•Capitolo due•

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Dopo un'ora e mezza in sala relax, finalmente potevamo ritornare all'hotel. Quando entrai nella mia stanza, composta da me, Nicole, Emma e Carmen, mi buttai sul mio morbido e comodo letto che non vedevo da sta mattina presto.
«Dio quanto mi eri mancato» dissi al mio letto, affondando il volto nel cuscino facendo in modo che i miei lunghi capelli castani si spargessero su tutta la faccia. Chiusi gli occhi, facendo finta di dormire. Le ragazze si avvicinarono a me sbruffando e, probabilmente, alzando gli occhi al cielo.
«Ehi signorina, oggi verrai con noi in qualunque posto andiamo e non si discute» esclamò Nicole scuotendomi.

«Non mi sento bene, mi fa male la testa» mi lamentai.
«Si si certo, l'altro ieri dicevi che avevi la febbre, due giorni fa avevi il ciclo, tre giorni fa, invece, ti faceva male la gamba... questa stanza è diventata peggio di un ospedale» puntualizzò Carmen.
«Questa volta è vero»
«Perciò vuoi dire che tutte le altre volte era una bugia» merda, Emma sapeva sempre come imbrogliarmi.

Non mi era mai piaciuto uscire, preferivo di gran lungo starmene a casa, nel mio comodo letto, passando la maggior parte del tempo tra Netflix e serie tv. Le ragazze avevano sempre cercato di convincermi ad uscire con loro e gli altri ragazzi, ma avevo sempre rifiuto tranne alcune volte che mi avevano letteralmente trascinata fuori dalla stanza.
«Mi fa male la gola, non posso prendere freddo se no non potrò cantare» mentii un'altra volta, facendo un finto colpo di tosse.
«Fammi vedere la gola?» mi chiese Nicole.
«No, davvero ragazze voglio rimanere in camera»
«Tu vieni con noi e non si disc...» stava per dire  Carmen, quando venne bloccata da qualcuno che bussò alla porta. Emma andò ad aprire, e Biondo si catapultò nella stanza.

Oh no.
Adesso potevo dire addio al mio letto.
«Ragazze, avete già conosciuto Ira... ehi ma che succede?» domandò Biondo, sicuramente avvicinandosi.
«Secondo te?» esclamò Nicole. Biondo sbruffò rumorosamente, esasperato.
«Sara, ti conviene alzarti, altrimenti farai una bruttissima figura con Irama» quasi mi ricattò Simone.

Merda. Non sapevo ci fosse anche Irama. Ma tutte le altre sapevano che non avrei cambiato idea facilmente.
«Ragazzi seriamente non voglio uscire» dissi alzando, finalmente, la testa dal cuscino, mettendomi a gambe incrociate sul letto. Guardai Irama, che mi fissava con quei suoi occhi ghiaccio, intensamente, distolsi subito lo sguardo. Non riuscivo a reggerlo. Ed era la prima volta. Mi sentivo leggermente in imbarazzo, cosa che di solito non capitava mai. Ero una ragazza abbastanza testarda ed estroversa, mi imbarazzavo pochissime volte, ma questa volta era diverso. Mi sentivo in imbarazzo, forse per la presenza di Irama, il suo sguardo sul mio corpo mi metteva in soggezione. E sapevo che mi stavo comportando da bambina, ma volevo veramente restare nella stanza.
«E va bene» disse Simone, rassegnato. Tirai un sospiro di sollievo, finalmente li avevo convinti e avrei potuto passare un'altra serata in pace.

Fece per andarsene, ma poi si girò verso di me con un sorrisetto strano, che mi inquietò molto.
«Questo vuol dire che... se tu non starai con noi, noi staremo con te... qui... nella tua stanza... tutti insieme» spalancai gli occhi. Ecco lo sapevo che era stato troppo semplice. Ma da dove gli venivano queste strane idee?
«Cosa?»
«Hai capito benissimo, non c'è bisogno che ti ripeta» pronunciò questa volta Irama, lo guardai fulminandolo con lo sguardo. Era odioso, lo conoscevo da meno di ventiquattro ore e già era entrato nella lista delle persone che mi stavano sul cazzo.

«Ho per caso chiesto a te?!» dissi incrociando le braccia al petto.
«Oh no, ma sentire tutte ste lagne da parte di una ragazzina...» e no ora ne avevo abbastanza! Lo bloccai, alzandomi e andando verso di lui.
«Senti, non provare mai più a chiamarmi ragazzina, chi cazzo ti credi di essere?» venni subito fermata da Simone che mi mise una mano sulla bocca per farmi stare zitta, facendomi girare direzione. Irama mi guardava con un sorriso soddisfatto e le braccia incrociate al petto.
«Mi stai letteralmente sul cazzo, e se pensate che io debba passare una intera serata con lui, scordatevelo» dissi dirigendomi alla porta della camera per uscire.

«Tsk, non fa una piega» sentì dire prima che io mi chiudessi la porta alle spalle, e pronunciassi uno: "stronzo" quasi impercettibile, dirigendomi sul terrazzo dove avrei potuto stare tranquilla, lontane da tutti, lontana da lui.

Voglio solo te//Irama//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora