preoccupato, "Beh, ti faccio portare dalla ragazza l'analcolico più alcolico di cui dispongo allora..."
Blake alzò la testa, "...Ragazza?!"
"Oh sì, grandi novità!", si guardò attorno e, avvicinandosi al suo viso, gli bisbigliò "È solo un periodo di prova, mi sembrava scortese mandarla via su due piedi..."
"Non pensavo che ti servisse una commessa..."
"Sai, Blake, quando arriverai alla mia età ti renderai conto di aver bisogno di molto più che una commessa..." gettò uno strofinaccio sul tavolo, "Il tuo ordine arriva subito. Io, nel frattempo, vado a fare due gocce." concluse, entrando in uno stanzino.
Blake chiuse gli occhi e portò le mani alle tempie: un mal di testa martellante aveva iniziato a tormentarlo. Gli succedeva sempre così, quando la stanchezza per una nottataccia si faceva sentire.
Skyler sbucò, frettolosamente, fuori dalla porticina, con un vassoio in mano.
"Le noccioline sono finit..."
Si arrestò dietro al bancone, fissando pietrificata il ragazzo.
Blake alzò lo sguardo e, alla vista di lei, balzò dallo sgabello, facendo dei passi indietro.
"Che diavolo...?! Cos'è? Uno scherzo, forse?!" le disse, ponendo le mani davanti.
La ragazza poggiò il vassoio e spalancò la bocca, "Mi hai seguita...?!"
"COSA?!..." sbuffò, con un nervoso sorrisino, "SEI TU AD AVERMI SEGUITO."
Skyler mise le mani sui fianchi, "Oh, ma certo!... È dalle otto di questa mattina che sono qui!"
"No, forse non ci siamo capiti. È da almeno sette anni che frequento questo bar... SEI TU L'INTRUSA."
La ragazza si sistemò energeticamente il grembiule, "Sai che c'è?! Io lavoro qui adesso e non devo di certo rendere conto a te. E poi... ho semplicemente ascoltato il tuo consiglio: fatti un giro e datti da fare!"
Blake si avvicinò di nuovo al bancone, "Dirò a Connor di licenziarti oggi stesso."
A quel punto, Skyler pose le mani sul legno consumato, portandosi ad un millimetro dal suo volto, "Non mi pare che scendere a minacce sia il comportamento più consono per un balancer... Mr. Peace non ne sarebbe contento."
Il ragazzo deglutì, continuandola a fissare col naso arricciato.
Connor tornò in sala, interrompendo i loro sguardi di sfida.
"Tutto bene?" fece, alzandosi le maniche della larga camicia.
Blake si rimise a posto, "Sì... sì, ma certo."
Il vecchio si avvicinò alla ragazza, "Lei è Skyler..."
Strinse i denti, "...È un piacere... conoscerti. Skyler."
Lei rispose con un sorrisino beffardo, "Oh, piacere mio...?"
Connor intervenne, "Blake!"
Skyler alzò un sopracciglio, "...Blake." terminò, quasi divertita dalla situazione.
Il ragazzo le lanciò un'ultima occhiataccia, poi si rivolse al vecchio.
"Sai, Connor... credo che mi sia passata la sete, ma ti ringrazio comunque." si alzò dalla sedia.
"Perché adesso questa fretta?!" rispose, stranito, lui.
Il ragazzo balbettò qualcosa, "Beh, devo... devo... andare...", toccò i capelli, "Devo andare dal barbiere!... Approfitto di questa mezza giornata di riposo."
"Ah, maledizione..."
Sembrò quasi che il vecchio ci fosse rimasto male, "...Pensavo che ci saremmo fatti una bella chiacchierata."
Blake rimise il cappotto, "Un altro giorno, Connor."
Skyler lo osservò in silenzio.
Il ragazzo, così, si congedò, accennando un saluto solo al proprietario ma, poco prima di uscire, il vecchio come al solito lo bloccò.
"Ehy, Blake!"
Cercò di trattenersi, girandosi lentamente, "Dimmi."
"Se non è rotto non puoi usarlo, cos'è?"
"...Non lo so, Connor. Mi dispiace." rispose lui, scocciato.
Skyler ci pensò un attimo, "...L'uovo."
Gli occhi del vecchio si illuminarono, "Esatto, ragazza! Esatto!... Sai? Inizi a piacermi."
"Al diavolo..." disse tra sé e sé Blake, aprendo la porta e abbandonando in fretta e in furia il locale.

***

Quando Skyler tornò a casa, l'oscurità aveva ormai coperto l'intera città. Si stese a letto, esausta ma soddisfatta di avere dato almeno un senso alla sua giornata, dopo settimane trascorse come una cavia da laboratorio. Poco prima di crollare definitivamente, l'auricolare di cui erano stati dotati tutti gli whiners, prima di abbandonare il campo, prese a squillare. Era strano che qualcuno la cercasse, proprio a quell'ora poi. Andò a prendere l'auricolare e lo indossò, "Qui W-1022..."
Dopo due secondi di silenzio, una voce maschile disse "...Skyler?"
No, non era la voce del balancer.
"Chi... chi parla?"
"Ti sei già dimenticata di me?!..."
"...ALAN??!" la ragazza sgranò gli occhi.
Una risata risuonò dal dispositivo, "Iniziavo già a preoccuparmi..."
"Come hai fatto a rintracciarmi così velocemente?!" Skyler era senza parole.
"Beh, ho trovato delle fonti!", fece una pausa, "Come stai..."
"Adesso molto meglio..." rispose, sorridendo, "Mi sentivo così sola..."
"Skyler... noi non siamo soli. Oggi ho fatto una scoperta che mi ha ridato speranza... Possiamo farcela."
La ragazza sistemò meglio l'auricolare, "Cosa intendi dire?"
"C'è un mondo sotto di noi... gente libera... Ma non posso dirti altro. Ho paura che qualcuno possa intercettarci."
"Un mondo...? Alan, stai parlando di ribelli?"
"Shhh... Ti spiegherò tutto domani. Incontriamoci alla stazione del porto, alle 16." fece lui.
Skyler, deglutì, ormai ansiosa "Siamo una squadra?"
"Lo saremo sempre."

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