capitolo 59

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*****Ginevra*****

Distanza

Mercoledì, 6 giugno

Rientrando a casa stanotte credevo di trovare Alessandro, ma il mio letto era vuoto. Mi sono affacciata al balcone e guardando verso la villetta di Silvia e Luca, ho scorto la sua auto nel vialetto. Oggi gli ho inviato un messaggio, al quale non ha risposto, a dire il vero non l'ha neanche letto.

Continuo a ripetermi di stare calma, di lasciargli i suoi spazzi, immagino sia teso per l'incontro con Novak e forse la mia ansia lo infastidisce un po', sono certa che dopo il match tutto tornerà come prima.

Vado a dormire con questa speranza nel cuore, e la solita strana sensazione alla bocca dello stomaco.

***§***

Giovedì mattina, quando controllando il telefono trovo un suo messaggio, con cui mi informa che starà a pranzo con la madre, mi illudo che sia tutto a posto, ma mi basta arrivare al pomeriggio per capire che non è così.

Quando l'ho contattato nuovamente per chiedergli quando ci saremo visti, sono rimasta ad aspettare per più di un'ora una sua risposta, finché alla fine ho rinunciato.

Confusa e preoccupata, dopo il lavoro, ho deciso di andare in villa dai miei, ho fatto una lunga cavalcata e ho cercato di capire cosa potesse esser successo, dove avessi sbagliato, ma a parte una crescente preoccupazione per il suo incontro, non mi pare di aver manifestato altri atteggiamenti che potessero infastidirlo.

Ho provato con tutte le mie forze a scacciare le mie sensazioni negative e a convincermi che stavo solo cedendo alle mie paranoie, alla fine credevo di esser riuscita a imporre al mio cervello di pensare positivo, ma un'altra notte da sola nel letto che ormai consideravo nostro, mi ha fatto capire che mi ero solo illusa.

Venerdì mattina sono andata a correre con Roberto, al mio amico non sono sfuggite le mie occhiaie e ha cercato di capire che problema avessi, ma fedele a me stessa, l'ho tenuto fuori dalle mie questioni di cuore. Non voglio che il mio rapporto con Ale incrini il loro precario equilibrio. Mentre tornavamo a casa, ci siamo accorti di un'auto che ci seguiva, un suv nero dai vetri oscurati. Abbiamo accelerato il passo e appena varcato il portone di casa mia, il mio telefono ha suonato.

"A volte sono i nemici degli amici i tuoi veri nemici. Guardati le spalle."

Mi ci sono voluti un paio di secondi per capire cosa volesse dire il messaggio, tempo in cui vedendo la mia espressione sbigottita Roberto mi ha sfilato il cellulare dalle mani e ha letto da solo il testo dell'sms.

Ha iniziato a imprecare e a maledirsi per non aver pensato che vederci insieme in giro mi avrebbe fatto diventare un bersaglio, ho provato a farlo calmare, ma solo quando ho acconsentito ad andare insieme in commissariato a parlare con Domenico Pace, un altro amico dei miei genitori e questore della città, si è un po' calmato.

Abbiamo perso tutta la mattina e non abbiamo concluso nulla, il telefono con cui era stato inviato il messaggio risultava essere stato rubato due giorni prima e quindi la proprietaria, una signora anziana, non c'entrava nulla.

Ci hanno fatto le solite raccomandazioni e alla fine per farlo stare tranquillo sono andata con lui in officina e ci sono rimasta per tutto il giorno, leggendo un libro e aspettando che Alessandro rispondesse al messaggio che gli avevo inviato.

Alle cinque, finito di lavorare, siamo tornati a casa. Roberto, capito che tra me e Alessandro qualcosa non va, lo ha avvisato che eravamo insieme a causa di una complicazione, ma non è stato ricontattato neanche lui.

L'ultimo RoundDove le storie prendono vita. Scoprilo ora