•Capitolo ventisette•

1.6K 89 5
                                    

«Buonasera» dissi entrando nello studio ritrovandomi di fronte Paola Turci, seduta al suo solito banco. Mi aveva convocata per la sfida. Scesi le scale con il microfono e la bottiglia d'acqua in mano.
«Ciao Irama» rispose guardandomi con le braccia incrociate al petto, senza nessuna espressione in viso.

Mi posizionai al centro, guardandola con il cuore a mille.
«Irama sai che io ti ho messo in sfida perché devi dimostrare di meritare di stare qui, ed essendo entrato tardi rispetto agli altri cantanti devi farti il mazzo» continuò. Annuì con l'acqua in bocca inclinando la testa.
«Sarà fatto» affermai sicuro di me, anche se sicuro non lo ero per niente.
«Sarà fatto?» domandò sospirando. Annuì ancora senza proferire parola.

«Chiamo questi cinque sfidanti, li invito ad entrare se è possibile» disse volgendo lo sguardo verso i cinque ragazzi che uscivano piano piano con la felpa rossa. Li guardai uno ad uno, erano quattro ragazze e un ragazzo con la chitarra.
Mi girai verso la Turci accennando un sorriso e così fecero anche gli sfidanti.
«Come ti ho detto ho intenzione di farti fare una sfida contro tre di loro. Una sfida che come ti ho detto l'altra volta Irama in realtà è con te stesso, devi arrivare dentro quel te stesso, dove ancora magari non sei arrivato, eh?» mi spiegò scandendo bene le parole. Annuì ancora ad ogni sua parola.

Dopo varie spiegazioni, finalmente potei ritornare in sala relax. Più agitato che mai.

~~~~

Mi buttai sul mio letto più agitato che mai, non volevo parlare né vedere nessuno.
Avrei potuto ferire chiunque in quel momento, ero troppo fuori di me.
Per fortuna tutti gli altri erano rimasti nella hall dell'albergo o ancora in studio.

Dovevo dare il meglio di me sabato, non potevo perdere. Come aveva detto la Turci era una sfida più con me stesso e dovevo superarla a tutti i costi. Gli sfidanti erano tre, uno scelto da me, che senza dubbio avrei scelto Marco l'unico ragazzo, uno dalla Turci, che quasi sicuramente sarebbe stata la sfida più ardua e uno scelto dai miei compagni, che speravo fossero stati clementi con me.

E se non fossi davvero in grado di superare la sfida? Se venissi eliminato?
Scossi la testa. No, non potevo e non volevo. Non volevo assolutamente lasciare tutto questo, lasciare la mia musica e ritrovarmi senza nessuno, lasciare i miei amici, lasciare Sara... Ero qui per realizzare il mio sogno, per riprendermi ciò che mi era stato negato in passato, per ricominciare a vivere e a fare musica. E questa era l'unica cosa che m'importava più di tutte.
Ero così assorto dai miei pensieri che non sentì la porta aprirsi e una figura avvicinarsi a me.

Sentì una piccola mano accarezzarmi la guancia, sussultai a quel contatto. Voltai lo sguardo e incrociai i miei occhi ai suoi.
«Sei ancora preoccupato?» mi domandò flebilmente.
«Che cazzo di domande, sono sempre preoccupato» risposi stizzito distogliendo subito lo sguardo. Lei smise di accarezzarmi la guancia e ritrasse la mano.
«Ricordi il discorso che ti feci sabato? Tu riuscirai a superare quella sfida e a battere quei...» disse prima che io potessi interromperla.

«Ah sta zitta, Sara, non ho bisogno di nessun sostegno morale. E non ho bisogno neppure di queste stupide frasi di circostanza, perché me le diresti comunque anche se io facessi schifo.
Ho bisogno solo di rimanere da solo» sputai più freddo che mai. Contrasse le sopracciglia e increspò le labbra, era davvero buffa!
«I tuoi occhi dicono tutt'altro» affermò sicura di se spiazzandomi del tutto.
«Cosa intendi dire?» chiesi non capendo niente, corrugando le sopracciglia.

«Che in realtà non vuoi rimanere da solo, che hai bisogno di conforto più che mai e che hai bisogno di qualcuno che ti dica che sei più bravo di tutti gli altri e che ce la puoi fare. E non vuoi ammettere che in realtà hai paura di lasciare tutto questo e hai paura di rimanere solo ancora una volta.
Quando sei arrabbiato ti contraddisci da solo, dici tutt'altro di quello che pensi, e per la prima volta sono riuscita a capire tutto questo dai tuoi occhi che di solito sono così spenti e inespressivi ma oggi sono così tristi e impauriti. So che ce la farai Filo, so che sei forte e che riuscirai a vincere questa sfida per ciò che ami di più al mondo» concluse spiazzandomi del tutto. 

La guardai con gli occhi e la bocca spalancati. Mi ricomposi ritornando il solito stronzo di sempre. Non poteva avere ragione, non potevo essermi messo così a nudo davanti a lei.
«Non capisci un cazzo Sara, vai e lasciami da solo» pronunciai vedendo la scintilla nei suoi occhi spegnersi del tutto.
Sospirò sonoramente per poi sorridere dolcemente. Sapevo di averla ferita ma lei non lo dimostrava anzi sorrideva. La guardai perplesso.

«Non capisci un cazzo Filo» ripetette lei sorridendo ancora e sospirando. Si tolse le scarpe e si stese accanto a me nel mio letto, accucciandosi vicino al mio petto.
Alzò lo sguardo verso di me notando la mia espressione stralunata.
«Continui a non capire un cazzo» disse ancora.
«Se ti dico una cosa la smetti di comportarti da stronzo, pensando di potermi ferire così da allontanarmi da te?» mi domandò incastonando i suoi occhi nei miei.

Mi ci perdevo sempre in quei dannati occhi.
Annuì senza sapere bene le sue intenzioni.
«Se continui a mentire a te stesso e a contraddirti così non riuscirai mai a superare la sfida contro te stesso» affermò facendomi riflettere. Aveva fottutamente ragione. L'aveva sempre.
D'istinto la abbracciai forte, nascondendo il mio viso nell'incavo del suo collo e inalandone il suo dolce profumo.

«Non so come fare, non sono stabile» sussurrai cedendo alle sue parole veritiere.
«Devi crederci, piuma. Non devi sempre nasconderti e far uscire la parte peggiore di te quando sei in difficoltà. E devi smetterla di essere sempre così lunatico» rise facendomi uscire completamente fuori di testa. Cosa mi stava combinando? Davvero non sapevo cosa provavo ogni volta che stavo con lei, l'unica cosa certa era che stavo bene con lei e che ero felice di averla tutta per me.

Alzai il viso guardandola ridere.
«Ma tu mi vuoi lo stesso, anche se sono lunatico» dissi facendo la faccia da cucciolo uscendo di poco il labbro inferiore.
«Certo, bimbo» sussurrò guardando le mie labbra.
«Ehi, 'bimba' ti posso chiamare solo io» affermai facendola ridere nuovamente.
«Mh, no... bimbo» disse ancora a un passo dalle mie labbra sorridendo.
La guardai per poi avvicinarmi alle sue labbra e baciarla dolcemente.

Sorrise nel bacio.
«Com'è che era? Ora voglio solo te?» domandò sulle mie labbra mentre io continuavo a dargli piccoli baci.
«No spoiler» risposi facendola nuovamente ridere.
«Ma quindi me la stai scrivendo la canzone?» chiese ancora.
«Non ti dico niente» la canzonai ridendo.
«Stronzo»
«Zitta e baciami» sussurrai baciandola nuovamente.

Voglio solo te//Irama//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora