•Capitolo trenta•

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«Pronte ragazze?» urlò Emma probabilmente vicino alla porta mentre controllava l'orologio. Io ero ancora in bagno impegnata a sistemarmi bene il make up, nel tentativo di nascondere quelle enormi occhiaie. Gli occhi erano ancora un po' arrossati ma non potevo farci granché.
Mi guardai allo specchio e sospirai.
Il correttore non aveva corretto un bel niente e la matita sotto gli occhi mi li faceva sembrare ancora più grandi e rossi di prima.
«Fanculo» dissi rivolta alla me davanti allo specchio.

Avevo dei semplici jeans strappati al ginocchio e una felpa rosa col cappuccio abbastanza larga che avevo ritrovato nell'armadio e che avevo indossato senza sapere bene di chi fosse. O forse sapevo di chi fosse, ma comunque sia non avevo intenzione di cambiarmi.
«Sara!» strillò ancora Emma in prenda a una crisi di nervi. Roteai gli occhi al cielo ed uscì dal bagno.
«Si, Emmina, sono qui, che tanto il tuo ragazzo deve ancora scendere, fidati» esclamai facendo ridacchiare le ragazze e sorridere lei.

«Non siamo fidanzati!» disse di rimando lei.
«Si certo come no» intervenne Carmen sorridendo.
«Devo uscire per forza?» domandai sapendo già la risposta.
«Si, Sara! Non ti lasceremo deprimere da sola di domenica» mi rispose Nicole quasi rimproverandomi. Beh in fondo ci avevo provato! Avevo lottato tutta la mattinata con le ragazze ma avevano continuato a minacciarmi nonostante le avessi detto che dovevo finire di vedere l'ultima puntata della mia serie tv preferita. Cavoli, ero davvero sulle spine!

Saremmo dovuti andare al centro commerciale tutti insieme, ossia: noi quattro, Jessica, Lauren, Grace, Simone, Einar, Filippo il ballerino, Daniele, Luca, Alessandro e... Irama.
«Si, fuck you, io scendo» esclamò ancora Emma prima di aprire la porta.
«Oh, ma di chi sono queste?» chiese la ragazza abbassandosi per prendere qualcosa da terra. Mi sporsi per osservare e vidi un mazzo di rose.
«Te le avrà mandate Simone» affermai sistemando i capelli davanti allo specchio.
«Mh, non credo qui c'è una piuma, chissà chi l'avrà persa» proseguì Carmen ridacchiando.

Mi voltai verso di loro a bocca aperta.
«Davvero c'è una piuma?» domandai ingenuamente.
«Ma no, deficiente» intervenne Nicole.
«È per te» disse Emma porgendomi il mazzo. Lo presi delicatamente.
«Ragazze, davvero, non credo siano per me» affermai sicura di me cercando di ridarle il mazzo. In fondo Filippo non mi avrebbe mai regalato un mazzo di rose, non mi aveva mai regalato niente...
«Per una volta dovresti essere felice del suo gesto. E poi, lui ama le rose!» pronunciò Carmen sorridendo.

«Va bene okay, adesso è tardi, girls come on» strillò Emma uscendo seguita da Nicole e Carmen. Io rimasi nella stanza ad osservare le rose.
«Non vieni, Sara?» chiese Nicole voltandosi.
«No, aspetto Jessica» le risposi sorridendole.

Guardai ancora le rose e toccai leggermente i petali per paura di romperli. Ero ancora scioccata! Sapevo che erano solo delle rose, ma mi meravigliava il fatto che lui mi avesse fatto un regalo. Era uno stupido imbroglio!
Voleva che lo perdonassi, come sempre. Andava sempre a finire così: io che mi addolcivo e lo perdonavo, nonostante tutto...
Non lo aveva fatto per piacere ma solo per ottenere qualcosa in cambio ossia il mio perdono. Avrei dovuto saperlo!
Avevo davvero pensato che mi avesse regalato delle rose per sorprendermi? Ma in fondo cosa avrei dovuto aspettarmi da lui? Nulla, assolutamente nulla.
Ed era per quella ragione, che riempì un piccolo vaso d'acqua e ci immersi le rose, perché sapevo che sarebbero state le prime e le ultime.

~~~~

«Non hai intenzione di perdonarlo?» domandò Jessica affianco a me, mentre guardava i vestiti appesi sulle grucce.
«Non sta facendo niente per ottenerlo, continua a scherzare e ridere con i ragazzi e a mala pena mi guarda. Mi ignora come sempre, potrei dire di esserci abituata, ma non lo sono perché ogni volta fa sempre più male» le risposi, cercando di non guardarla per non scoppiare e continuando ad osservare le magliette piegate sugli scaffali.

Mi guardò e con la coda dell'occhio la vidi fare un piccolo sorrisino di compassione.
«Bugia» affermò solo, facendomi voltare verso di lei stralunata.
«Cosa?» le chiesi non capendo.
«Oggi ti sta praticamente mangiando con gli occhi, non smette di guardarti e di perderti di vista, e ogni volta che lo fa si incupisce di colpo... dovresti perdonarlo se...» continuò ma subito la bloccai.
«Non ha fatto un cazzo per ottenerlo, non posso essere sempre io quella che gli striscia dietro ogni volta che litighiamo» dissi infuriata.

«Stavo dicendo, se se lo merita» esclamò alla fine. Annuì soltanto e la vidi sorridere.
Dopo poco uscimmo tutte dal negozio con alcune buste.
Camminammo ancora scherzando con gli altri.
«A rega, ma quanta roba avete comprato?» chiese Simone scioccato dalle nostre buste, con la mano di Emma intrecciata alla sua. Che tenerezza! Sospirai rumorosamente guardando le loro mani, sentendo subito dopo lo sguardo di Einar e Filippo addosso.

Einar mi sorrise malinconicamente e mi prese sotto braccio. Erano quasi tutti scomparsi, Nicole e Alessandro erano dietro di noi mentre chiacchieravano, Carmen e Filippo si erano allontanati così come Lauren e Daniele e Grace e Luca, eravamo rimasti solo noi: io, Jessica, Emma, Simone, Filippo ed Einar.
«Lo sai che la felpa di Fil non aiuta ne te ne lui?» disse scherzando sussurrando per non farsi sentire. Alzai le spalle sorridendo.
«È la prima che ho trovato» mi giustificai notando poi lo sguardo di Filippo su di noi.

«Ein vuoi un caffè? Dai andiamo al bar» ordinò quest'ultimo ad Einar, quasi sicuramente per farlo staccare da me. Roteai gli occhi.
Tolse il braccio sospirando e sorridendo all'amico, capendo anche lui.
«Ei, anche io e Sara lo vogliamo» gridò Jessica per farsi sentire da Filippo che si girò ed annuì.
«Ma io non lo voglio»
«Tu lo vuoi» disse a denti stretti facendomi ridacchiare. Mi prese il polso ed entrammo dentro il bar.

«Cosa prendete?» ci chiese il barista.
«Tre caffè e un cappuccino» rispose subito Filippo per tutti noi. Sorrisi.
Sapeva che odiavo il caffè troppo concentrato e che invece il cappuccino mi piaceva. Jessica mi diede una piccola spallata sorridendo.
Le nostre ordinazioni arrivarono e pagarono Einar e Filippo, e questa volta io sapevo che non avrei dovuto insistere perché tanto era una battaglia persa già in partenza.
Uscimmo dal bar e notai un enorme negozio pieno di quei strani giochi, dove inserivi un gettone e potevi giocarci.

«Ci entriamo?» domandai con voce da bambina piccola, tutti annuirono ed entrammo. Era davvero gigantesco e c'erano tantissimi giochi. Notai una "macchinetta acchiappa pupazzi" che io fin da piccola avevo sempre adorato e costringevo i miei a giocarci, guardai dentro una vetrina e vidi un'enorme scimmia, era davvero bellissima!
«Oddio Jess, guarda che carina quella scimmia gigante lì» dissi urlando per farmi sentire da Jessica con la faccia schiacciata contro la vetrinetta della macchina.

«Carina!» esclamò con sufficienza per poi portarmi ad un altro gioco dove bisognava colpire le marmotte con un martello di gomma, stavamo ritornando bambine! Dopo aver osservato tutta la sala ed aver provato alcuni giochi, vidi Einar affianco a noi sorridere, ma non vidi Filippo.
«Dov'è Filippo?» domandai guardando dappertutto, ma non trovandolo da nessuna parte.

«Eccolo!» affermarono all'unisono Jessica ed Einar, facendomi voltare, per poi allontanarsi per non so quale strano motivo. Notai Filippo con un grosso pupazzo a forma di scimmia in braccio. L'aveva fatto davvero?
Si avvicinò a me e mi porse il grosso pupazzo, lo presi sorridendo come una bambina di tre anni.
«Come hai fatto a saperlo?» gli domandai notando il pupazzo e poi lui.
«Ti ho sentito. Mi hai fatto sudare per vincerlo» pronunciò sorridendo.

«Grazie Filo» dissi abbracciandolo forte.
«Mi hai perdonato quindi?» chiese nascondendo la testa nell'incavo del mio collo e lasciandoci un piccolo bacio che mi fece rabbrividire.
«Ormai lo faccio sempre» sussurrai guardandolo con una nota di amarezza.
«Mi dai un bacio?» sussurrò di fronte alla mia faccia.
«I baci non si chiedono...» affermai. Sorrise e mi baciò dolcemente. Intrecciò la sua mano alla mia e raggiungemmo gli altri.

L'avevo perdonato ancora una volta e non riuscivo a farne a meno.
E mentre lo perdonavo sentivo che piano piano mi stavo autodistruggendo.
E lo avevo perdonato sapendo che non mi avrebbe mai chiesto scusa.

Voglio solo te//Irama//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora