capitolo 46

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*****Ginevra*****

L'incontro

Il respiro agitato, le mani sudate che rischiano di far cadere la macchina fotografica, i colleghi che spingono cercando la posizione migliore e Samuele a farmi scudo con il suo corpo attaccato al mio.

Non pensavo ci fosse così tanta gente, siamo stipati in questo posto e ringrazio Dio di aver indosso solo una canotta e un pantalone leggero, mi manca l'aria e rischio di liquefarmi.

Al suo arrivo mio padre mi porge una bottiglia d'acqua e mi dice che è tutto sistemato, poche parole che mi tranquillizzano almeno in parte. Adesso so che l'officina del mio amico è ben sorvegliata e che lui è qui al sicuro.

Quando mancano pochi minuti alle ventuno e trenta, lo speaker presenta lo sfidante.

Grande, grosso e cattivo, si mostra dinanzi al pubblico spavaldo e sicuro di sé, dopo di lui è il turno di Alessandro. Il palazzetto si apre in un boato quando oltrepassa le corde e sale sul ring, un'ovazione che dura quasi un minuto, durante il quale i suoi occhi scandagliano le tribune e poi si posano su di me e su Samuele ancora fermo alle mie spalle. Mi sembra quasi di vedergli storcere la bocca e il mio cuore ha un sussulto quando si volta verso Roberto, che gli fa da secondo e scuote la testa. Non so che film si stia facendo, ma non è questo il momento di perdere la concentrazione, non per lui né per me.

La prima ripresa è un disastro, tre minuti passati a incassare e difendersi e a ogni pugno preso la mia determinazione a restare qui è venuta un po' meno.

Nella seconda e nella terza non è cambiato molto, Alessandro è stato sempre in balia dell'avversario, incapace di mettere a segno un colpo vincente.

Ogni minuto, ogni istante che scorreva senza che il campione che è in lui venisse fuori mi ha straziata. Ho visto la sua barba tingersi di rosso, la sua schiena imperlata dal sudore della fatica e le sue braccia perdere potenza. È stato come sentire sulla mia pelle la sua stanchezza, che mista alla mia paura mi ha fatto cedere le ginocchia diverse volte. Sinceramente non so neanche che diavolo di foto sto facendo, poiché stavolta il filtro che l'obiettivo rappresenta non sembra funzionare.

Alla fine della quarta ripresa incrocio lo sguardo di Roberto, dal suo volto capisco che ha letto tutto il mio terrore, la mia difficoltà nel vedere Alessandro soccombere all'avversario, la paura di vederlo stramazzare al suolo.

E quando durante il quinto round quel tizio rischia di buttarlo giù con un uppercut un urlo involontario mi sfugge dalla bocca attirando la sua attenzione. I nostri occhi si incontrano senza alcun ostacolo di mezzo, in quanto ho abbassato la macchina fotografica, pregando riesca a leggere il mio labiale con le lacrime che oramai mi bagnano le guance gli sussurro un "Basta" che spero lui comprenda.

Durante la sesta pausa Roberto gli indica me e gli sussurra qualcosa che finalmente sembra riscuoterlo e nella settima ripresa Alessandro, finalmente attacca, colpisce e ferisce. Gli bastano pochi pugni ben assestati per buttare giù lo scimmione e mettere finalmente fine alla mia tortura. Gli ci sono voluti sette round, è stata la mezz'ora più brutta della mia vita, ho avvertito ogni colpo come se lo avessi incassato personalmente, ogni goccia di sangue persa l'ho sentita scivolare sulla mia pelle, tutto il suo dolore è stato il mio e le lacrime silenziose e inopportune non hanno smesso di scorrere rendendo inutile ogni spiegazione a uno sconcertato Samuele che alla fine non sapeva più se guardare l'incontro o vigilare che io non andassi in pezzi.

Finita la premiazione, abbiamo dovuto attendere che i pugili si cambiassero e che ci raggiungessero nella zona stampa, altre foto, molte domande e risposte e un fischio continuo nelle orecchie che mi impediva di capire cosa diavolo stavano dicendo.

L'ultimo RoundDove le storie prendono vita. Scoprilo ora