•Capitolo sette•

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«Sei stata fenomenale, Sara. Hai cantato da Dio» disse Grace, dopo che la puntata fu finita e la nostra squadra ebbe vinto. Ero davvero felice.
«Te l'avevo detto che spaccavi» esclamò Emma abbracciandomi, felicissima.
«Grazie mille, ragazze, siete state favolose anche voi»

Ero contentissima di aver cantato quella sera, specialmente quella canzone che adoravo e di aver ottenuto un punto per la mia squadra. Decidemmo così di festeggiare tutti insieme, dopo essere tornati in hotel, in una stanza abbastanza grande da ospitarci tutti, solo alcuni decisero di rimanere nelle loro stanze perché troppo assonnati e stanchi per passare una notte in bianco.
Io decisi di fare uno strappo alla regola, volevo divertirmi almeno quella notte stando con gli altri anche se ero stanca morta, perché ero davvero felice di aver dato il meglio di me sul palco quella sera e volevo ricompensarmi stando con i miei amici e divertendomi.

Decidemmo tutti insieme di andare nella stanza di Biondo, Einar e Irama, che, da quello che avevano detto, era la più spaziosa di tutte. Fortunati loro! Nonostante fossero solamente in tre avevano una stanza enorme, noi, anche se eravamo in quattro, non potevamo lamentarci perché la nostra non era né piccola ne grandissima, era abbastanza grande per quattro persone.
Quando entrammo nella stanza, che era quasi vicino alla nostra, eravamo circa in dodici perché molti decisero di abbandonarci per la stanchezza. Nella stanza c'ero ovviamente io, i padroni della stanza, Emma, Carmen, Grace, Lauren, Nicole, Luca, Daniele e Filippo.
«Bene ragazzi, festeggiamo questa bellissima puntata senza eliminazioni, divertendoci un po'» urlò Simone alzando una bottiglia di qualche strano alcol. Avevo sempre evitato di bere alcol, perché sapevo come andava a finire, da un sorso ne bevevo due, poi tre e la mattina ti ritrovavi di testa sul water a vomitare persino l'anima. Quindi potevo dichiararmi astemia da tutte quelle schifezze. O almeno lo speravo.

Misero la musica e alcuni, tra cui Emma e Simone, iniziarono a ballare a coppia. Quei due erano davvero un bella coppia! E in fondo sapevamo che c'era del tenero tra loro, ma Simone, il sex symbol freddo soprannominato da tutti così, faceva fatica ad esternare i suoi sentimenti, diceva sempre di non averne ma tutti sapevamo che con Emma era tutto diverso, lei, come si può dire, gli faceva sciogliere quel suo cuore di ghiaccio che si ritrovava. Con lei, era un'altra persona, cambiava radicalmente, era davvero tenero!

«Astemia?» mi chiese una voce al mio fianco, facendomi voltare verso quella direzione.
«Già. Vedo che tu non lo sei» risposi a Filippo indicandogli i bicchieri di qualche strano liquido, che aveva in mano. Sorrise.
«Dai forza, Sara, vieni a ballare con me» urlò Einar sorprendendomi da dietro e spingendomi verso il centro della stanza, scatenandosi con me che non avevo idea di cosa fare. Cercai di muovere le braccia come stava facendo lui e muovendo i piedi a tempo. Bene, di certo fare la ballerina non era il mio forte, dato come mi muovevo in pista. Credevo che gli elefanti ballassero meglio di me, e non stavo scherzando! Erano più aggraziati di me, sicuramente.

A un certo punto, qualcosa iniziò a vibrarmi sul retro dei miei pantaloni, sfilai il telefono dalla tasca e notai sul display una chiamata da mia madre. Cosa voleva? Specialmente a quest'ora della notte. Era molto raro che mi chiamasse, specialmente perché sapeva benissimo che non potevo risponderle sempre dato che la maggior parte del tempo lo passavo tra prove e robe varie dove il telefono non si poteva assolutamente usare. Lasciai lì Einar, che era chiaramente ubriaco, di cui non si sarebbe accorto della mia assenza, ed uscì sul balcone dove Irama era intento a fumarsi una sigaretta.

Risposi alla chiamata.
«Mamma, da quanto tempo»
«Ciao tesoro, scusa se ti chiamo a quest'ora della notte, ma immaginavo stessi sveglia e volevo approfittarne per sentire la tua voce e chiederti come stavi» disse mia madre, con una voce abbastanza rattristata.
«Sto benissimo, mamma, tu?» le domandai a mia volta. Esitò un attimo prima di rispondere.
«Anch'io, amore. Mi manchi tanto. Sei stata spettacolare stasera» sorrisi, ma quella sua strana voce mi preoccupava. Forse perché era stanca visto l'orario, o forse perché stava succedendo qualcosa, e questo mi preoccupava parecchio.

«Anche tu. Perché hai quella voce, è successo qualcosa?» domandai seria, attirando l'attenzione di Irama che si voltò verso di me aggrottando le sopracciglia mi avvicinai un pochino di più a lui arrivando quasi alla ringhiera.
«Niente tesoro, tutto a posto» rispose mentendomi. Sapevo che era una bugia, e lei sapeva che così facendo non avrebbe risolto niente, perché scoprivo sempre quando mi mentiva.
«Mamma so che stai mentendo, dimmi cosa è successo» pronunciai scandendo bene le parole.
«Sara, sta tranquilla pensa a realizzare il tuo sogno qui ci pensiamo noi» sussurrò lievemente tirando su col naso. Stava piangendo.
«Dimmi cosa sta succedendo, o lo scoprirò da sola» le ordinai. Mi girai verso la vetrata per vedere i ragazzi. Sentì altri singhiozzi.
«Cosa cazzo è successo?!» le urlai al telefono.
«Il nonno... è in condizioni critiche in ospedale... gli manca davvero poco...» disse scoppiando in un pianto irrefrenabile.
Feci cadere il telefono a terra, rimanendo con lo sguardo fisso sulla vetrata, scioccata. Irama dopo aver sentito il rumore, si girò verso di me preoccupato, chiedendomi cosa fosse successo.

No. Non poteva essere vero. Mio nonno. L'uomo più importante della mia vita stava per lasciarmi e non avrei potuto neanche salutarlo per l'ultima volta. Era un sogno. Ditemi che stavo sognando. Ditemi che non era reale. Ditemi che tutto questo non era reale.
Filippo era di fronte a me, mentre mi scuoteva le spalle chiedendomi cosa fosse successo, ma io ero immobile, scioccata. Piano piano i miei occhi iniziarono a riempirsi di lacrime.
«Porca puttana Sara, cosa cazzo è successo?» mi chiese ancora in preda al panico, prima che io mi fiondassi tra le sue braccia scoppiando in un pianto irrefrenabile.

Mi strinse forte a se, accarezzandomi la testa dolcemente. Iniziai a tremare.
«Non può essere... non è vero» sussurrò tra i lamenti strozzati.
«Mio nonno, non lui...» continuai con il viso nell'incavo del collo del ragazzo, con le piume che mi solleticavano dolcemente la testa.
«Sh, tranquilla. Calmati ora» cercò di consolarmi, continuando ad accarezzarmi la schiena, causandomi brividi, con una mano e con l'altra mi massaggiava dolcemente il collo.
«Vieni entriamo dentro, stai tremando» propose, mettendomi un braccio sopra le spalle accompagnandomi dentro mentre io non davo segno di ripresa.

«Merda, Filippo cosa hai combinato sta volta?» domandarono all'unisono Einar e Simone venendo incontro a noi. Filippo li guardò scioccati.
Se non fosse stato per la situazione, quella scena sarebbe stata davvero comica.
«Non c'entro niente stavolta, ma è meglio che la riaccompagni in stanza, vuole rimanere da sola» anche se non glielo avevo chiesto io era proprio ciò che avrei voluto fare e lo ringraziai sottovoce per quello che stava facendo per me. Le ragazze mi guardavano preoccupate senza sapere cosa fare. Ma non c'era niente da fare. Oramai lo stavo perdendo. E la cosa peggiore era che non lo avrei più rivisto.

Voglio solo te//Irama//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora