•Capitolo quindici•

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Le stavo accarezzando il volto, e dire che mi sentivo bene in quel momento con lei sul mio petto era poco. Dormiva beatamente, ed era così dannatamente bella.
Non volevo ancora tenerla in quel posto, sotto lo sguardo spudorato degli altri ragazzi, volevo riportarla in hotel.
«Vuoi le chiavi per riportarla in hotel vero?» mi domandò qualcuno che conoscevo bene davanti a me, leggendomi nel pensiero.
Alzai la testa e sorrisi ad Einar.
Mi capiva sempre in ogni momento. Estrasse le chiavi dalla giacca e me le porse.
«Sta attento, ci tengo a lei... e alla macchina» mi disse sorridendo.

«Non la graffierò tranquillo. A proposito voi come ritornate?» gli chiesi riflettendo.
«Troveremo una soluzione»
«A che ora tornate?»
«Non lo so, bro, è solo mezzanotte, vediamo intorno alle tre o alle quattro» mi rispose ritornando a ballare trascinato in pista da qualcuno.
Mi alzai, facendo attenzione a non svegliarla, la presi in braccio delicatamente e mi diressi verso il parcheggio, cercando con lo sguardo la macchina di Einar. Aprì la portiera e posai la ragazza per poi chiuderla ed entrare dall'altra parte dirigendomi in hotel.
Quando fui arrivato e dopo aver parcheggiato, presi nuovamente Sara in braccio ed entrai nella sua camera chiedendo la chiava elettronica alla reception.
La posai sul letto.

Merda, merda, cosa mi stava combinando? Odiavo ciò che diventavo con lei, mi dava fastidio. Guardai il suo viso, le labbra carnose leggermente aperte, gli occhi grandi e castani chiusi con le lunghe ciglia che proiettavano l'ombra sulle guance, le piccole mani davanti al viso e il suo petto che si muoveva lentamente a ritmo dei suoi respiri.
Sarei stato ore ad ammirarla. Le accarezzai il viso delicatamente come se da un momento all'altro potesse rompersi, le spostai una ciocca di capelli davanti al viso.
Mi sdraiai affianco a lei, di nuovo.
Lo stavo facendo ancora. Per la seconda volta. Di solito condividevo il letto con ragazze per altri scopi, non avevo mai fissato una ragazza senza toccarla nemmeno una volta.

«Cosa mi stai facendo, Sara?» le sussurrai come se lei potesse sentirmi.
Guardai le sue labbra.
Strane sensazioni si impossessarono di me all'interno dello stomaco.
Cazzo, cazzo, non poteva piacermi, nessuna doveva piacermi. Io ero un tipo da una botta e via, non avevo mai avuto relazioni serie è mai le avrò, non ero il tipo. Già non lo ero!
Presi la coperta e la posai sopra il suo gracile corpo.
Mi addormentai con lei tra le mie braccia.

Sentì degli strani rumori nel bagno, aprì gli occhi velocemente e il letto era vuoto. Quanto tempo era passato? Guardai il display del telefono. Le tre del mattino? Era passato così tanto tempo, mi sembravano passati solamente pochi secondi.
Mi diressi correndo verso il bagno fermandomi sulla soglia della porta, e trovai Sara inginocchiata con la testa all'interno del water mentre vomitava perfino l'anima.
«Merda» pronunciai dirigendomi verso di lei. Le presi i capelli portandogli indietro, mi accovacciai dietro di lei posandogli una mano sopra la fronte.
«No... lasciami sola» cercò di dire sussurrando lievemente, mentre tossiva ripetutamente.
«Col cazzo» esclamai non allontanandomi minimamente da lei.

Non l'avrei mai e poi mai lasciata da sola, nonostante il vomito mi avesse sempre fatto schifo. Ma stavolta non m'importava di me, m'importava di lei.
«No, Fil... davvero» sussurrò ancora, cercando di spostarmi con un braccio.
Non mi avrebbe mai e poi mai potuto spostare da lei, era troppo debole ed io troppo forte.
«Non ti lascio qui, da sola» dissi mentre lei buttava fuori per l'ennesima volta tutta quella dannata schifezza.
Non si ribellò e continuò ancora per una decina di minuti. Mi sentivo così male per lei. Non mi piaceva vederla così debole.

Le lasciai ricadere i capelli e mi alzai, quando aveva finalmente finito, si sciacquò la faccia e si lavò i denti, tirai lo scarico e l'aspettai fuori dal bagno.
Uscì con solo indosso una maglia lunga fino alla cosce e un colorito bianco. Si sedette sul letto con la mano sulla testa e le ginocchia che si toccavano fra loro. Mi avvicinai.
«Tu e il tuo cazzo di vizio di esagerare» le dissi guardandola, alzò lo sguardo verso di me e mi fissò.
«Grazie» sussurrò lievemente. Le sorrisi.
«Dovresti riposare» le ordinai. Si sdraiò sul letto ed io accanto a lei.
«Resti con me?» mi domandò.
«Fin quando non ritornano le altre» le risposi, vedendola poi annuire.

