• Capitolo XVI •

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"Oddio... è stato fantastico." Alan sprofondò sul materasso, ancora ansimante e sudato.
"Non posso credere che tu abbia fatto, davvero, un commento." rispose ironicamente Skyler, mettendosi seduta, alla ricerca degli slip.
"Non avrei dovuto?"
La ragazza si alzò dal letto, infilandosi i jeans, "Non dirmi che sei uno di quelli che lascia tipo i feedback, dopo un rapporto..."
Alan sorrise e portò le braccia dietro la nuca, "Scherzi?! Mai fatto in vita mia!"
"Corpo discreto... Elasticità soddisfacente, ma troppo pudica... Voto 6..." riprese la ragazza, facendogli il verso.
"Oh, andiamo!" rispose lui, divertito "Non sono quel tipo di persona!... Sei spietata, Skyler Anderson."
Raccolse la t-shirt da terra, "Posso essere anche peggio..."
"Ma dove vai?!"
Skyler si mise in ginocchio e controllò sotto il letto, "...Hai visto il mio orecchino?"
"Dove stai andando..." ribadì lui, continuando ad osservarla.
La ragazza arrestò la sua frenesia, "Via?..." disse, alzando le spalle.
Alan rimase interdetto, "Pensavo che saremmo rimasti ancora per un po' qui sdraiati..."
"Sarebbe fantastico, ma ho il turno pomeridiano da Connor e mi farà fuori se arriverò in ritardo anche oggi..."
Il ragazzo si coprì meglio col lenzuolo, "Quindi è questo che sei abituata a fare..."
Lo guardò con aria interrogativa, "Questo... cosa."
"Vai a letto coi ragazzi e poi fuggi via, magari mentre stanno ancora dormendo."
Skyler spalancò la bocca, "COSA?!" le sfuggì una risata, "Sarà successo una volta, durante il liceo... ma ero piccola e stupida!"
"E allora perché questa fretta?!" le fece, sorpreso.
La ragazza allargò le braccia, "Alan... siamo su Osmium. È già tanto se non ci hanno già scoperti e ammazzati, arrivati a questo punto."
"Primo: siamo in una sperduta stanza d'albergo nel Sottosuolo e dubito che potrebbero mai arrivare qui giù. Secondo: sei la ragazza più cazzuta che io abbia mai conosciuto. Non può essere questo il motivo, non mi freghi."
"Okay..." tornò a sedersi sul letto e prese un respiro, "...Non mi sono mai innamorata."
Alan la squadrò, abbastanza sorpreso "Beh, questo non mi dà un grande incoraggiamento..."
"Perché, tu vorresti...?" gli disse lei, alzando un sopracciglio.
"No, no... non pretendo di arrivare a quel punto." scivolò in giù con la schiena, "...Ma credevo, perlomeno, di piacerti tanto quanto tu piaci a me."
"Alan..." la ragazza si avvicinò a lui, "...Ma tu mi piaci. Ed anche tanto. Adoro il tuo corpo e la tua pelle abbronzata che... cavolo, sembra che tu sia appena tornato da una vacanza ai tropici..." gli prese la mano, "E, se proprio vuoi saperlo, credo che tu sia davvero bravo a letto perché... Cristo... è stato un sesso fantastico."
Gli sorrise e tornò seria "...Ma cosa ti aspetti che succeda? Credi che domani andremo a fare colazione insieme, addentando croissants alla marmellata e tenendoci per mano, mentre passeggiamo sulla riva del mare?!..."
Alan abbassò lo sguardo.
"Forse potrei innamorarmi di te, un giorno... mi fai ridere e sei maledettamente carino, non c'è nulla che ti manchi, anzi..." deglutì, rimettendosi in piedi "...Ma non qui, non adesso, non così."
Il ragazzo annuì, come se si rendesse conto che, purtroppo, lei avesse fin troppa ragione.
"Skyler..." le disse poi, prima che la ragazza uscisse dalla stanza.
"Dimmi..." gli rispose, voltandosi.
Alan si alzò e le andò incontro, baciandola con ardore, "...Quando ci rivediamo?"
Sorrise, "Presto."
Gli diede un veloce bacio sulla guancia e scappò via.

***

Blake entrò al bar, venendo investito, come al solito, da un intenso odore di muffa e sigari. Si avviò lentamente al suo solito tavolino, gettandosi a peso morto sulla sedia.
"Hey, ragazzo! Che ti porto?" gli urlò dal bancone il vecchio Connor.
"Servi loro prima... io ci penso su." gli rispose, indicando altri uomini, seduti ai tavoli.
Il ragazzo, allora, avvicinò il posacenere a sé e tirò fuori una sigaretta, che portò alla bocca.
Era una giornata fredda e Blake non aveva la minima intenzione di tornare a casa e ricadere nella totale e soffocante solitudine.
Avrebbe trascorso tutto il pomeriggio al locale, osservando i clienti e partorendo in testa mille e più aggettivi orribili che la vista di quella gente ripugnante e sporca gli faceva venire. Questi erano i piani.
Skyler entrò frettolosamente dentro al bar, provocando un gran frastuono.
"Solo otto minuti, Connor! OTTO MINUTI!" esordì, a voce alta, rivolgendosi al vecchio, che la guardava con aria di rimprovero.
"Un giorno entrerai qui e mi troverai morto nel retrobottega, pensando 'Oh, se solo fossi arrivata in orario!'..." borbottò, lui.
La ragazza infilò il grembiule, sudata in fronte per essere arrivata di corsa, "Perché stai ipotizzando uno scenario in cui sei morto?!"
"Perché sono vecchio e pazzo, ragazzina, e fin troppo ansioso di lasciare questa fogna!"
Skyler sorrise e, alzando lo sguardo, si rese conto della presenza di Blake in sala, che la stava giusto osservando da lontano.
Deglutì, ma fu come se fosse felice di vederlo lì. Era passato qualche giorno da quella bizzarra mattinata e nell'aria si riusciva a percepire che qualcosa fosse cambiato.
Alzò lentamente la mano, accennandogli un saluto ed il ragazzo ricambiò con un leggero movimento della testa.
"Anderson, servi due blue wall al tavolo tre." gli disse Connor, sparendo nello stanzino.
Skyler preparò diligentemente i cocktail, adagiandoli su un vassoio in alluminio. Si avvicinò, allora, al tavolo. Due uomini in carne ridevano tra loro, puzzavano maledettamente di birra e sporcizia.
"Ecco i vostri blue wall, signori." gli fece lei, senza nemmeno guardarli e poggiando il vassoio sul tavolo.
"...Io avevo ordinato un new oh." disse, urtato, uno dei due, osservando i bicchieri.
La ragazza lo guardò mortificata, "Deve esserci stato un malinteso... sa, il mio titolare ha qualche problema di udito..."
L'uomo battè un pugno sul tavolo, rovesciando parte delle bevande "Me ne sbatto il cazzo! È l'ultimo giorno del mese in cui posso divertirmi e voglio godermelo bevendo ciò che ho ordinato realmente!!!"
Skyler spalancò gli occhi, "Non è necessario reagire così... è solo un cocktail..."
L'uomo, a quel punto, scattò in piedi "Portami subito la mia fottuta ordinazione, ragazzina." le disse, scrutandola con fare minaccioso "E impara a parlare di meno..."
Blake non riuscì più a controllarsi e si alzò dal suo posto, avvicinandosi al tavolo tre.
"Hai qualche problema, per caso?!..." disse a quel tizio, con voce calma.
Skyler lo osservò arrivare, rimanendone perplessa.
"E tu chi cazzo sei?!" rispose l'uomo, rosso in viso.
Blake accennò un sorriso, "Non credo che ti piacerà saperlo, per cui..." afferrò il bicchiere di blue wall e gli gettò la bevanda in faccia "...meglio berci su, prima."
Skyler spalancò la bocca, del tutto shockata.
L'uomo, ormai furioso, caricò un pugno verso il ragazzo che, però, riuscì a scansarlo e lo afferrò dalla nuca, sbattendogli la testa contro al tavolo e mettendolo definitivamente al ko.
L'amico assistette alla scena rimanendo incollato alla parete, con sguardo terrorizzato, mentre gli altri si limitarono a godersi lo spettacolo in silenzio.
La ragazza osservò l'uomo a terra, "QUESTO LO OFFRE LA CASA, STRONZO!"

***

"Ne vuoi una?" chiese Blake, poggiato contro il palo della luce, mostrando in mano il pacchetto di sigarette.
Skyler rimase seduta sul marciapiede, grembiule gettato sulle ginocchia "No, grazie, ho smesso da un bel po', in realtà."
"Perché?" le fece, accendendosene una.
La ragazza alzò lo sguardo verso di lui, "Diciamo che ho attraversato un periodo della mia vita in cui volevo ripulire il mio corpo, iscrivermi ad un corso di yoga e robe di questo tipo..."
Blake non trattenne una smorfia sarcastica, "Wow, dovevi annoiarti parecchio. Ed io che pensavo ci si divertisse da far schifo sulla Terra..."
La ragazza sorrise.
Un minuto di imbarazzante silenzio intervallò quelle parole, mentre un gelido vento sospirava sui loro visi.
"...Grazie per prima." esordì, poi, lei.
"Odio essere ringraziato di qualcosa." commentò Blake, guardandosi le scarpe.
Skyler corrugò la fronte, "Beh, sai che c'è?... Non mi importa! Per cui, grazie per avermi tolto dai casini con quel tizio."
Il ragazzo calpestò la cicca, "Era solo un idiota. Lo avevo visto altre volte e non vedevo l'ora di aggiustargli quella faccia di merda che si ritrova."
La ragazza scoppiò a ridere, mettendosi la mano davanti la bocca.
"Lo trovi così... divertente?!" le fece, guardandola senza capire.
"No! Sei tu ad esserlo..." rispose, ricomponendosi "Non avrei mai pensato che un giorno mi saresti stato simpatico. Per questo rido..." concluse, tornando seria.
"Farò finta di sapere cosa sia la simpatia, allora."
Il ragazzo la scrutò, quasi a studiarne i comportamenti. Poi si focalizzò sul vento che, minuto dopo minuto, aumentava di intensità.
"...Forse sarebbe meglio che tu rientrassi, adesso."
Skyler voltò le spalle all'indietro, verso la facciata del bar "Credo che, per oggi, io abbia combinato fin troppo casino per avere anche solo il coraggio di dare spiegazioni a Connor." gli rispose.
"E poi..." proseguì, "...È stranamente piacevole parlare con te, quando non sei nei panni di tutor."
"Skyler..." intervenne lui, "...io non tolgo mai le vesti di balancer."
La ragazza sorrise, guardandolo "Temo di sì, invece. Perché è la prima volta che mi chiami Skyler... e non te ne saresti nemmeno accorto, se io adesso non te lo avessi fatto notare."
Blake schiuse leggermente la bocca, alzando le sopracciglia.
Si guardò, infine, intorno, osservando l'isolato e il sole che stava quasi per sparire all'orizzonte.
"Ti va di venire in un posto?"

 "Ti va di venire in un posto?"

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