capitolo 37

363 15 1
                                    


***Alessandro***

Sbagliare

Non si può festeggiare un compleanno dopo un funerale o meglio non lo farebbero delle persone normali, ma visto che i miei amici  ordinari non lo sono mai stati, hanno deciso che prendersi una sbronza colossale fosse il modo giusto di concludere la giornata.

Hanno rinunciato ai festeggiamenti in grande stile e ci siamo riuniti al Nirvana tra di noi, con l'aggiunta di Valentina.

Verso mezzanotte sono passati anche Adrien e Daniel, stavano andando in aeroporto, il piccolo Conte è venuto solo per il funerale.

Valentina ha chiesto di Ginevra e le hanno detto che è voluta tornare a casa sua, e che ha chiesto di essere lasciata sola stanotte.

Roberto l'ha chiamata e si è offerto di raggiungerla, ma lei gli ha detto che era stanca e voleva solo dormire.

Ed io sono qui a guardare l'orologio ogni cinque minuti, ho le valige pronte a casa e zero voglia di partire. Vorrei solo andare da lei e accertarmi delle sue condizioni.

Oggi sono rimasto incastrato in una situazione assurda, appena arrivato all'ospedale, di fronte alla sala mortuaria c'era Tamara, era sola e sembrava sentirsi fuori posto, mi sono avvicinato per salutarla e lei mi ha implorato di restarle accanto.

Abbiamo parlato un po', mi ha raccontato di esser già andata il giorno prima a porgere le condoglianze alla famiglia di Bea, ma che non aveva avuto modo di parlare con Ginevra. Mi ha chiesto aiuto per incontrarla e ho cercato di convincerla che non era una buona idea, ma ha insistito dicendomi che almeno questo glielo dovevo ed io come uno stupido mi sono fatto convincere.

Nello stesso istante in cui ho fatto la richiesta a Gin, però, mi sono reso conto di aver commesso una grossa stupidaggine.

Il modo in cui lei mi ha guardato mi ha fatto ghiacciare il sangue nelle vene, ho letto delusione e dolore nei suoi occhi e all'improvviso la paura di averla fatta grossa mi ha sopraffatto.

Penso che lei creda che mi sono schierato con il suo nemico, ma sono stati solo i miei sensi di colpa ad impedirmi di respingere le richieste di Tamara. E dopo averlo capito, mi sono ripromesso di chiudere al più presto la storia tra di noi.

Verso l'una con la scusa di dovermi svegliare presto il mattino dopo, vado via.

La prima cosa che guardo una volta a casa e la sua finestra, le luci spente e le tende tirate però, non mi fermano dal raggiungere la sua porta.

L'alcol mi ha reso coraggioso o forse stupido, ma comunque mi ha portato di fronte a lei, vestita solo di una striminzita maglietta.

"Alessandro, che ci fai qui?" Mi chiede sbadigliando.

"Ti ho svegliata?" 

"Sì, ma non preoccuparti. Vieni, entra, come mai sei qui?"

Dovrei dirle che volevo semplicemente vedere come stava, che non mi è piaciuto per niente starle lontano oggi, che ogni abbraccio e bacio che ha ricevuto avrei voluto darglielo io, ma come sempre, credo non sia la cosa giusta.

Si rannicchia sul divano in attesa di una mia risposta e avvolge un plaid attorno alle gambe nude, so che deve riposare, che dovrei andarmene, ma voglio stare con lei.

"Credo di doverti delle scuse per la richiesta che ti ho fatto oggi, Silvia mi ha spiegato il tuo punto di vista."

"Scuse accettate, capisco che ti trovi in una posizione scomoda, ma ti prego non intrometterti più."

L'ultimo RoundDove le storie prendono vita. Scoprilo ora