capitolo 23

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*****Ginevra*****

Mettersi nei guai

Raccolgo le mie cose in fretta, vestiti, libri e tutto ciò che può servirmi in un immediato futuro. Trattengo a stento le lacrime e una parte di me si è già pentita della scelta che ha fatto. Questa casa, la mia famiglia, sono stati il mio giubbotto di salvataggio e non so se sono pronta a nuotare senza, di certo c'è che lo scoprirò tra non molto tempo.

Scendo svelta le scale e trovo Adrien ad aspettarmi con l'auto davanti all'ingresso, non c'è nessun altro, solo lui ed Ester che ci aspetta in macchina.

Mio cugino mi toglie le valige dalle mani e le carica nel bagaglio, una volta a bordo, mentre percorriamo il lungo viale alberato che ci porta alla statale, sento l'ansia attanagliarmi il cuore. Continuo a ripetermi che ce la posso fare, che sono abbastanza forte, ma la verità è che ho paura di restare sola.

L'ex appartamento di mia madre è al terzo piano di uno stabile che è stato ristrutturato da poco. La zona in cui è situato negli anni è diventata molto ambita, sono state costruite villette e condomini di lusso, le vecchie abitazioni sono state demolite e il tutto è stato abbellito con un bellissimo parco.

È poco distante dal centro e ben collegata con esso dai mezzi di trasporto, fino ad ora Adrien e Daniel l'hanno usata come garconier, ma da adesso in poi dovranno cercare un altro posto.

Arrivati a destinazione, congedo i ragazzi dandogli appuntamento per la serata, loro insistono per salire, ma adesso ho bisogno di riprendere fiato, voglio poter smettere di controllarmi, sentirmi libera di piangere e gridare a mio piacimento, o anche limitarmi a stare zitta ascoltando il rumore dei miei pensieri.

"Sei sicura che non ti serva una mano?" Domanda Ester mentre attende che Adrien torni giù dopo esser salito per posare i miei bagagli.

"Ne sono certa, grazie per avermi accompagnata. Ci vediamo stasera." L'abbraccio brevemente e raggiungo mio cugino.

Posate le valige in camera, lo trovo intento a sistemare i collegamenti del televisore. Efficiente come il padre, passa svelto da una mansione all'altra, raggiunge la cucina e controlla il piano cottura, il frigo, e le chiusure di tutte le finestre, infine tocca all'allarme e solo una volta finito il suo esame minuzioso si accorge di me.

"Per qualsiasi cosa chiama, promettilo." Ordina perentorio.

"Starò bene e poi ci rivedremo tra poche ore, vai adesso, non far aspettare Ester."

Mi schiocca un bacio in fronte e batte in ritirata.

Rimasta sola mi guardo in giro, mio padre ha fatto dei lavori di ampliamento qualche anno fa, dall'enorme terrazzo ha ricavato una comoda cucina soggiorno e un piccolo studio, in questo modo ha potuto riorganizzare gli spazzi interni creando due camere e un bagno un po' più grande. Al momento dell'acquisto dell'appartamento inoltre, mio nonno Michele, ha concordato con il proprietario la cessione di uno scantinato e di un posto auto, in questo modo, il piccolo tugurio di mia madre è diventato una vera casa.

Inizio a sistemare le mie cose togliendo quelle della mamma dai cassetti, mi meraviglia che non l'abbia mai fatto lei, ma i mobili spartani che ho a disposizione non sono sufficienti a contenere gli effetti personali di entrambe.

Mi dedico per tutto il pomeriggio a sistemare un po' in giro, inscatolo un po' di roba che porto in cantina, pulisco il bagno e rifaccio la stanza da letto, e alle ventidue in punto quando Adrien passa a prendermi sono pronta per la serata.

Tirati a lucido, facciamo il nostro ingresso al Nirvana, resto stupita dalla gente che c'è stipata qui dentro, non c'ero mai stata prima e devo ammettere che mi gira un po' la testa.

L'ultimo RoundDove le storie prendono vita. Scoprilo ora