Quanto è difficile dire addio?

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Bella's pov

Pioveva. La mattina del 17 febbraio, mi svegliai in camera mia e come un automa andai in bagno, doccia veloce e poi dritta verso l'armadio. Lo aprii e una triste risata, repressa subito con amarezza mi comparve in volto, per la prima volta non avevo problemi di look, di vestiti neri ne era pieno zeppo. Presi il tubino nero a manica lunga e lo indossai goffamente, gli abiti non facevano per me. Scesi al piano di sotto dove c'erano Edward ed Alice pronti ad attendermi. Il primo mi aiutò ad indossare il soprabito nero e la seconda mi passò la pochette. La presi anche se consapevole che non mi sarebbe servita a molto... Le fui in ogni caso grata, perché aveva pensato a tutto lei, io ero una frana con l'organizzare qualsiasi cosa, figuriamoci una commemorazione funebre.


Una distesa di ombrelli neri era lì nel cimitero, dove venivano dati gli ultimi saluti al capo Swan, tutti gli uomini della polizia locale erano lì, i parenti gli amici suoi e soprattutto i miei. Mi voltai distrattamente e trovai gli occhioni marroni di Emmet, che accennò un cauto sorriso, accompagnato a sua volta da Rosalie, poco più dietro notai anche Angela, Jessica e gli altri di scuola. Mentre qualcuno parlava e onorava la memoria di Charlie, mi voltai dal lato opposto e trovai Alice e Jasper, gli occhi puntati su di me, aria triste in volto, accanto a loro Esme e Carlisle Cullen...
Abbassai lo sguardo, lì difronte alla fossa nella quale a breve avrebbero sepolto mio padre e non riuscivo a capire come mi sentissi realmente, nonostante fossi d'avanti all'evidenza, mi sentivo vuota, spenta come se la cosa non mi facesse né male, né bene. Avrei dovuto piangere, urlare, straziarmi dal dolore ma niente...


Le lacrime uscivano senza che io me ne rendessi effettivamente conto, senza che io provassi emozioni. La mano di Edward mi accarezzò lievemente la schiena, incoraggiandomi ad omaggiare Charlie con il lancio del primo fiore. Eccola una fitta al cuore, mentre prendevo la rosa gialla e la lanciavo lì sulla cassa lucida in legno massello...
Per un breve istante, uno soltanto, sentii gli occhi bruciare, le lacrime salate scorrere sulle mie labbra e un pezzo del mio cuore andare in frantumi "Addio papi".


Mi allontanai velocemente sotto la pioggia incessante, seguita a ruota da Edward, Jasper e Alice.
Anche i giorni seguenti, quando mi dividevo tra la visita giornaliera in ospedale e quella al cimitero loro erano con me. Erano estremamente cauti e si, in quegli ultimi giorni anche troppo appiccicosi, avevo bisogno di stare sola, di sfogarmi, ma loro erano sempre là e quando mi trovavo con loro, mi sentivo strana come se ad un tratto la voglia di star male non ci fosse più, come se all'improvviso stessi... Bene?
Sclerai tra me e me: era mai possibile? Non potevo stare bene, non era nel naturale fluire degli eventi. Io dovevo soffrire, dovevo piangere giornate intere fino ad addormentarmi. Dovevo provare emozioni e invece tutto sembrava andare al contrario, come se i miei stati d'animo fossero guidati, gestiti da qualcuno.


***


Era il pomeriggio del14 Marzo, le giornate cominciavano leggermente ad allungarsi, e dopo settimane di pioggia, per la prima volta c'era il sole.
Fissavo ancora incredula la lapide sulla quale c'era inciso il suo nome...

Charlie Swan
N. 25/11/1966 M.14/02/2010



Era già passato un mese e mi meravigliai dellavelocità con cui i giornierano passati, solitamente quando accade qualcosa di brutto, sembranosempremomenti infiniti, giornate vuote e inutili una sempre uguale allaprecedente.Il fruscio del vento tra le foglie e qualche timido cinguettio tra glialberierano lì a farmi compagnia in quei minuti o forse ored'immobile inespressività;
non erano gli unici però, nonostante fossi assorta tra imiei pensieri eroconvinta di aver visto qualcuno osservarmi da lontano, ma quando misoffermaisul punto in cui ero certa ci fosse la persona non trovai nessuno.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 05, 2018 ⏰

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