Chiuse gli occhi e lo feci anch'io.
Annusai il suo magnifico e dolce profumo.
«Fil?» mi chiamò, costringendomi ad aprire gli occhi e ritrovandomi i suoi color nocciola fissi nei miei.
«Eh?»
«Non... non ero in me quando ti ho baciato» disse piano, arrossendo e abbassando gli occhi.
«Sh, dormi ne parliamo domani»
«No, ora» mi ordinò.
«Ma Sara, sono le tre di notte» replicai assonnato.
«Mi dispiace, non volevo» pronunciò guardandomi demoralizzata.
«Invece si. Lo volevi. Così come lo volevo io» dissi guardandola.
Mi fissò stralunata e confusa, ma non disse niente e chiuse gli occhi.
«Notte, Fil» sussurrò sul mio collo.

Le circondai la vita col mio braccio stringendola a me.
«Buonanotte, bimba» le dissi lasciandole un bacio sulla fronte causandole un sorriso.

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Sentì dei rumori in camera. Ancora? Non ne potevo più.
Aprì gli e vidi la luce accesa. Sara dormiva accoccolata a me. Girai la testa e vidi che le ragazze erano rientrate.
«Fil, sei sveglio?» mi domandò Emma.
Annuì.
Mi alzai controvoglia, cercando di non svegliare la ragazza accanto a me. La coprì e mi voltai verso le ragazze.
«Siete ritornati tardi, come mai?» le chiesi, rimettendomi le scarpe.
«Abbiamo fatto un giro per Roma di notte» mi rispose ancora Emma, Nicole era già crollata sul suo letto così come Carmen.

Mi diressi verso la porta per uscire.
«Fil, grazie per esserti preso cura di lei»
Le sorrisi, aprendo la porta.
«Smettetela di ringraziarmi» dissi sorridendole assonato «buonanotte Emmina» continuai uscendo dalla porta.
Mi diressi verso la mia stanza.
Entrai, Einar era comodamente sdraiato sul mio letto mentre Biondo era in piedi davanti a me.
«Beh, com'è stato il limone?» mi chiese maliziosamente, trattenendo una risata.
«Non poteva andare meglio» gli risposi sorridendo, sentendo poi Einar ridacchiare.
«Tu pensa alla tua cara e dolce Emmina, probstar» dissi riferito a Biondo che sorrise sentendo il suo nome.

Quel ragazzo era proprio cotto. Ogni volta che qualcuno pronunciava il suo nome sorrideva istintivamente.
«Pensavamo dormissi nella stanza delle ragazze» mi disse Einar.
«Pensavate male» pronunciai sbadigliando e buttandomi sul letto affianco a lui.
«È inutile che provi ad imitarmi, il sex symbol freddo rimango solo e soltanto io» esclamò Biondo.
«Se certo, ogni volta che pronunciamo il nome di Emma ti scogli, ma va va» gli dissi causando la risata da parte di Einar affianco a me.
«Senti chi parla» mi canzonò ancora Biondo tirandomi un cuscino. «Sei strafatto di lei, zio» continuò.

Scoppiai a ridere.
«Non ridere, lo abbiamo capito tutti, non riesci a starle lontano neanche per un secondo» riprese Einar.
Li guardai.
Sapevo anch'io che era così, ma come facevo ad ammetterlo se non lo ammettevo neanche a me stesso? Ero troppo complicato per lei, l'avrei solamente rovinata.
«Solo una cosa, Ira» iniziò Biondo.
Lo guardai istigandolo a continuare.
«Se non provi niente per lei, come dici tu, stalle alla larga perché rischi solamente di illuderla, è un consiglio bro, ci tengo a lei e non voglio vederla soffrire, è una minaccia»
Sorrisi.
«Io non illudo nessuno...» in realtà non sapevo cos'altro dire, ero così confuso.
«Ah, Ira» iniziò ancora Einar.
«Prova a farla soffrire e ti stacco i denti davanti, quel coso che ti ritrovi» disse indicando il cavallo dei miei pantaloni. «e puoi dire addio a tutta la sfilza di ragazze che ti porti dietro» concluse Einar con gli occhi chiusi.

«Non è una minaccia» esclamò ancora.
«Voi siete fuori» scoppiai a ridere.
«Dormi sogni tranquilli, bro» disse Einar girandosi dall'altro lato.
«Vattene dal mio letto» cercai di spingerlo ma ormai era troppo tardi, dormiva.
Chiusi gli occhi anche io.
Pensai a lei e al suo bacio.
Quanto ero complicato. Quanto era complicata.
«La tua vita non la farò mai.» sussurrai tra me e me impercettibilmente.

Voglio solo te//Irama//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora