•Capitolo diciassette•

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Indossavo quella merda di maglia rossa con la scritta "sfida" in bianco, ogni volta che la guardava mi saliva l'ansia e mille paranoie mi farfugliavano in testa.
E se fossi stata eliminata? E se avrei sbagliato il mio pezzo? E se il mio sfidante era più bravo di me? Non sopportavo più quella pressione, per di più avevo il duetto e quel pezzo nuovo molto complicato. Avrei preferito spararmi.
Ero in sala relax, ed era già venerdì, mancava solo un giorno e l'ansia saliva sempre di più.
Se si potesse morire d'ansia, io sarei già morta.

Sdraiata sul divano a piani, con le cuffie nelle orecchie ripetevo i miei brani, con gli occhi chiusi.
Avevo deciso di tenere in sospeso il mio inedito, perché ero troppo sotto pressione per la sfida di domani, ma la settimana prossima mi ero ripromessa che l'avrei completato. Ci tenevo davvero tanto! Era un pezzo di me e non potevo non metterci tutta me stessa, in fondo era dedicata anche a mio nonno. Al solo pensiero mi rammaricai, ma distolsi subito il pensiero. Non potevo deluderlo, dovevo vincere quella sfida domani e dovevo dare il meglio di me.

A un certo punto non sentì più la musica nelle orecchie, aprì gli occhi di scatto ritrovandomi due splendidi occhi di ghiaccio di fronte a me. Merda!
«Così ti andrà in fumo il cervello» disse sorridendo. Mi allungai per prendere le mie cuffie.
«Ridammele se non vuoi che domani sbagli il duetto o che venga eliminata»
«Se sbagli una sola cosa ti faccio a pezzi, e fidati non verrai eliminata e presto ti toglierai questa schifosa maglia rossa che oltretutto non ti dona» esclamò facendomi corrucciare la fronte.
«Non mi sta così male il rosso» dissi mettendo il broncio con le braccia strette al petto. Ero ancora sdraiata sul divano a piani e lui era accanto alla mia testa.

Ridacchiò vedendo la mia espressione.
«Invece si, sei orribile» gli tirai uno schiaffo sul braccio facendolo ridacchiare ancora di più.
«Smettila» lo minacciai offesa.
«Oh vieni qui» esclamò prendendo la mia testa e portandosela sulle sue gambe. Lo guardai interrogativa.
«Non guardarmi così, ripetiamo insieme questo duetto prima che diventi un ballerino e faccia coppia con Jessica» risi al solo pensiero di lui con leggings aderenti mentre faceva piroette e spaccate. Oddio! Non lo vedevo proprio.

Oggi era stranamente di buon umore, ed era molto raro da lui visto che mi punzecchiava in continuazione, finendo poi per litigare, come sempre.
Ripassammo il duetto insieme e mi fece sentire la sua parte reppata, era davvero splendida! Sapeva scrivere molto bene o ogni volta mi emozionava e mi faceva venire strani brividi lungo tutta la mia schiena.
«Mi piace!» esclamai soddisfatta in fine, sorridendogli.
«Chi io?» domandò con una nota ironica, alzando un sopracciglio. Era estremamente sexy con quell'espressione sul volto. Anzi, mi correggo, lo era sempre!
Scoppiai a ridere.
Mi accarezzò il viso, spostandomi una ciocca di capelli che mi era finita tra le labbra. Sussultai al suo contatto e smisi di ridere fissandolo.
«Non smettere mai» mi disse guardandomi, accarezzandomi il viso con la sua mano grande e tatuata.

Avevo mai detto di amare perdutamente le sue mani?
«Di fare cosa?» chiesi perplessa, incastonando i miei occhi castani nei suoi color ghiaccio.
«Di ridere» il mio stomaco diventò uno zoo in subbuglio, e non ci capì più niente.
Ero pazza di lui!

~~~~

«Ma guarda un po' cosa abbiamo qui» disse Simone prendendo un giornalino da ragazzini da una bancarella della cartoleria.
Ci avvicinammo a lui.
«"Nuovi amori in vista?"» lesse la frase sulla copertina raffiguranti le foto mie e di Irama.
«Oh, ma cosa vedo qui?» domandò sarcastico Einar sfogliando il giornalino, mostrandoci la foto mia e del piumato mentre ci scambiavamo sguardi.
Scossi la testa divertita.
«Da qua» disse Filippo, strappando dalle mani del ragazzo cubano il giornalino, leggendo attentamente l'articolo.

Lo chiuse, sbruffando.
«Tutte cacate» rispose ancora a monosillabi.
«"I due ragazzi, partecipanti alla diciassettesima edizione del contest di Amici di Maria De Filippi, sono stati avvistati insieme spesso. Nonostante i due continuino a smentire l'evidenza..."» lesse Nicole attentamente, causandomi un risolino.
Ma che cazzo stavano dicendo?!
«Ma quale evidenza!» disse Filippo, alzando gli occhi al cielo.
«"Si pensa..."» continuò a leggere Nicole, guardandolo con uno sguardo fulminante e alzando la voce per attirare la sua attenzione «"...che Irama, il cui nome reale è Filippo Maria Fanti, e Sara Moretti stiano segretamente insieme e che nascondano il loro amore agli occhi delle telecamere..."»

A quelle parole scoppiai a ridere contraendomi, stringendo la pancia. Dio, stavo piangendo dalla risate!
«"Nascondano il loro amore agli occhi delle telecamere" oddio» pronunciai ridendo asciugandomi alcune lacrime dal viso.
Stavano dicendo davvero? Ecco il mondo dello spettacolo! Si inventano cazzate sopra cazzate solo per un po' di cash.
«Non sanno che inventarsi. Tsk, siete proprio fuori strada, cari miei, preferisco rimanere single» pronunciò quella frase con tanto odio.

Era diventato come quello di sempre.
Sentì qualcosa rompersi dentro di me. Facevo davvero così schifo? Non capivo. Un minuto prima mi accarezzava sussurrandomi cose dolci e un minuto dopo mi trattava da schifo.
Ma in fondo cosa mi aspettavo da lui?
Lui era così: un ammasso di merda!
L'unica cosa che gli riusciva meglio era buttare merda sugli altri, deriderli davanti a tutti e illuderli. Ero davvero una stupida a pensare che fosse cambiato almeno un pochino da quando lo avevo conosciuto. Ed io mi ero illusa! Avevo creduto in lui, avevo creduto che in fondo in fondo un cuore lo avesse, che provasse dei sentimenti per qualcuno, che anche lui sapeva ridere o piangere. Ma invece no. Non aveva niente di tutto questo e mai lo avrebbe avuto. Mi faceva davvero schifo!
Stupida, stupida, stupida a me che lo avevo fatto entrare nel mio cuore.

Mi allontai dal resto del gruppo proseguendo in silenzio verso l'hotel, mentre il resto dei ragazzi in religioso silenzio mi seguivano lanciando occhiate fulminanti a quel ragazzo che distruggeva tutto con un semplice tocco.
Sentì una mano sul mio polso, mi voltai ed incrociai i suoi occhi. Mi girai continuando a camminare, scostando la sua mano.
«Ascoltami...» iniziò ma subito lo bloccai.
«Ti faccio davvero così schifo?» gli domandai senza neanche guardarlo, con una voce carica d'odio.
«Perché pensi che tra me e te ci possa essere qualcosa?» mi chiese ironicamente.
«In realtà chi lo pensa sei proprio tu. Ciò che pretendo da te è almeno un tantino di rispetto e se non sai darmi nemmeno questo non so come tu faccia ad avere emozioni o sentimenti da inserire, solamente, nelle tue canzoni» mi fermai urlandogli in faccia puntandogli un dito sul petto.

«Io non credo che tu pretenda solo questo da me, tu vuoi qualcos'altro che io non potrò mai darti» mi urlò a denti stretti a un centimetro dal mio viso.
«Vedi è questo il tuo problema, metti in bocca cose che altri non hanno mai detto»
«Tu non lo hai detto, tu lo pensi» pronunciò con gli occhi iniettati di sangue, incrociando le braccia tatuate al petto.
«Abbassa la cresta e fai meno il sicuro di te, e smettila di pensare cose infondate. Sei solo un egocentrico, montato, arrogante e lunatico del cazzo» gli sputai addosso, prima di proseguire per la mia strada.

«Non permetterti mai più di parlarmi così» disse a denti stretti, serrando i pugni facendomi voltare verso di lui a un centimetro dal mio viso.
Sussultai, notando i suoi occhi pieni d'odio.
Simone ed Einar si avvicinarono a noi, ma li fermai.
«Come tu manchi di rispetto a me, anch'io ho il diritto di farlo»
«Cos'è "occhio per occhio, dente per dente"? Ragazzina cresci un po', sei solo un insulsa bambina del cazzo» disse con un sorrisetto allontanandosi da me.
Gli occhi mi si riempirono di lacrime, come poteva umiliarmi e trattarmi così davanti a tutti?

«Se pensi che io domani faccia ancora il duetto con te, te lo scordi, a costo di essere eliminata. Sarà pure un atteggiamento da bambina, ma almeno io ho un cuore, al contrario tuo, che vivi di merda. Non voglio avere più niente a che fare con te. Vai al diavolo, Filippo» gli urlai camminando a passo svelto verso l'hotel.
Non vedevo l'ora di entrare in camera mia, avevo voglia di sfogarmi.

Quando giunsi finalmente in hotel, mi diressi subito in camera mia, con le guance ormai bagnate di lacrime. Ma cosa stavo facendo? Davvero stavo piangendo per un coglione, che non si meritava affatto le mie lacrime?
Entrarono le ragazze e subito si sedettero accanto a me. Avevo voglia di sfogarmi, le raccontai tutto trattenendo le lacrime.
«Che coglione» disse a denti stretti Emma.
«Sara, il duetto dovresti farlo ne va della tua vita, non pensare a lui, ma fallo. Non puoi mandare a monte tutti i tuoi piani per uno stronzo. Canta, fai quel duetto come se lui non ci fosse, come se ci fosse qualcun'altra persone, ma canta, non puoi arrenderti così. Spacca tutto su quel palco domani» mi sussurrò Carmen gesticolando ampiamente facendomi ragionare.
Aveva ragione, non dovevo buttare all'aria tutti i miei piani per uno come lui.

Stavo soffrendo. Per l'ennesima volta. Per lui.

Voglio solo te//Irama//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora