•Capitolo trentanove•

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Guardai fuori dal finestrino, mentre la testa continuava a girare freneticamente e la vista mi si appannava.

Regnava il silenzio in quell'auto, ma non volevo parlare, era come se mi stancassi anche di farlo. Alcune volte, vedevo che Sara mi guardava con la coda dell'occhio, probabilmente per vedere se fossi ancora sveglio.

Troppi ricordi quel giorno, e nonostante avessi provato a bere per soffocare il dolore, era ritornato più forte di prima, come se lo vivessi per l'ennesima volta, e la tentazione di sopprimerlo nuovamente era tanta.

Avrei potuto fare di tutto, davvero di tutto.
Ma non dovevo, per rispetto. Mio e di Sara.
Non meritava di soffrire anche lei con me, non ancora, ecco perché dicevo che era davvero troppo per me.

Lei così pura e limpida, sorridente in ogni momento, spensierata e timida.
Io, invece, così sporco e oscuro, cadevo praticamente a pezzi, e alcune volte mi domandavo cosa ci trovasse di bello in me, ma non trovavo mai il coraggio di dirglielo.

Non mi capitava di stare così bene da anni con una ragazza, da Rolex, anche se quella storia era più complicata del previsto.

Sentì il motore della macchina spegnersi, ritornai alla realtà e notai che eravamo nel parcheggio dell'hotel.

Rimasi ancora in silenzio, non capendo nulla, i pensieri erano troppo incasinati.

«Ti manca?» mi domandò Sara, guardandomi con un ciuffo sottile di capelli davanti agli occhi. Era così tenera!
«Chi?» chiesi aggrottando la fronte.
«Rolex»

Voltai lo sguardo davanti a me, e vidi Sara irrigidirsi di colpo e rattristarsi.
Smise di guardarmi, per poi risistemarsi sul sedile, togliere le chiavi, ed aprire la portella.

«Non lo so» pronunciai d'un tratto.
Lei si fermò con lo sguardo perso verso il finestrino, poi si voltò verso di me e richiuse la porta.

Mi guardò come per farmi continuare.
«Non so davvero se mi manca o meno. Ma so che mi ha cambiato la vita e che se ci fosse stato quel bambino tutto sarebbe diverso, forse in bene o in peggio, ma alla fine l'avrei accettato. Dev'essere davvero bello essere genitori in fondo» dissi appoggiando la testa alla schienale del sedile.

Mi voltai verso di lei, sorridendole amaramente e subito mi guardò con la bocca leggermente aperta.
«Ma so un'altra cosa...» iniziai mentre lei corrucciò le sopracciglia. «che da quando ci sei tu, tutto è più bello» sorrise, mordendosi il labbro.

«Grazie per avermi raccontato tutto»
Mi stava davvero ringraziando?
Le sorrisi, posandole un bacio sulle labbra.

«Cosa ci trovi di bello in me?» domandai sulle sue labbra, vedendola poi stralunata da quella domanda che non sapevo nemmeno da dove mi fosse venuta. Tutta colpa dell'alcol.
Si allontanò un po' da me, sbattendo più volte le palpebre.

«Beh» arrossì, ma poi si ricompose. «Io penso che ognuno di noi, per quanto possa avere un passato oscuro, nasconda dentro di se anche un briciolo di luce, chi più, chi meno, ma tutti ne hanno una. Per quanto tu possa essere arrogante, presuntuoso, egoista e paranoico, hai un lato buono, ed è la cosa più bella che tu abbia, sei speciale quando sei veramente te stesso e non quando fai parlare la parte buia legata al tuo passato. Beh, io ho trovato la tua luce e me ne sono innamorata.» concluse lasciandomi completamente spiazzato e a bocca aperta.

Mai nessuna mi aveva detto questo.
Ed era vero quando dicevo che lei mi faceva bene, perché probabilmente lei era l'unica ad averla notata.

«Mi fai stare bene, bimba» le sussurrai prendendole il volto tra le mani e baciandola.
Era lei quella speciale, in tutti i sensi.
E probabilmente neanche lo sapeva.
Salì a cavalcioni sopra il mio corpo, facendo aderire il suo petto col mio.
Sentì il suo cuore a contatto col mio, battevano in contemporanea, come se fossero destinati a stare insieme.

Spinse il suo bacino verso il mio, facendomi andare completamente fuori di testa, mentre continuavamo a baciarci come se ci dovessimo separare da un momento all'altro.
Si strusciò verso di me e non riuscì a trattenere un gemito di piacere sulle sue labbra, che la fece sorridere.

«Bimba l'autocontrollo non è il mio forte, specialmente in questo stato» le sussurrai con voce roca completamente eccitato. Sorrise mordendosi il labbro, per poi spostarsi i capelli su di un lato, lasciando in bella vista il collo e muovendo ancora il bacino.
Ingoiai rumorosamente, per poi baciarle il collo e passare successivamente al lobo dell'orecchio, gemette affondando le mani tra i miei capelli.

Alzò la testa, sorridendo, per poi abbassare il sedile.
«Mh, mi piace quando prendi l'iniziativa» mugolai per poi baciarla, mi morse il labbro.
Mise le mani sull'orlo della maglietta per poi togliermela del tutto, spostai le mie mani dai suoi fianchi al sedere, e poi le feci risalire per sfilare anche la sua maglietta.

Passai ai bottoni dei suoi jeans, e alla fine ci ritrovammo completamente in intimo.
Posai le mani sulla chiusura del reggiseno giocandoci un po' e poi sfilarlo il secondo dopo, continuò a giocare con i miei capelli tirandoli leggermente o arrotolandoli tra le sue dita.
Mi accarezzò il petto, fino ad arrivare suoi fianchi e calarmi i boxer. Feci lo stesso con i suoi slip.

Aveva ragione!
Potevo anche essere lo stronzo fra tutto gli stronzi, ma con lei, almeno in questi momenti, mi sentivo diverso, lei riusciva a far riaffiorare la parte migliore di me, nascondendo del tutto la mia parte peggiore. E in quel momento, mentre lei gemeva con le mani che graffiavano il sedile e le labbra sul mio lobo, e io le baciavo il collo sommerso dal piacere mentre facevamo l'amore, mi pentii di tutte le volte in cui l'avevo trattata di merda solo perché ero incazzato col mondo e con me stesso.

Mi resi conto per la milionesima volta in un solo giorno di quanto lei potesse essere preziosa. Mi resi conto che quello che provavo per lei non era solo piacere, mi stavo davvero innamorando di lei. E sapevo che tutto questo era un disastro.
Ma sarebbe stato il disastro più bello della mia vita.

Posò la testa sul mio petto esausta quanto me, notai le sue guance arrossate e la sua pelle ambrata. Mi accarezzò il viso sudato, guardandomi e sorridendomi per poi posarmi un bacio leggero sulle labbra.
Riabbassò lo sguardo, chiudendo gli occhi mentre io la stringevo forte a me.

«Ti amo» mi sussurrò quasi impercettibilmente, facendomi rimanere a bocca aperta.

E fui così stronzo ed egoista da tenermi quella frase solo per me, senza riuscire a pronunciare quelle due semplici parole che l'avrebbero resa felice.
E fui così stronzo da non dirle ti amo.

•Spazio autrice•
Ciaooo,
Finalmente ho pubblicato, lo so, ci ho messo parecchio e scusatemi tanto, cercherò di aggiornare nuovamente il prima possibile.
Grazie di tutto.

Voglio solo te//Irama//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora