Se Thomas pensava di aver ricevuto abbastanza peso psicologico e ansia da starne male... beh; dopo quelle parole si era dovuto ricredere.
Sentiva il petto compresso da una morsa che gli faceva ripetere in testa che ben presto il peggio sarebbe arrivato, che quello era ancora il nulla ed eccetera.Soprattutto perché era stato proprio il cacciatore ad averglielo detto chiaro e tondo.
Non vi voglio annoiare con le sue ansie più che giustificate e intuibili a cosa portassero.Dopo un tempo indefinito Thomas si risvegliò dalla sua trance quando si accorse di avere "freddo" e cercò con lo sguardo attorno a sè la camicia che rimise subito addosso, allacciando i piccoli bottoni in fretta.
Guardò ancora le mura attorno a sè, osservando l'orologio e sbuffando.C'era tanto di quel tempo che non poteva neppure usare per muoversi, se non per la camera e il bagno annesso.
Era vero che poteva pure provare a fare i suoi allenamenti per migliorare le sue abilità di aggrapparsi anche senza artigli, per sua genetica sfortunata.Però... non poteva fare solo quello, era monotono, ed anche perché lo sconnetteva dal resto del mondo; non gli faceva avvertire nient'altro. Ed era una cosa che preferiva fare sapendo di essere totalmente e per tutto il tempo da solo: una volta l'aveva fatto con Ariana che lo guardava e si sentiva così in soggezione che per poco non si era rotto un polso, cadendo.
E poi si immaginava già l'imbarazzo se mai Cassandra o Elizabeth l'avessero visto fare quelle cose... E se mai l'avesse visto Jonathan?!
Sarebbe direttamente morto nell'imbarazzo.
In un modo o nell'altro sarebbe morto sul colpo.Arrossì per l'imbarazzo, immaginandosi in quella situazione.
Sperò con tutto il cuore che non capitasse mai.
Scese dal letto, mentre andava verso la finestra e si sedeva sul piccolo "davanzale" ricavato dal muro; osservando il paesaggio fuori.La casa di Jonathan, abitando in piena campagna, offriva una splendida vista da tutte le parti.
Thomas, dal suo lato, dava su dei campi coltivati di un proprietario di cui intravedeva una grande casa rossa dal tetto arancio sull'orrizonte e, sul lato destro del suo campo visivo, si vedeva la strada da cui era venuto.
Il cielo era di un bell'azzurro con qualche cumulo di nuvole più in là, probabilmente verso la città o solo la sua periferia ad est, se la città era vista dall'alto.Un vento freddo si alzò e scosse i campi di grano lì accanto, facendo ondeggiare le spighe in un unico movimento, come un'onda verde.
Il grano doveva ancora diventare di quel dorato che lo caratterizzava durante l'estate.
Si immaginava che, a luglio o agosto, lì ci fosse un mare intero di giallo-dorato.<Thomas...> esordì gentile Elizabeth, entrando in camera del kitten. Il moro si girò e inclinò la testa di lato notando che la rossa non aveva nulla con sè, se non un oggetto in mano; di colore nero con un punto luce argento o comunque grigio chiaro.
<Devi metterlo. Ordine di Jonathan.> dichiarò senza giri di parole la cameriera, avvicinandosi e il moro capì cosa teneva in mano la ragazza.
Un collarino di pelle nero con una targhetta di colore argenteo, e intravedeva una scritta incisa.
Thomas storse il naso a quell'oggetto.Aveva ancora un pochino di dignità e decenza, e non l'avrebbe persa mettendosi quel coso.
<Non si può evitare?> sospirò sconsolato il moro.
La rossa scosse la testa in negativo e mise di più sotto il naso del ragazzino il collare.<Non voglio metterlo!> fece i capricci il moro, sapendo di stare facendo il bambino.
<Lo so, anche io non vorrei metterlo nei tuoi panni, ma avendo più di te una pallida idea di come è fatto Jonathan... ti consiglio di mettertelo.> fece dolce la rossa, provando a persuaderlo.
Alcuni secondi passarono in silenzio mentre il kitten guardava il muro avanti a sè e non la ragazza.

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Il mio piccoletto
Teen Fiction~Un mondo diverso, dove esistono kittens, esseri metà umani e metà gatti; i quali sono cacciati e, da schiavi, devono soddisfare i desideri del loro padrone, spesso e volentieri... sessuali.~ Thomas è un kitten che vive basandosi sul non farsi cattu...