capitolo 34

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*****Ginevra*****

Restare a galla

Ho sempre pensato che mostrarmi forte mi avrebbe aiutato a non soffrire, ho nascosto le mie debolezze mascherandole con una facciata di perfezione, ho allontanato tutti crogiolandomi nel dolore, credendo che le mie sofferenze fossero maggiori di quelle degli altri, ma adesso, mentre Alessandro guida verso l'ospedale tenendomi per mano, capisco che ho solo perso il mio tempo. Ho sprecato due anni della mia vita a fingere di essere un'altra e mi sono svegliata appena in tempo per vedere morire l'unica persona al mondo che conosceva ogni mio più piccolo e intimo segreto.

Un semaforo rosso arresta la nostra marcia e la mano del mio accompagnatore lascia la mia, svelto compone un messaggio e pochi istanti dopo il suono del suo telefono riempie l'abitacolo. Nello schermo del navigatore il nome di Roberto lampeggia ed è facile capire che è proprio a lui che Alessandro ha spedito l'sms.

Mi faccio forza e cercando di controllare il magone che mi serra la gola rispondo io al posto di Ale, che tentenna non sapendo cosa fare.

"Roberto."

"Piccola, mi dispiace tanto, speravo avessi più tempo."

"Anch'io, ma non penso avrebbe fatto differenza, non ci si abitua mai all'idea di perdere una persona cara." Le ultime parole si spengono in un singhiozzo e Alessandro stringe più forte la mia mano, mentre dall'altro capo del telefono le parole di Roberto riempiono il silenzio.

"Lo so Ginevra, ma pensa a lei, finalmente ha smesso di soffrire, è libera dalla gabbia in cui il coma l'aveva imprigionata, devi convincerti che tutta questa sofferenza che ha dovuto sopportare le ha sicuramente fatto guadagnare il paradiso o qualsiasi altra cosa ci sia dopo la vita. Smetti di avere paura e di pensare solo a te stessa, sei stata tu una volta a dirmi che non dobbiamo essere egoisti, ma tenere conto delle conseguenze che le nostre azioni hanno sulle persone che amiamo, quindi adesso guarda tutta questa storia da un altro punto di vista, non è il giorno in cui tu hai perso qualcuno, ma quello in cui Beatrice ha trovato qualcosa, la pace."

Parla lentamente per darmi modo di assimilare le sue parole e nonostante io ne condivida il significato non riesco a smettere di piangere. Nel frattempo Ale ha parcheggiato l'auto nello spiazzo adiacente la clinica e con il cuore in tumulto saluto Roberto per niente preparata ad affrontare questo momento di perdita.

"Spero tu abbia ragione, siamo arrivati, ci sentiamo dopo."

"Va bene, arrivo prima che posso."

Non mi dà il tempo di rispondere che ha già messo giù, osservo Alessandro scendere dall'auto e fare il giro per aprirmi lo sportello e senza parole come mai era stato prima d'ora, mi porge nuovamente la sua mano.

Lo guido tra quei corridoi che ormai conosco a memoria e il primo che vedo fuori dalla stanza della mia amica è Mirko. Accasciato a terra, con la testa tra le mani, anche lui è rimasto vittima del dolore, mi avvicino lasciando Alessandro dietro di me e chinandomi difronte a lui richiamo la sua attenzione e lo abbraccio come non facevo da qualche tempo, non è più il momento delle recriminazioni, né di discutere, ora è tempo di sostenersi a vicenda e dire addio a una persona che entrambi abbiamo amato e ameremo per sempre.

Non servono le parole, bastano i gesti di conforto, le sue dita che asciugano le mie lacrime e le mie mani che stringono le sue. A destarci dal nostro muto comunicare è la voce incrinata dal pianto di Anna, sorretta da Carlo, il marito, richiama la nostra attenzione pronunciando il mio nome. Mi alzo e la raggiungo, mi tuffo tra le sue braccia e su di lei sento lo stesso odore che in questi giorni emanava il corpo di Beatrice, capisco da questo che le è stata accanto probabilmente fino all'ultimo e provo per lei ancora più dispiacere, per una madre sopravvivere a una figlia è un dolore troppo forte. Non riesco a trattenere le lacrime, ininterrotte mi bagnano le guance, silenziose e copiose come mai sono state. I lamenti di Anna riempiono il silenzio del corridoio, ovviamente vuoto. Tra queste stanze conoscono bene il tormento di chi resta e ne hanno rispetto, da qui si esce solo in una bara, è il posto in cui muore la speranza e in cui vive la disperazione.

L'ultimo RoundDove le storie prendono vita. Scoprilo ora