capitolo 63

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*****Ginevra*****

Ancora una volta... l'ultima volta

Scappo da quella maledetta piscina, il cuore che pompa furioso nel petto e che litiga con la ragione, quella che mi spinge a scappare e a stare lontana da Alessandro, uno stupido ragazzino che pretende di essere riaccolto a braccia aperte.

E ora, dopo una settimana d'inferno in cui credevo di aver pianto tutte le lacrime a mia disposizione, ricomincio a disperarmi come una cretina.

Sono terribilmente arrabbiata con me stessa, come posso sprecare tempo con uno stronzo come lui? Come posso desiderare di tornare indietro e lanciarmi tra le sue braccia? Se fossi saggia, scapperei a gambe levate, ma io lo amo ed è per questo che giunta nello spogliatoio mi fermo e comincio a pensare, che forse è il mio orgoglio a comandare i miei gesti. Quello che lui ha ferito ignorandomi ed escludendomi dalla sua vita per giorni interi e che ora scalcia chiedendo vendetta.

Io lo amo, ed è questo a farmi più male, a bloccarmi in piedi di fronte a lui che mi raggiunge tutto trafelato e con gli occhi pieni di pentimento. E non ce la faccio a trattenere le lacrime, straripano dai miei occhi accompagnate da singhiozzi e sussulti e lui mi guarda mentre vado in pezzi e mi stringe tra le sue braccia scusandosi e chiedendomi perdono. Il pianto si intensifica, il dolore diventa insopportabile e vorrei strapparmi il cuore e farlo tacere mentre grida di stringerlo più forte, di lasciarmi andare, vorrei impedirgli di sottomettere la mia ragione, avere la forza di bloccare la sua corsa verso quello di Alessandro, ma non ce la faccio e alla fine cedo.

Rivivo su quella bocca che mi è mancata come l'aria, tra quelle braccia che mi hanno cullata stretta per notti intere, attraverso le sue carezze che rianimano un corpo morto facendolo vibrare di nuova vita.

E lui mi ama, nell'unico modo che conosce, con il suo corpo, con il suo sguardo che brucia la mia pelle, con la litania di frasi che accompagnano i suoi baci e alla fine quando i nostri corpi sono di nuovo vestiti solo dalla pelle dell'altro, lui li unisce. Stavolta però, non scompare tutto, la magia non c'è più, lo accolgo dentro di me, ma la mia mente è vigile, si chiede cosa lo spinge a essere così impetuoso? Che cosa ha fatto in questi giorni senza di me? Dov'è stato? Con chi è stato? E più nota il mio distacco, più la paura sostituisce la passione e all'improvviso la sua diventa una corsa disperata verso quella parte di me che non riesce più a raggiungere. Quella che non vuole più soffrire e che vive questo momento sperando finisca in fretta, la stessa che si rilassa solo quando lui mi inonda con il suo seme perché sollevata dalla conclusione di un amplesso che è stato solo l'ultimo disperato tentativo di salvare una storia che per lui non è mai esistita. Perché per quanto lo ami, c'è un limite al dolore che posso sopportare e l'ho raggiunto adesso, mentre gli leggo chiaramente la voglia di espiare negli occhi e sento nascere in me il desiderio di proteggermi da qualsiasi cosa abbia fatto.

"Non lo fare Ginevra, non smettere di credere in noi."

"Tu lo hai fatto per primo, mi dispiace Alessandro, ma..."

"Aspetta non dire niente, non prendere decisioni affrettate, dammi la possibilità di dimostrarti che ho capito che il mio posto è accanto a te, fammi provare a essere ciò di cui hai bisogno, ti prego."

I suoi occhi pieni di lacrime mi straziano l'anima, ma è quando piomba in ginocchio davanti a me che mi si spezza il cuore, mi ritrovo ad accarezzargli la nuca e a consolare il suo pianto e una parte di me crede alla sua disperazione, ma l'altra grida che sono solo sensi di colpa.

"Ginevra, ti supplico, pensaci? Non rinunciare a noi, non lasciarmi."

"Non vorrei farlo, io ti amo Alessandro, ma al mio posto affideresti mai il tuo cuore alla persona che ha il potere di distruggerlo?"

L'ultimo RoundDove le storie prendono vita. Scoprilo ora