capitolo 72

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***Alessandro***

Amore a prima vista

Il viaggio verso Firenze è durato un'eternità, ogni minuto mi è sembrato un'ora e più i chilometri diminuivano più l'ansia aumentava. Il silenzio è stato la cosa più insopportabile, mi ha riempito di tensione e paradossalmente, ora che sono arrivato in ospedale, mi sento quasi sollevato.

La prima cosa che vedo entrando nel reparto di neonatologia sono le facce felici dei parenti in visita che osservano, da dietro un vetro, le culle con i loro piccoli, ma oltrepassata la nursery arrivo in un corridoio in cui i sorrisi scarseggiano. Ci sono due incubatrici in una stanza ricca di strane apparecchiature e accanto a una di esse c'è Ginevra.

I capelli in disordine, una maglietta a maniche corte slargata e un pantalone sdrucito di una vecchia tuta. Le sue mani accarezzano il piccolo corpicino di Beatrice da due fori posti ai lati dell'incubatrice e il suo volto è inondato di lacrime.

Mentre la osservo, sento distrattamente Valerio dire alla caposala che sono il padre della bambina e lei mi chiede di seguirla. Mi porta in infermeria e mi dà dei copriscarpe da indossare, mi chiede di togliere il giubbotto e mi porge un camice, lo metto con il suo aiuto e detergo le mani seguendo le sue indicazioni.

Faccio tutto ciò che mi chiede ignorando i suoi sguardi languidi e le sue battute d'apprezzamento, sopporto, perché è questa donna il mio lascia passare per la stanza in cui c'è Beatrice, altrimenti l'avrei già rimessa al suo posto.

Quando apro la porta, la madre del bambino nell'incubatrice accanto a quella di Bea si volta ad osservarmi, Ginevra invece, rimane ferma nella sua posizione, l'unico segno che mi fa capire che ha avvertito la mia presenza è un piccolo sussulto. L'infermiera milf, osserva la strana reazione della madre di mia figlia e si struscia ancora di più con la scusa di mostrarmi come inserire le mani nei due fori sull'altro lato della culletta termica.

"Non abbia paura Alessandro, il suo tocco farà solo bene alla piccola."

Non vedo l'ora che se ne vada quindi metto le mie mani all'interno dell'incubatrice e accarezzo la mano di Bea con il mio indice lei si aggrappa stringendolo forte e tutto il resto sparisce, infermiera milf compresa. La prima cosa che penso guardandola è che somiglia molto a sua madre, la seconda che ha la forza di una lottatrice. Mi emoziono e le lacrime iniziano a scorrere incontrollate sul mio volto, resto a guardare quel piccolo miracolo, ma non riesco a dire nulla. Anche Ginevra non parla, ma a un certo punto si mette a leggere un libro di favole tenendo una manina della piccola nella sua, ma senza mai guardare nella mia direzione. Le sono grato di aver riempito il silenzio con la sua voce, non è limpida e cristallina come sempre e sento la fatica che fa per non farla tremolare, ma sa d'affetto, d'amore, di dolcezza infinita.

Restiamo fin quando c'è permesso e poi Ginevra entra in un'altra stanzetta, chiedo ai ragazzi rimasti lì ad aspettarci cosa sta facendo e mi spiegano che si tira il latte in modo che possano somministrarlo a Bea. La bambina nel frattempo si mette a piangere, è stata buona fin quando le siamo stati accanto, ma non appena l'abbiamo lasciata sola, la disperazione l'ha colta. Non riesco a descrivere la tempesta d'emozioni che mi si è scatenata dentro, so solo che vorrei scardinare la porta e tornare dalla mia bambina e poterle restare accanto per sempre. Ora capisco cosa intendeva Roberto quando mi ha detto che non sarei più riuscito a fare a meno di lei, sento già di appartenerle cuore e anima. Una parte di me comprende anche Ginevra e la sua voglia di tenere la piccola al sicuro perché dopo averla vista, è il primo desiderio che ho provato.

Come uno stupido le parlo da dietro il vetro e la rassicuro dicendole che sono qui, che il suo papà è con lei, lo faccio alzando la voce attirando l'attenzione dell'infermiera milf, che mi invita a calmarmi toccandomi nuovamente il braccio e a quel punto non mi trattengo più.

L'ultimo RoundDove le storie prendono vita. Scoprilo ora