•Capitolo cinquanta•

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«Ma che minchiata è mai questa?» domandò Simone allibito tanto quanto me.

La verità è che non lo sapevo nemmeno io. Non sapevo cosa cazzo stesse succedendo, chi era quella tizia né tantomeno cosa avesse combinato mio padre. E in quel momento avevo solo paura. Paura di sapere la verità.

«Non ci sono altre email?» chiese Jessica in fibrillazione.
«Questa è la più recente, non ne ho idea...» risposi col fiato sospeso, tornando poi nella schermata iniziali scorrendo tra le email.
Notai lo stesso indirizzo email di prima e senza esitazione ci cliccai sopra.

"Ti chiamo da giorni, continui ad ignorarmi!
È già da un paio di settimane che Jessica è entrata ad Amici e tu non ti sei fatto vivo. Cazzo, Orazio, è tua figlia! Potrai non averla mai conosciuta ma è sangue del tuo sangue. Non voglio che tu faccia niente, non ho nessun rancore verso i tuoi confronti ma voglio solo che ci sia verità in tutto questo. Dovremmo parlarne con le nostre figlie, si sono incontrate per caso e non è giusto mentirle ancora.
Fatti sentire.
                                                                  Sandra"

Mi si formò un gruppo in gola. Sbiancai di colpo e calò silenzio in tutta la stanza. Nessuno sapeva che dire, nessuno sapeva cosa fare.
Ed io non sapevo che pensare!
Non ci potevo credere. Cazzo, Jessica era mia sorella e io l'avevo saputo solo ora! Anzi l'avevamo saputo solo ora.
Poi ricordai tutto. Ricordai di quando Jessica entrò nella scuola e di tutte le somiglianze che c'erano tra noi...

«Cosa c'è?»
«Oh, no niente, il tuo viso mi sembra famigliare»
«In realtà lo avevo pensato anch'io»
«Vi somigliate molto, devo dire. Non sarà che siete sorelle?» domandò Filippo, ridendo.
«No, vivo in Sardegna da quando sono nata con i miei genitori, e di sicuro non sono stata adottata» ironizzò ridendo.

«Io...» cercai di dire, ma la verità è che non sapevo che cazzo dire.
Girai lo sguardo verso Jessica affianco a me che aveva ancora lo sguardo fisso sul computer ed era sbiancata di colpo.
Cazzo non sapevo se esserne felice o meno.

«Ragazze forse sarebbe meglio che le lasciassimo sole...» sussurrò Simone alzandosi dal letto ancora intontito, poggiando una mano sulla spalla di Emma e rivolgendo uno sguardo a Carmen, che si alzarono subito dopo.
«Risolvete mi raccomando» disse Carmen dandoci un bacio sulla guancia con un sorrisino forzato.

«Vi voglio bene» continuò poi Emma avvicinandosi alla porta per poi aprirla ed uscire seguita a ruota dagli altri due.
«Bene, non potrebbe andare peggio, no?» ironizzò Jessica con una scrollata di spalle.

«Io non ci posso credere, davvero»
Ad un certo punto sentì il mio telefono vibrare e subito volgemmo lo sguardo su di esso, e notai l'ultima persona con cui quel giorno avrei voluto parlare.

«No, Sara rispondi. Fai finta di nulla»
Seguì il suo consiglio dopo averci pensato per qualche secondo, ed accettai la chiamata.

«Pronto, amore, tutto bene lì?»
«Si, tutto bene»
«Senti, volevo chiederti... non è che per caso hai preso il mio pc?»
«Si, l'ho scambiato...»
«Merda!»
«Qualcosa non va papà?» domandò Jessica subito dopo, facendo calare uno strano silenzio in chiamata.

«Sara... sei tu?» chiese dopo poco mio padre col fiato sospeso.
«Ma come non mi conosci? Ah vero, no!» sputò tutto d'un botto Jessica.
«Non capisco... chi sei?»
«Davvero non sai chi sono? Il nome Jessica ti dice qualcosa?»
Dopo quella domanda, mio padre smise di parlare. Calarono minuti interminabili di silenzio, finché non sentimmo un lungo sospiro al di là del telefono.

Avevo ansia, come mai avuta in vita mia. Non avrei mai potuto immaginare che mio padre avesse avuto una figlia da un'altra donna che non fosse stata mia madre! Mia madre! Chissà se lei lo sapeva...

«Vi posso spiegare...»
«Beh il minimo» risposi stizzita.
«Prima che Sara nascesse, frequentavo Sandra da un pò di anni. Lavoravamo insieme e, come in molti casi, ci prendemmo una cotta tra colleghi. Una stupida cotta, non eravamo del tutto innamorati! Io ero fidanzato con tua madre, mentre Sandra con tuo padre, Jessica. Ad una festa, presi dall'euforia ci sbronzammo e finimmo a letto insieme... il giorno dopo facemmo finta di niente e cercammo di tenerlo nascosto, finché dopo un paio di mesi Sandra scoprì di essere incinta, ed il bambino non poteva che essere il mio. Non ne facemmo parola con nessuno e continuammo le nostre vite normalmente, io con tua madre e Sandra con suo marito. Poi anche loro vennero a conoscenza di ciò, e per evitare ulteriori incomprensioni cambiammo città, ma nessuno di noi aveva mai pensato che voi due vi saresti incontrare... è stato uno sbaglio da parte nostra non dirvelo, specialmente a te Jessica, ma era una questione a cui avevamo messo una pietra sopra anni ed anni fa.
Mi spiace tanto ragazze...»

Rimanemmo interdette ad ascoltare quel racconto, ma alla fine non potevamo fargliene una colpa. Era stato uno sbaglio che poi era stato risolto tra loro.

«Grazie per averci raccontato tutto...» sussurrò Jessica, abbassando la testa.
«È brutto parlarne per telefono. Ma vi prometto che una volta che uscirete da lì ci incontreremo e ne parleremo meglio. Adesso ragazze, fate il vostro percorso, godetevelo e date il massimo, noi siamo orgogliosi di voi»
Sorridemmo entrambe per poi chiudere la chiamata poco dopo.

Guardai Jessica, per poi abbracciarla e stringerla a me.

«Ti voglio davvero bene» le dissi stringendola forte a me.
«Anch'io, sorellina»
Era davvero strana quella parola detta in quel momento da lei...

Si alzò, dopo avermi lasciato un bacio sulla guancia, dirigendosi verso la porta per poi aprirla.
«Oh, ciao Filippo» sussurrò Jessica, per poi uscire definitivamente dalla mia camera.

Rabbrividì di colpo a sentir pronunciare quel nome. Mi diressi verso la porta e lo trovai lì, appoggiato allo stipite della porta che mi guardava con il viso leggermente abbassato e le braccia incrociate.
«Biondo mi ha detto tutto...» iniziò fissandomi con quegli occhi gelidi ma che amavo follemente.

«Mi fa piacere»
«Quindi ora, cioè, voi due siete sorelle?»
«A quanto pare»
«Oh, beh almeno sarete in casetta insieme da domani...» disse con un filo di nostalgia.

«Filippo ti prego non rendere tutto ancora più complicato»
«Hai ragione, mi spiace»
Ci fissammo per secondi interminabili, senza sapere bene cosa dire finché non decisi di distogliere lo sguardo a appoggiare la mano alla porta.
«Bene, io... ehm, vado» pronunciò abbastanza impacciato.

Annuì per poi chiudere la porta, fin quando la sua enorme mano tatuata non la bloccò.

«Sara?»
«Mh?»
«Spero che un giorno tu potrai tornare da me... mi manchi da impazzire»

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 30, 2019 ⏰

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