•Capitolo tre•

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Ero, ancora seduta sulla panchina in terrazza. Avevo le gambe contro il petto, le braccia avvolte ad esse e il mento sulle ginocchia, con lo sguardo rivolto davanti a me, sul meraviglioso paesaggio di Roma di notte.
Si stava così bene.
Stavo bene da sola, potevo riflettere, pensare e rilassarmi con me stessa, senza nessuno che mi infastidisse.

Quella sera tirava un po' di venticello, ma in fin dei conti si stava bene, e poi era davvero molto piacevole. Mi sarebbe piaciuto abitare a Roma e per quel poco che avevo visitato, date le mie rare uscite, ero rimasta esterrefatta da tutto.

E mentre ammiravo il paesaggio e mi lasciavo cullare dal leggero venticello, la mia mente viaggiava. Pensavo a tutto. Non ad una cosa in particolare, ne a ciò che era successo poco prima nella stanza, perché sinceramente non m'importava più di tanto. Non mi era mai importato di ciò che le persone dicessero su di me, perché le loro parole potevano ferire e ostacolare i tuoi obbiettivi, portarti alla rovina. Perciò avevo sempre preferito passare avanti, lasciare tutto alle spalle e vivere la mia vita a modo mio, con le mie scelte e i miei sogni, senza pensare a nessun altro.
Pensavo a tutto il percorso fatto fino ad ora, alle belle esperienze e al mio viaggio che era appena incominciato, quando una mano si poggiò sopra la mia spalla, facendomi sussultare.

«Sara» mi voltai di scatto e quando riconobbi il viso della ragazza che mi stava davanti, mi portai una mano al petto, tirando un sospiro di sollievo.
«Carmen, Dio che spavento» si sedette accanto a me, guardandomi.
«Mi dispiace per quello che è successo in stan...» disse prima che io la fermassi con un gesto della mano.
«Nah, figurati sai cosa m'importa. Non me ne faccio niente delle sue parole tantomeno di ciò che pensa, specialmente perché non mi conosce per niente e non sa come sono in realtà»
«Sai per quanto possa essere figo è davvero un arrogante e un presuntuoso. Nonostante Simone l'avesse ripreso sul suo comportamento, ha continuato col suo atteggiamento da montato del cazzo»
«Ma continuasse, non farà molta strada» pronunciai alzando gli occhi al cielo.

«Ed è qui che ti sbagli» all'improvviso un'ombra, oscurata dalla luce della luna, si presentò davanti a noi facendoci spaventare.
«Cazzo, Filippo, mi hai fatto prendere un colpo» disse Carmen, portandosi una mano sul petto.
«Comunque Simone mi ha mandato a chiamarti, dice che ti vuole parlare e vuole, anche, che mi scusi con te» pronunciò puntando i suoi magnifici occhi sul mio esile corpo.

«Ma tu ovviamente non lo farai, giusto?» domandai alzando un sopracciglio, aspettandomi una risposta chiaramente ovvia.
«Ah, ma allora sei sveglia, piccola» pronunciò accennando un sorriso con un tono sarcastico. Alzai gli occhi al cielo.
«Dov'è Simone?»
«Nella hall»
Mi alzai e mi diressi verso le scale, seguita dai due ragazzi, i quali non proferirono parola. Quando arrivai nella hall, trovai tutte le mie compagne di stanza più Simone seduti sui divanetti della grande stanza.

Simone, quando mi vide si alzò e mi venne incontro.
«Tutto bene?» mi domandò appoggiando una mano sulla mia spalla.
«Certo, meglio di così» risposi sorridendogli, affiancata da Filippo. Simone posò il suo sguardo su di lui e lo fissò, stringendo gli occhi.
«Gli hai chiesto scusa?» gli chiese incrociando le braccia. Filippo fece per parlare ma lo precedetti io.
«Andiamo Simo, sembri mio padre! Comunque si, l'ha fatto, sta tranquillo» pronunciai mentendo, ritrovandomi lo sguardo del ragazzo accanto a me, stranito dalla mia affermazione.

Simone annuì poco convinto e si allontanò andando dal resto delle ragazze, ancore sedute sul grande divano.
«Perché?» mi domandò guardandomi con uno sguardo piuttosto serio, posai gli occhi su di lui.
«Perché conosco Simone e so che se avessi detto il contrario, avrebbe iniziato una lunga e noiosa predica. E anche se mi stai antipatico mi sarebbe un tantino dispiaciuto» lui sorrise divertito.
«Antipatico? Ho capito bene?» domandò con quel sorrisetto stampato sul viso.

«Certo, non c'è bisogno che ti ripeta» gli risposi imitando ciò che lui mi aveva detto prima. Sorrise ancora, e dovevo ammettere che aveva un sorriso meraviglioso. Peccato per il suo carattere perché sarebbe stato davvero un ragazzo stupendo. Nel vero senso della parola.
«Noi due potremmo andare d'accordo»
«Questo lo pensi tu» dissi, rivolgendogli un ultimo sguardo ricambiando il sorriso, e mentre mi dirigevo verso gli altri ragazzi lo vidi scuotere la testa divertito.
Quel ragazzo mi avrebbe fatto impazzire.

Spazio autrice•
Ciao a tutti, questo è il mio nuovo libro, dedicato questa volta ad Irama. Spero che questi primi capitoli vi piacciano. E non vi dimenticate di lasciare un commento e votare.
Baci🌹

Voglio solo te//Irama//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora