•Capitolo venti•

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Avevo raccontato tutto alle ragazze e in più nella nostra camera, per quella notte, si erano aggiunte anche Lauren e Jessica, che ormai si era integrata sempre di più nel nostro bel gruppo. Erano tutte molto preoccupate per me e alcune piangevano, durante la puntata per la mia quasi eliminazione, che tenere! Le avevo abbracciate calorosamente e ringraziate per tutto quello che avevano fatto per me. Le volevo un gran bene!
Erano tutte molto eccitate, quasi più di me, per la mia uscita con Filippo il giorno dopo e avevano iniziato a darmi consigli su come comportarmi, su come vestirmi e su come truccarmi, ma tanto già sapevo che a tutto questo ci avrebbero pensato loro.

Nessuna si aspettava il comportamento del ragazzo durante la puntata, eravamo tutte molto sconvolte, ma non lo avrei mai ringraziato abbastanza. Se non fosse per lui ora non sarei qua, anche se, a dirla tutta, se avevo cantato da schifo era per il suo atteggiamento del giorno prima che mi aveva fatta demoralizzare sempre più fino a non concentrarmi per nulla sul pezzo.

«Sveglia, sveglia, dobbiamo andare a fare shopping» urlò Nicole, iniziando a scuotere tutte. Ecco, la solita storia. Io che non mi volevo alzare e che mi nascondevo sotto al cuscino assonnata come non mai, e loro, o meglio lei, che cercava in tutti i modi di svegliarmi e, fino alla fine, l'aveva sempre vinta.
Non ci volevo andare a fare shopping, non ne avevo voglia. Si, adoravo comprare roba, ma odiavo quando avevo i minuti contati e dovevo comprare la roba in fretta e furia.
«Forza, forza!» venne a svegliarmi delicatamente Jessica col suo solito sorriso gentile.

Aprì gli occhi, mugolando.
«Non voglio andare a fare shopping» dissi girandomi dall'altro lato.
«Se non ci vieni stasera userai i vestiti di Nicole» esclamò Carmen di rimando.
Quella ragazza sapeva sempre come imbrogliarmi! E tutte sapevano quanto io odiassi i vestiti di Nicole, erano così scomodi, piccoli e troppo sfarzoso per me che mi preferivo con vestiti semplici.
Sbruffai sonoramente, alzandomi dal letto.
«Okay, okay vado a vestirmi»
«Dai, amica, non fare quella faccia, devi essere perfetta per questa sera, in fondo devi uscire con quello strafico di Irama» disse Nicole, facendo ridacchiare le altre.

Mi dava fastidio. Non ero gelosa, mi dava solo fastidio il suo atteggiamento. Strafico, tsk. Potevo pensare o dirlo solo io. Non ero possessiva o gelosa, assolutamente!

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«Finito!» gridò Emma, facendomi voltare, finalmente verso lo specchio.
«Non voglio guardare» dissi piagnucolando con le mani davanti agli occhi.
Avevo paura di quello che avevano combinato sul mio viso. Erano le sette e mezza e dovevo incontrarmi con Filippo alle otto, ed io ero ancora in balia delle onde.
Alla fine avevo scelto un vestito nero leggero e semplice, senza spalline con in vita alcune strane perle argentate e brillantinate. Era davvero carino! Non aveva niente di esagerato ed era il mio stile.

«Chi mi ha truccata?» chiesi senza aprire gli occhi.
«Io e Lauren abbiamo pensato al trucco, mentre Carmen e Jessica ai tuoi capelli. Stai tranquilla Nicole non ti ha toccata minimamente» pronunciò ancora Emma ridacchiando. Tirai un sospiro di sollievo. Menomale, Nicole aveva la mania di esagerare e probabilmente mi avrebbe truccata da vera puttana.
«Già, non mi hanno neanche fatto arricciare una ciocca di capelli» sbruffò Nicole sul letto.
Ridacchiai.

«Però adesso muoviti, è già tardi» mi scosse Lauren, guardando l'orologio.
Aprì prima un occhio e poi l'altro, e rimasi a bocca aperta. Avevo un ombretto argentato chiarissimo, un filo di eye-liner sugli occhi e del mascara, poi un po' di blash e un rossetto nude; i miei capelli erano leggermente mossi e mi piacevano tantissimo.
Ringraziai le ragazze del loro magnifico lavoro e indossai velocemente il vestito, con i tacchi, purtroppo, argentati e una borsa nera.

Alle otto scesi nella hall, dopo le mille raccomandazioni e i duecento consigli delle ragazze.
Vidi Filippo fuori con una sigaretta tra le labbra, quando mi vide mi sorrise e mi guardò dalla testa ai piedi.
«Wow, e io che pensavo di vederti in jeans e maglietta» disse quando mi ritrovai di fronte a lui, che era ancora più sexy del solito. Strano ma vero. Indossava una maglia nera un po' trasparente con delle strisce bianche e i jeans neri strappati al ginocchio e, ovviamente, i suoi soliti orecchini a piuma abbinati all'outfit, ossia neri.

«Vuoi dire che così non ti piaccio?» domandai scherzando inclinando la testa con un sorriso.
«Al contrario. Ma sta attenta, non so fino a quanto i miei ormoni possano resistere» gli diedi un leggero schiaffo sul braccio, facendolo ridacchiare. Andammo verso la sua macchina e prima di entrare una sfilza di ragazze si fermarono a guardarlo e a fargli foto e lui le sorrise facendole un occhiolino. Le fulminai con lo sguardo, prima di entrare in macchina.
«Gelosa?» mi chiese accendendo il motore e guardandomi. Ma come faceva ad accorgersi di tutto quello che facevo?
«Assolutamente no» mentii guardando davanti a me.

«Si certo» ridacchiò, guidando verso una meta sconosciuta.
«Dove andiamo?» cambiai discorso.
«Non cambiare discorso, tanto sai che non ti dirò dove ti porterò e sai anche che non ti credo» continuò ancora.
«Dovresti crederci invece» risposi ancora orgogliosa. Notammo una ragazza, se così si poteva chiamare, alla punta della strada.
Vidi il suo sorriso allargarsi sempre di più.
Dio, quanto era inquietante. Sembrava Joker.
«Vedremo»

Accostò accanto alla ragazza con un micro top e una gonna che le copriva a malapena il sedere. Abbassò il finestrino e subito la tizia infilò la mano dentro la macchina, accarezzando il viso di Filippo. Lurida!
La guardai malissimo. Se solo il mio sguardo potesse incenerire le persone...
«Ehi, quanto ti prendi a notte?» domandò il ragazzo affianco a me sorridendo. Bastardo! Mi dite come si fa a non odiarlo?!
«Dipende da quanto resisti» mugolò gettando uno sguardo sul cavallo dei pantaloni di Filippo.

Volevo saltare fuori dalla macchina e strapparle i capelli uno a uno per poi farglieli mangiare fino all'ultimo.
«Un bel pò, fidati» sorrise con la mano di quella lurida puttana ancora sul suo viso, facendole l'occhiolino. Che schifo! Chissà cosa avrà toccato quella mano, o quella bocca o... bleah!
«Mh, andiamo allora» disse con quella voce da gallina spelacchiata, cercando di aprire la portella che, io con una mossa fulminea, avevo bloccato in tempo.

«Va bene anche a tre?» chiese ancora alla prostituta dietro al finestrino ammiccando a me, gli tirai un pizzicotto al limite della sopportazione. Quest'ultima iniziò a spostare la sua sporca mano sempre più in giù verso la zip dei suoi pantaloni. E no! Può anche bastare. Filippo sembrava abbastanza tranquillo, perché, probabilmente, sapeva che l'avrei fermata in tempo. Stronzo! Ed era così che si voleva fare perdonare?
Okay, ero gelosa e anche tanto! Stavo esplodendo e non me ne fregava più un cazzo del mio stupido orgoglio.

Allungai la mano fino ad arrivare al poggia gomiti al lato del ragazzo, cliccando sul tasto per chiudere il finestrino. La ragazza gridò dal dolore, ritrovandosi il braccio in mezzo al finestrino. Filippo scoppiò a ridere.
«Così ti impari lurida puttana del cazzo» le sputai liberandole poi il braccio e accendendo nuovamente la macchina per far partire quello stronzo che mi ritrovavo accanto.
Continuava a ridere come un malato mentre proseguiva sulla strada.
«Cazzo ridi, coglione» esclamai, trattenendo una risata, dandogli uno schiaffo dietro alla nuca.

«Sapevo che eri gelosa» disse estasiato, sorridendo come un bambino.
«Ma che bella cosa!» rotei gli occhi ironicamente.
Mi guardò con la coda dell'occhio e in meno di due secondi mi ritrovai un suo braccio attorno alla mia spalla avvicinandomi a se per poi darmi un bacio veloce sulla fronte, facendomi spuntare un sorriso involontario.
Erano questi piccoli gesti di lui che mi facevano impazzire.

«Sei talmente bella quando fai così» disse serio guardando la strada davanti a se, mi voltai verso di lui e sorrisi.
«Cosi come?» domandai guardando il suo profilo perfetto, soffermandomi sulla sua mascella.
«Quando sei gelosa di me, mi fai impazzire» pronunciò guardandomi e accennando un sorriso. Divenni subito rossa e spostai lo sguardo sul mio finestrino.
«Sei davvero uno stronzo!» esclamò facendo riferimento all'episodio di pochi minuti fa.
«Me lo dicono in tante» rispose scoppiando a ridere dato il mio sguardo.

Mi soffermai sulla sua risata. Dovrebbe ridere più spesso, Dio santo!
«Quando arriviamo?» domandai.
«Tra poco» rispose girando e prendendo un'altra strada sconosciuta.
Alzai il volume della radio, che fino a pochi minuti fa era basso e dopo due o tre canzoni partì "tornerai da me". Adoravo quella canzone.
«Come fai a conoscerla?» mi chiese vedendomi cantare le sue parole.
«L'ho sentita parecchie volte in radio e l'ho adorata fin da subito» risposi continuando a cantarla. Sorrise e si accodò a me.

Non doveva cambiare mai. Doveva rimanere così sempre. Era davvero adorabile!

Voglio solo te//Irama//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora