•Capitolo trentaquattro•

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Aprì gli occhi lentamente, notando gran parte della mia camera completamente buia, c'era solamente una piccola luce accesa sul comodino alla mia sinistra.
Mi strofinai gli occhi con una mano e solo allora mi accorsi che l'altra era intrecciata a quella di Filippo.
Voltai lo sguardo verso di lui, e sorrisi a quella visione.

Era seduto a gambe aperte sopra la poltrona, con il viso appoggiato sulla sua spalla e la bocca leggermente aperta. Lo fissai per minuti interminabili, notando che il suo viso era ancora più bello illuminato solamente dalla luce soffusa della lampada. Anzi, era ancora più bello quando dormiva!
Sembrava un bimbo!
Aveva passato la gran parte della serata a prendersi cura di me, facendo l'impossibile per farmi abbassare la febbre, dormendo persino sopra una scomoda poltrona.

Mi si stringeva il cuore a quella scena e specialmente a quel ricordo.
Doveva essere così più spesso.
Non volevo svegliarlo, era così tenero! Ma non volevo neanche lasciarlo dormire scomodo in quel modo. Fissai il suo viso, cercando mentalmente una soluzione che non arrivava, e a un certo punto le palpebre cedettero.

Dopo una decina di minuti sentì la porta aprirsi. Ero cosciente, non ero del tutto addormentata, ma ero troppo pigra in quel momento per aprire gli occhi e parlare con le ragazze.
«Ira, Ira» sentì sussurrare Nicole al ragazzo di fianco a me, mentre probabilmente lo scuoteva per svegliarlo. Lui dopo vari mugolii si svegliò e tolse la sua mano dalla mia.
«Siete tornate?» domandò con la voce roca e ancora assonata.
Adoravo la sua voce appena sveglio.

«Si» rispose Nicole, e vidi un'ombra davanti a me e dedussi che Filippo si fosse alzato.
Sentì la sua mano fredda, a causa degli anelli, sulla mia fronte.
«La febbre si è abbassata» affermò il ragazzo.
«Quanta ne aveva prima?» sussurrò Emma.
«Trentanove» rispose Filippo, lasciandomi poi un bacio sulla fronte.
«Io vado, buonanotte ragazze» continuò poi uscendo dalla camera.

Sentì nuovamente una mano sulla mia fronte.
«Menomale che c'era lui, le si è abbassata del tutto» esclamò Carmen per poi distendersi accanto a me, sul letto matrimoniale che quel giorno avevo occulto io.
E poi non sentì più niente e mi addormentai definitivamente, cadendo in un sonno profondo.

~~~~

La mattina dopo mi svegliai e per mia fortuna la febbre era passata del tutto, ma aveva lasciato spazio ad un gran mal di testa, ed in più mi ero svegliata molto malinconica.
Sospirai pesantemente.
Mi mancavano i miei genitori come mai prima d'ora! Ma più di tutti mia mamma! Quando ero a casa non avevo mai dato molto importanza a tutto ciò, ma ora che ero lontana da loro mi mancavano un casino. Ci sentivamo tutti i giorni, ma ciò non bastava.

Quando stavo male, o avevo la febbre, lei c'era sempre per prendersi cura di me, anche se potevo benissimo cavarmela da sola, ma a me andava bene così, nonostante alcune volte mi arrabbiassi con lei perché troppo opprimente.
E la sera prima, ritrovarmi in quello stato, senza la sua costante presenza, mi sentivo estremamente sola e piena di responsabilità che forse prima di allora non avevo mai dato fin troppa importanza.

Dovevo cavarmela da sola, ma poi era arrivato Filippo che in quel momento aveva preso il posto di mia mamma e mi sentivo meno sola. Mi mancava davvero tanto!
«Sara sei sveglia?» mi domandò Carmen con la voce impastata dal sonno, girandosi verso di me. La guardai, sorridendole dolcemente per poi alzarmi dal letto.
«Si» risposi sbadigliando.
«Come stai?» chiese ancora.
«Meglio dai, solo un po' di mal di testa» dissi dirigendomi verso il bagno, mentre la ragazza continuava a fare strani versi, ridacchiai.

Mi lavai e mi vestì per poi ritornare dopo una ventina di minuti in camera, trovando tutte le ragazze sveglie.
«Sara» urlò tutta felice Emma venendomi incontro, mentre io la guardavo interrogativa così come le altre.
«Cosa c'è?» le domandai non capendo una cippa.
«Stai bene, vero? Ti è passata la febbre?» domandò toccandomi la fronte e controllando tutto il resto del mio corpo, come per trovare qualcosa fuori posto.

«Si, Emma. Sto bene, ma cosa fai?» le chiesi ridacchiando cercando di farla stare ferma.
«Sei sicura al cento per cento?» disse ancora più esaltata di prima, saltellando come una bambina di due anni.
«Certo» le urlai in faccia ridendo. «Ma perché?» continuai attendo una sua risposta che poi non tardò ad arrivare.
«Perfetto, perché stasera usciremo tutti e quattro insieme: io, te, Simone ed Irama» affermò con non chalance sdraiandosi sopra al suo letto, guardando il soffitto.
Ma quanto cazzo era innamorata?

Spalancai gli occhi e la guardai boccheggiando.
«Cosa?» gridai scioccata, sperando di aver sentito male.
«Usciremo stasera tutti e quattro, vuoi lo spelling?» domandò ironicamente scandendo le parole.
«Stai scherzando? E me lo dici così?» chiesi aprendo le braccia, mentre lei alzò il busto dal letto e mi guardò con una sopracciglio alzato.
«E come dovrei dirtelo? In giapponese?» rispose con sarcasmo.

«Ma quando lo avete deciso? E perché io non so mai niente?» cercai di avere più spiegazioni sparando domande a raffica.
«In realtà penso che neanche Irama sappia nulla e che lo abbia saputo proprio ora come te» mi rispose sistemando i suoi vestiti nell'armadio, per prenderne poi di nuovi.
«E sentiamo, chi ha avuto questa brillante idea?» domandai marcando il "brillante" mettendo le mani sopra i fianchi.
«Io» esclamò, mentre qualcuno bussava alla porta. Nicole si precipitò ad aprire ed entrarono Filippo seguito poi da Simone, con la mia stessa identica espressione.

«Qui la storia si fa lunga, io vado da Jessica» esclamò Carmen alzando gli occhi al cielo, seguita poi da Nicole che ridacchiava.
Guardai il mio ragazzo.
«Tu sei d'accordo?» mi chiese puntandomi il dito contro. Alzai le spalle.
«È uguale» risposi.
«Lo prendiamo per un sì» disse Emma entrando in bagno tutta sorridente.
«Voi due...» iniziò Simone indicandoci. «Siete davvero identici» continuò facendoci aggrottare la fronte.

«Che vuol dire?» rise Filippo.
«Che avete avuto la stessa identica reazione, bro. Stai ancora a dormì te» esclamò il biondo dando una piccola spinta sulla spalla all'amico.
«Voi due potevate anche tenerci in considerazione» affermai sorridendo.
«In realtà ha deciso tutto Emmina» si giustificò Simone alzando le mani, facendomi scuotere la testa e sorridere.

«Io scendo a fare colazione, venite?» cambiai discorso dirigendomi verso la porta.
«Io aspetto» rispose il romano indicando la porta.
«Vengo» si avvicinò a me Filippo. Aprì la porta e prima di richiuderla alle mie spalle sentì Simone urlarci un: "Ci vediamo stasera", facendoci ridacchiare.
Erano tutti pazzi lì dentro.

Voglio solo te//Irama//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora