capitolo 70

288 11 4
                                    


***Ginevra***

Vittima dei propri imbrogli

Settembre

Ho passato il primo trimestre di gravidanza a disseminare bugie e all'inizio del secondo, i frutti del mio comportamento erano pronti per essere colti.

Alle occhiate accusatrici di Adrien e Roberto si aggiunsero quelle dei miei genitori, che pur restando al mio fianco mostravano chiari segni di delusione nei miei confronti.

Andando avanti nel tempo, mi veniva sempre più facile scorgere i loro pensieri e trovare in essi una netta condanna del mio comportamento.

Provarono a chiedermi diverse volte ulteriori spiegazioni, ma trovavo sempre il modo di eludere le loro domande.

Ottobre

Scoprire di aspettare una bambina mi diede la gioia necessaria ad affrontare un altro mese e distolse l'attenzione dalle mie bugie.

Per un po' i miei amici e la mia famiglia smisero di guardarmi con gli occhi storti e si godettero il momento dando a me la possibilità di riprendere fiato.

Non avevo smesso di pensare ad Alessandro, anzi, a ogni nuova ecografia immaginavo quanto mi avrebbe odiato per avergli impedito di essere presente se avesse deciso di far parte della vita della bambina.

Poi però leggevo i giornali e accanto alle notizie sportive che celebravano i suoi successi, c'erano quelle di cronaca rosa che riportavano i suoi numerosi flirt.

Era tornato a essere il Casanova di sempre, una ragazza diversa a notte e mai per due sere di fila. Io ero un lontano ricordo e di questo il mio cuore non si capacitava.

Novembre

I cinque mesi furono i più difficili, la pancia ben visibile attirava l'attenzione di molte persone e mi metteva in una posizione davvero scomoda.

Tra i corridoi dell'Università molti ipotizzavano che la mia bambina fosse di Alessandro e la paura che il Rettore ne venisse a conoscenza mi fece quasi mollare lo studio. Fortunatamente De Santis non era tipo da pettegolezzi da corridoio e riuscii a farla franca.

Dicembre

Il Natale avrebbe dovuto essere un momento felice da passare in famiglia, ma si trasformò in un incubo. Ero già di sei mesi e quelli che aspettavano che io informassi Ale, stavano diventando impazienti. Roberto aveva ricominciato a camminare seppur con le stampelle ed era tornato a casa, cosa che gli rese facile darmi il tormento costantemente. Adrien non mi guardava più neanche in faccia, Valentina mi odiava perché aveva dovuto mentire a Fabrizio quando le aveva chiesto se la bambina era di Alessandro, ed Emma faceva il conto alla rovescia.

Io cercavo ogni giorno una scusa nuova per non parlare con Alessandro, ma in realtà ero tremendamente pentita di aver dato inizio a questa farsa, però non riuscivo a capire come venirne fuori. Come potevo andare da lui e dirgli che avevo mentito? Non mi avrebbe mai perdonata. E come sarei riuscita a spiegargli le mie motivazioni? Non sarei riuscita mai a fargli capire quanta paura avessi di essere giudicata o peggio, ancora abbandonata. La mia era una delle poche situazioni in cui non sapere come lui avrebbe reagito alla paternità, mi lasciava la speranza che un giorno avrebbe potuto accettarla. Lo so che è un pensiero contorto, ma ciò che sapevo di lui mi portava a farlo. Ale era quello che aveva dato di matto per un preservativo dimenticato, aveva pensato di lasciarmi per un motivo che ancora oggi ignoro e poi era tornato omettendo di avermi tradita. Si era nascosto dietro la scusa di essersi pentito, ma non aveva saputo rimediare, mi aveva lasciata andare. Questo mi portava a credere che anche con la bambina avrebbe fatto nello stesso modo, forse avrebbe accettato di diventare padre, ma poi sarebbe scappato quando le cose si sarebbero fatte pesanti, avrebbe lasciato lei come voleva lasciare me e un figlio non ha bisogno di un padre incostante, non per crescere sereno.

L'ultimo RoundDove le storie prendono vita. Scoprilo ora