capitolo 30

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Nella foto il mio  Marco Zecchi

*****Ginevra*****

Carne al fuoco

Uscita dall'ospedale afferro il telefono per controllare l'ora e noto una notifica di Roberto, con la quale mi avvisa che non lo troverò in officina perché ha avuto un'emergenza con un cliente rimasto a piedi fuori città. Fortunatamente mi ha dato una copia delle chiavi, quindi potrò ugualmente finire il mio lavoro e consegnare la moto a Franco.

Guido con prudenza ancora scossa dall'intensa mattinata, sono solo le dieci e trenta, ma sono stanca come se avessi già affrontato l'intera giornata. Il cielo è sempre cupo, sembra anche lui angustiato da qualche problema, un po' come me.

La chiacchierata con Anna mi ha lasciata un po' stordita, non ho di certo provato il sollievo che lei sperava, anzi, mi sento schiacciata dalla mole di parole uscite dalla sua bocca. Tutte cose giuste, ma cosi difficili da accettare e fare mie.

In questi giorni sono andata avanti cercando di pensare il meno possibile a ciò che succederà dopo, quando Bea non ci sarà più. Ho preferito correre da una parte all'altra della città facendo finta che nulla fosse cambiato, l'ho fatto perché altrimenti mi sarei paralizzata, proprio come due anni fa e non solo sta volta non voglio farlo, ma non posso neanche, c'è troppo in ballo, l'Università, la fiducia della mia famiglia, Roberto e la sua riabilitazione, Alessandro che in un modo o nell'altro riesce sempre a incasinarmi la testa, e il lavoro che devo assolutamente trovare. Tra una settimana dovrò saldare il carrozziere per i lavori sulla mia Giulietta e se non provvedo a racimolare qualche euro resterò con poco sul mio conto. Insomma, ho troppa carne sul fuoco e una strana sensazione alla bocca dello stomaco mi dice che non è ancora finita. Da stamattina, quando ho alzato gli occhi in aria e visto le nuvole, sono stata assalita dall'ansia e generalmente, questo tipo di sensazione, non è mai casuale. Tutte le volte che l'ho provata è poi successo qualcosa, non sempre fatti negativi, ma comunque novità che hanno comportato cambiamenti impegnativi. E in questo momento, sinceramente, ho nostalgia delle mie giornate noiose e sempre uguali.

Arrivata in officina, mi dedico alla moto del cliente, riesco a concentrarmi sul lavoro e a non pensare più a nulla. In questo ho preso da mia madre, quando lei dipinge il mondo fuori dal suo studio non esiste, abbiamo entrambe la capacità di creare una bolla nella quale niente e nessuno riesce a fare breccia.

Quando Franco arriva, Roberto non è ancora tornato, consegno io stessa la moto e ricevuti i complimenti del proprietario, vengo pagata più del pattuito.

Lascio un biglietto in ufficio a Robi per informarlo che è andato tutto bene e corro al Body Art.

Ad accogliermi con una faccia che è tutta un programma, c'è Ester.

"Guarda chi si vede, è da domenica che provo a beccarti, ti piace giocare a nascondino per caso?"

L'abbraccio facendole spalancare la bocca per lo stupore e rispondo alla sua domanda sarcastica.

"Sono stata impegnata. Come stai?"

"Bene, tu? Adrien mi ha aggiornata sulla situazione di Beatrice."

"Sto cercando di farmene una ragione... è complicato."

Si avvicina e afferrando una delle mie mani ne massaggia il dorso con delicatezza.

"Lo sai che se hai bisogno puoi contare su di me."

Le sue parole sono sincere e mi scaldano il cuore, ma per quanto adulta sia nonostante i suoi diciassette anni, non posso trascinarla in questa situazione, mi sentirei in colpa.

L'ultimo RoundDove le storie prendono vita. Scoprilo ora